Nuova puntata della rubrica curata da Roberto Alessi, giornalista e direttore del settimanale Novella 2000, che analizza per MOW le notizie e le indiscrezioni UP and DOWN che più stanno facendo discutere o che, con ogni probabilità, affolleranno siti e giornali di gossip nei prossimi giorni. Stavolta sotto i riflettori l’addio di Barbara d’Urso a Pomeriggio Cinque, la sfuriata di Pierfrancesco Favino sul Festival del cinema di Venezia, Bradley Cooper e l’antisemitismo e... con “Torna a casa Alessi” il mondo dello spettacolo non ha segreti.
UP
Matteo Paolillo: Mare Fuori dopo il Nord America, venduto in Russia e Corea del Nord
Variety lo aveva annunciato in esclusiva che Mare Fuori “il dramma carcerario ambientato a Napoli diventato un fenomeno di cultura pop in Italia, è stato acquistato dallo streamer statunitense MHz Choice per la diffusione in Nord America”. E ora mi fanno sapere, che anche nella Russia di Putin siano più che interessati a Mare Fuori, e un produttore russo che non ha mai smesso di viaggiare nonostante la guerra mi garantisce che l’affare è già concluso. Il titolo sarebbe lo stesso Mare Fuori (in America è The Sea Beyond) ovviamente in russo (sarà Выход в море), carattere cirillici che qui ricopio con un copia incolla misterioso dal traduttore automatico. Una speranza, che non venga usato il tema del film per denigrare i giovani occidentali. La diffusione di Mare Fuori anche all’estero sarà anche in streaming e ormai si può parlare di pubblico globale, nel vero senso del globo. Le prime stagioni sono state già trasmesse in più di venti paesi, in Scandinavia, Germania, Israele, Sudamerica. Una bella soddisfazione per Cristiana Farina, che l’ha creata nel 2020 e ha curato la sceneggiatura con Maurizio Careddu. Siamo già alla quarta stagione, per ricordare un successo del genere devo arrivare al 1984 con La Priovra. Sarà Matteo Polillo il nuovo Michele Placido? Incrocio le dita per lui.
DOWN
Pierfrancesco Favino: Gli attori italiani non “vendono” all’estero, per i produttori meglio lo straniero
Pierfrancesco Favino s’è infuriato di brutto perché a Venezia, dove lui ha promosso il film che interpreta Il Capitano, gli stranieri sono ancora fermi all’Italia pensando alla pizza e mandolino (ma che giornali legge?). S’è girato anche perché per House of Gucci gli attori non parlavano con accento Made in Italy (il film era in inglese). La goccia che ha fatto traboccare il vaso? Il film sulla Ferrari di Michael Mann con Adam Driver (già interprete di Maurizio Gucci, e questo è troppo?) nel ruolo del Drake, ossia proprio di Enzo Ferrari. «C'è un tema di appropriazione culturale, non si capisce perché non io ma attori di questo livello»,ha detto Favino guardando ai colleghi presenti come Toni Servillo, Adriano Giannini, Valerio Mastandrea, «non sono coinvolti in questo genere di film che invece affidano ad attori stranieri lontani dai protagonisti reali delle storie, a cominciare dall'accento esotico. Se un cubano non può fare un messicano perché un americano può fare un italiano? Solo da noi. Ferrari in altre epoche lo avrebbe fatto Gassman… sembra un atteggiamento di disprezzo nei confronti del sistema italiano». Io sono un fan scatenato di Favino, talmente bravo che potrebbe fare la qualsiasi, ma è anche vero che un produttore ci fa quello che vuole con i suoi soldi, e un attore americano garantisce la resa sicura della vendita del film in tutti i paesi del mondo (il mercato italiano vale solo per il due per cento). In America in passato hanno fatto lavorare tanti attori italiani, ma non sono andati più in là di qualche lavoro (compresa una attrice immensa come Mariangela Melato). Il mercato è quello adattiamoci, in ogni caso se il mandolino ce lo siamo dimenticati, la pizza è eterna.
UP
Anna Clevelant Van Ravenstein: Mi ricordo di Anna neonata e viveva a Stresa con la madre Pat Cleveland
Vedo una pubblicità con la top model Anna Cleveland, 34 anni, e ravanando su Internet scopro che si è sposata (vestita Biagiotti) a Windsor con Jefferson Hack, co-fondatore di Dazed Media. Tra gli invitati, la ex di lui Kate Moss con la figlia Lila, e l’attrice premio Oscar Tilda Swinton. Che impressione, come passa il tempo: mi ricordo di Anna quando aveva pochi mesi e viveva con la madre Pat Cleveland (la top delle top, già dagli anni Settanta, che ha lavorato anche con me per indossare i gioielli di Harry Winston) e del padre fotografo Paul Van Ravenstein (faceva lui le foto per me) quando vivevano sopra Stresa, sul Lago Maggiore. Oggi è una modella internazionale, stranissima, molto somigliante al padre. La madre Pat è la follia creativa in persona: se non fosse stata così folle sarebbe diventata una superstar totale, sapeva fare tutto, recitare, ballare, cantare, drammatica, sensuale, comica, tutto. Mi ricordo che era anche una cuoca strepitosa. Ora credo sia tornata a vivere in America, d’altra parte Pat è il mix di tutto ciò che è americano, nelle sue vene scorre sangue scandinavo da parte di padre musicista, madre afroamericana, artista, ma con antenati nativi d’America, un mix che ne ha fatto un vero fenomeno. Poteva tutto, ma ha scelto anche di diventare mamma, di crescere bene due figli (anche il maschio è bellissimo). Il marito è più giovane di lei, quando lo conobbe lui (olandese) aveva sedici anni. A Lei piaceva: «Torna tra qualche anno, sei troppo piccolo». Lui la prese in parola e più che adulto l’ha sposata. Sono passati quarant’anni. Applausi.
UP
Chiara Francini: Divina creatura, ma non rubare le battute che erano di Alberto Sordi
Chiara Francini le ha tutte: di talento, simpatia, ironia, e (a mio parere) grande bellezza. Leggendo il Corriere della Sera scopro che ha tre alberi di Natale sempre illuminati in casa, sempre pieni di palle tutto l'anno. Anche ad agosto. Il suo compagno Frederick Lundqvist non li regge, ma ormai si è rassegnato: «Stanno lì da undici anni e lì restano. Le lucine fanno parte di me, non le spengo perché sarebbe come spegnere una parte di Chiara Francini». Un uomo paziente così non lo trova più, tanto vale dopo tanti anni sposarlo. «No, perché non voglio estranei in casa». Beh, questa da una originale come lei non me l’aspettavo: ha rubato la battuta di Alberto Sordi, tratta da una intervista: «Non mi sposo perché non mi piace avere gente estranea in casa», diceva Sordi. Però c’è da dire che se si plagia (magari senza volerlo) Chiara si ispira in alto, più che in alto.
DOWN
Bradley Cooper: Non si può accusare un divo di antisemitismo solo perché si mette un naso finto
Gli americani (ovvio non tutti, a partire da Marilyn e Marlon Brando) non mi hanno mai abbagliato, troppo legati al denaro, troppo ipocriti, predicare bene e razzolare malissimo è la loro disciplina migliore, ma ora con questa storia del loro politically correct siamo al magnifico delirio. L’ultima vittima? Bradley Cooper. L’attore, bravissimo (nel cinema gli attori americani rimangono i più grandi, punto), per il ruolo di protagonista del film Maestro, che ha pure diretto, per interpretare meglio la parte di Leonard Bernstein, per assomigliargli di più, si è aggiunto un pezzo di naso al suo perché il Maestro era notoriamente nasone. Ma essendo ebreo (di una famiglia polacca) allora ci hanno ricamato su dicendo che c’era del razzismo nel considerare gli ebrei tutti nasoni (il naso adunco è uno stupidissimo stereotipo antisemita). Il fatto è che Cooper voleva rendere ancora più credibile la sua interpretazione di Bernstein (considerato anche nel film uno dei direttori d’orchestra più grandi di tutti i tempi). Semmai la polemica l’avrebbe potuta fare perché Bernstein era sicuramente più bello e affascinante di Cooper (che nasce da un padre irlandese e da una mamma italiana), che comunque non può certo lamentarsi visto che ha avuto una figlia da Irina Shaik, la bella delle belle.
UP
Saverio Costanzo: Dedicare un film a papa Maurizio è un modo per accarezzare il cuore
Saverio Costanzo alla Mostra del cinema di Venezia ha portato Finalmente l’Alba (in sala dal 14 dicembre) e mi ha quasi commosso che abbia dedicato il film a suo padre Maurizio Costanzo: «Non ho mai parlato di lui, c’è il pubblico e c’è il privato. La dedica è il minimo che potessi fare». Saverio è uno che parla poco, non l’ho mai conosciuto, ma deve essere bravissimo perché suo padre (che ho conosciuto molto bene) era molto, molto orgoglioso di lui e Costanzo non era certo il tipo da osannare un figlio solo per il fatto che era suo, anzi, era troppo intelligente, di talento, per capire che gli avrebbe fatto un danno se non avesse detto la verità. Mi ricordo che Costanzo parlava dei suoi genitori come la perdita più grave di tutta la sua vita, mi fa piacere che Saverio abbia un affetto analogo, tanto da dedicargli il suo film.
UP
Barbara d’Urso: Il bicchiere va visto sempre mezzo pieno… col cuore
Barbara d’Urso non si è persa d’animo. Chiusa una porta (quella di Mediaset visto che al suo posto a Pomeriggio 5 hanno voluto Myrta Merlino per ora con buoni risultati) si apre un portone (si gode gli, nipotina, nuore, amici). Ma dato che non è certo uan che rimane con le mani in mano, e visto che il suo contratto con Mediaset scade a fine anni e quindi deve (credo) rimanere a disposizione si è iscritta a una scuola di inglese. Dove? A Londra naturalmente. Superando la sua nevrotica paura degli aerei (cosa che si impone di superare solo per i lunghi viaggi) ha preso l’aereo ed è iscritta a una scuola di inglese di Londra. A consigliarla nel dove andare e cosa fare il suo amico il Filippo Nardi, conte italo inglese che a Londra ha una madre non solo nobile, ma anche molto accogliente cui la d’Urso può appoggiarsi, se crede, per ogni evenienza. Tradotto: per Barbara il bicchiere va visto sempre mezzo pieno… col cuore.