Ore 12, Hotel Principe di Savoia. Milano. Se non fosse il 6 gennaio, la porta di questo storico albergo la potremmo varcare solamente sborsando cifre che vanno dai quasi 500 euro di una Classic room fino ai 6500 euro di una Imperial executive suite (per notte). Invece ieri, come da tradizione, anche 200 senzatetto della città sono stati ospitati, con tutti gli onori, nell’enorme sala dove ogni anno si svolge la “Befana dei clochard”. Ma cos’è? Una vera pazzia in pieno stile milanese, dove vip e politici, per qualche ora, si trasformano in camerieri per “servire” il pranzo a quelli che, nei precedenti 354 giorni dell’anno, sono gli “invisibili” all’ombra della Madunina. Un’iniziativa dei City Angels, la meritoria associazione che tiene insieme beneficenza e marketing, aiuto del prossimo e manie di protagonismo, raccolte fondi per chi ha più bisogno e la passerella tra fotografi e cameraman che piace tanto ai nostri eletti. Quest’anno anche noi di MOW siamo stati invitati e pensavamo di assistere in disparte per poi raccontare cosa sarebbe successo, ma appena entrato, nel caos di centinaia di persone assiepate nella hall, due addetti degli “angeli della città” mi hanno placcato, spinto al guardaroba e invitato a lasciare la giacca e a indossare la pettorina rosso fiammante di “ausiliario”. Impossibile spiegargli che ero un giornalista, non certo un vip o un politico. Poco male, perché quel lasciapassare mi ha permesso di imbucarmi ovunque, anche dove ai giornalisti non era consentito entrare, come per esempio nel dietro le quinte e nelle cucine. Ecco l’esperienza in una giornata di ordinaria follia in uno degli eventi più curiosi delle festività meneghine.
La confusione dell’ingresso, una volta entrati nel corridodio che divide salone e cucina, non va scemando. Anzi, si aggiunge una strana frenesia. Perché i commensali, 200 senzatetto, sono già a tavola e con una fame che possiamo solo immaginare, mentre noi, che dovremmo servirli, non sappiamo neanche da dove cominciare. I “caschi blu” dei City Angels si affannano a spiegare a vip e politici le modalità del servizio, ma in questa fase tutti sono più interessati alle luci delle telecamere e dei flash che a comprende che cosa li aspetterà in seguito. Così, mentre dalla cucina arrivano i segnali che i piatti stanno per uscire, la massa di volontari in pettorina è accalcata intorno a giornalisti e fotografi che immortaleranno il loro beau geste (per ora solo annunciato) e verrà diffuso da tv, siti e giornali. Nella calca, in serie, ho assistito a: Mario Lavezzi impegnato a firmare autografi su vinili del secolo scorso e addirittura la riproduzione di una chitarra in plexiglass; le Suore Bologna che in bagno prendono in “ostaggio” Naike Rivelli per un selfie in stile Sister Act; Marco Bellavia intento ad aggiustarsi il ciuffo sale e pepe negli ampi specchi dell’hotel; diverse persone mentre si interrogano se quello vestito in stile anni ‘70 fosse Francesco Sarcina (delle Vibrazioni), quando invece si trattava del cantante e compositore Valerio Ziglioli in arte Tao; Omar Pedrini, accompagnato dalla figlia, mentre confabula con Andy dei Bluvertigo (forse su future collaborazioni musicali?); Folco Orselli che scopre come “svuotare” i messaggi dei gruppi whatsapp dopo mesi in cui ha rischiato l’esplosione del cellulare; lo stilista Alviero Martini che, provando a trascinare il gruppo, afferra due caraffe d’acqua e le porta a un tavolo, ma si accorge soltanto in seguito che erano vuote. Anche i politici, dal canto loro, sono apparsi piuttosto sfuggenti verso le mansioni della ristorazione. Il presidente della Regione, Attilio Fontana, fatte le dichiarazioni di rito, evapora per ricomporsi in forma solida al tavolo di clochard per la foto “da copertina”, mentre Mariastella Gelmini, trovato riparo dietro a un angolo della sala, si è mimetizzata per sfuggire al servizio esibendo ampi sorrisi. Insomma, il tutto lasciava presagire un disastro imminente. E invece…
Invece, un po’ come vuole la favola del Natale, non appena i primi piatti stavano per fare capolino dalla cucina, i City Angels ci hanno incalzato bonariamente, posizionandoci in ordinata fila indiana e spingendoci verso i commensali con i piatti in pugno e un percorso guidato. Un po’ come cantava Lucio Dalla in Disperato erotico stomp: se “nel centro di Bologna non si perde neanche un bambino”, con il supporto dei volontari dell’associazione anche questa armata Brancaleone è riuscita a completare un servizio a centinata di persone e senza nessun disguido. I più attivi, giusto segnalarlo, sono stati: la senatrice Giusy Versace, instancabile, che da sola ha compensato le mancanze di tanti altri, e il medico ed ex politico Melania Rizzoli che, oltre al personale attivismo, ha formato una “brigata” alternativa (una sorta di corrente interna). Ok, ma quelli che dovevano essere i protagonisti come hanno vissuto questa esperienza?
Seguendo l’esempio di alcuni politici mi sgancio dal servizio - allontanarsi sorridendo funziona, in fondo è un giorno di festa - e faccio un giro tra i tavoli per capire quali sono le reazioni dei clochard. Non faccio neanche in tempo a entrare in sala e mi ferma Bruno (nome di fantasia) che mi prende di petto: “E tu chi sei? Scusa ma io sono ignorante”. Voleva un selfie, pensando che fossi famoso. Quando gli spiego che sono un giornalista è un po' deluso, però mi abbraccia, mi fa gli auguri, e mi spiega che è senza casa perché è un artista di strada e, di questi tempi, non si guadagna abbastanza con questa attività. Poi si gira e torna a caccia di foto con i vip. Al tavolo di fianco ci sono diversi stranieri, tutti di origine africana. Sono profughi che, in attesa di risolvere le questioni burocratiche, non hanno un tetto sulla testa. Non sembrano particolarmente partecipi all'animazione, e con gli auricolari nelle orecchie non si capisce se preferiscano ascoltare altra musica o proprio “schermarsi” da quella proposta. Poco distante mi imbatto in un’intera famiglia sudamericana con diversi bambini e la mamma che, con un pizzico di imbarazzo, mi mostra qualche tozzo di pane tenuto da parte nella borsa per i prossimi giorni. Il padre ha perso il lavoro, lei deve badare ai figli, e in vista di tempi migliori alternano la strada ai dormitori della città. Beppe Carletti dei Nomadi sale sul palco, intorna Io vagabondo, e dimostra che una canzone-capolavoro come quella scritta da Alberto Salerno e Damiano Dattoli è sempre attuale.
Poi ci sono quelli che, ormai da tanti anni “invisibili”, non ricordano neanche più il perché sono finiti in condizioni di indigenza. Come Giuseppe (nome di fantasia), sulla sessantina e da più di trenta senza fissa dimora. Mi racconta che la fine di una storia d’amore l’ha distrutto, ha usato l’alcol per lenire il proprio dolore e alla fine ha perso tutto, anche la memoria di come ha fatto a finire sotto un ponte. A parte alcuni - come Bruno a caccia di selfie -, la stragrande maggioranza non sembra fare caso a chi li sta servendo, che si tratti di personalità conosciute o meno. Si sono godute questo menù per loro davvero rarissimo (addirittura vegetariano), realizzato dallo chef personale del Principe Alberto di Monaco, Christian Garcia, insieme ad altri due chef stellati come Fabrizio Cadei e Stefano Benedetti, e hanno passato una giornata al caldo mentre fuori piovigginava e il termometro segnava 5 gradi. “I senzatetto sono in crescita, soprattutto tra gli italiani, e si assiste a un incremento ancora più marcato della povertà tra chi, pur avendo una casa, fatica a sbarcare il lunario. È un fenomeno preoccupante e in aumento. Alla politica chiediamo di prestare maggiore attenzione agli ultimi, di stare meno nei palazzi e più sulla strada” ha detto Mario Furlan, fondatore dei City Angels. Verrà ascoltato nei prossimi 12 mesi, anche in assenza di tv e selfie?