Eravate abituati a comprare oggetti low cost su piattaforme cinesi di e-commerce come Temu e Shein? Vi piaceva l'idea di entrare in questi siti, consultare ogni giorno decine e decine di nuovi prodotti e riempire i vostri carrelli virtuali di articoli – molti dei quali inutili - come se foste degli sceicchi? Benissimo, allora sappiate che il modo in cui siete abituati a fare shopping online potrebbe presto cambiare. Almeno in termini economici, visto che l'Unione europea sta studiando una stretta per arginare il crescente flusso di pacchi provenienti dai rivenditori asiatici. Il motivo di una simile decisione? Tutelare la concorrenza all'interno del mercato comunitario e le imprese europee. Già, perché gli acquisti fatti su portali come quelli citati – su tutti Temu e Shein, ma non solo loro – hanno mediamente valori molto bassi: quasi sempre inferiori ai 150 euro, soglia oltre la quale scattano controlli e dazi doganali da parte dell'Ue. Ecco, quindi, che allo studio dell'Europa troviamo una tassa sui ricavi delle piattaforme cinesi e una “tariffa di gestione amministrativa” per articolo. Tradotto: cari consumatori, scordatevi – forse - gli articoli a pochi euro...
Il commissario europeo per il commercio, Maros Sefcovic, ha spiegato che quest'anno saranno spediti nell'Ue circa 4 miliardi di pacchi di valore inferiore ai 150 euro, quasi il triplo rispetto al 2022. Il volume elevato, e il fatto che siano al di sotto della soglia per incorrere in dazi doganali, significa che la maggior parte di questi acquisti non viene controllata, determinando un potenziale aumento di importazioni di merci pericolose come i giocattoli tossici. Il vero problema, tuttavia, non coincide solo con questioni di sicurezza, quanto con il modello di business adottato dagli e-commerce cinesi. Inutile ignorare la causa: Bruxelles, ha scritto il Financial Times, teme che player come Temu e Shein possano praticare concorrenza sleale nei confronti dei loro concorrenti europei. I quali, dal canto loro, devono affrontare costi di produzione più elevati per conformarsi agli standard comunitari. La Cina, poi, beneficia anche di costi postali sovvenzionati, il che significa che è conveniente inviare merci economiche via aerea. L'esecutivo dell'Ue, allora, ha già proposto di eliminare la soglia di valore di 150 euro al di sotto della quale i pacchi sono esenti da dazi doganali. Il punto è che questo rischierebbe di mandare in tilt il lavoro dei già impegnatissimi funzionari doganali. Per darvi un'idea di cosa stiamo parlando, sappiate che l'aeroporto Schiphol di Amsterdam e il porto di Rotterdam gestiscono insieme 3,5 milioni di pacchi al giorno, ovvero 40 al secondo. Non è dunque possibile controllare tutto. Tanto più migliaia di pacchi al giorno contenenti ninnoli dal valore di poche decine di euro...
"L'e-commerce sarà una priorità fondamentale del mandato della nuova Commissione, in particolare rafforzando le misure volte a impedire l'ingresso nel mercato dell'UE di prodotti non conformi", spiegano fonti della Commissione europea. E Temu e Shein come hanno risposto? "Supportiamo i cambiamenti di politica che avvantaggiano i consumatori. Crediamo che le politiche eque non influenzeranno le dinamiche commerciali competitive", ha replicato Temu. "Sosteniamo pienamente le riforme che avvantaggiano i consumatori europei e garantiscono una concorrenza trasparente su un piano di parità", ha aggiunto Shein. Nel 2023, l'Unione europea ha importato dalla Cina 2,3 miliardi di articoli che avevano un costo inferiore ai 150 euro. Nel caso in cui la stretta europea dovesse concretizzarsi, cosa succederà allo shopping online? Le eventuali tasse e tariffe potrebbero spingere verso l'alto i costi dei prodotti made in China. Il braccio di ferro è appena iniziato...