La giornalista Francesca Barra e Daniele Capezzone, il direttore editoriale di Libero, sono stati ospiti di Giuseppe Brindisi a Zona Bianca nella puntata del 5 gennaio 2025 dedicata al tema dell’immigrazione e dei legami tra questo fenomeno a la criminalità, a partire dal caso degli insulti in arabo contro l’Italia ripresi in video durante il capodanno a Milano, commentati pubblicamente da vari esponenti politici e diventati un vero caso mediatico. Capezzone ha tenuto la linea dura che già su Libero e sempre nella stessa trasmissione aveva portato avanti, mentre Barra è partita da un caso specifico che la riguarda da vicino, quello del figlio adottivo, Remon, un ragazzo egiziano fuggito dal suo Paese e arrivato in Italia: “Aveva quindici anni quando è arrivato con un barcone dopo uno di quei viaggi della speranza. La scuola ha giocato un ruolo fondamentale per la sua formazione. Oggi si è laureato, lavora, vive con noi a Milano, è un fratello per i nostri figli. Non solo è stato accolto, ma è stato seguito. Quando guardiamo questi drammatici eventi [i crimini commessi da immigrati, ndr] li condanniamo, ma non sono tutti così. E se continuiamo a raccontare che i figli di seconda generazione rischiano tutti di fare quella fine, noi, con questi stereotipi stiamo chiudendo delle porte, stiamo costruendo dei muri”. A Barra, però, risponde subito Capezzone: “Non sono tutti così? E meno male. Però il bravo ragazzo, bene accolto, diventa lui l’eccezione. Ma siamo pazzi? Bisogna condannare chi commette crimini. Reprimere anche. Non puoi dare l’idea della debolezza, di un Paese in cui si può fare qualsiasi cosa”. Capezzone risponde anche a chi sostiene che i ragazzi che commettono crimini siano stati, effettivamente, le vittime di un sistema che chiude loro le porte e qualsiasi possibilità di formarsi. “Chi ha detto che questi non hanno avuto nessuna opportunità? Un ragazzo di seconda generazione, non differisce in nulla da un ragazzo che ha la cittadinanza italiana, può, anzi deve, studiare, può curarsi, può fare tutto; ha solo il passaporto che arriva qualche anno dopo, ok? Allora, per quale ragione noi dobbiamo giustificare che uno in questa situazione vada a palpeggiare delle ragazze, vada a molestarne delle altre, vada a gridare contro la polizia… oh! Poi facciamo il dibattito e si dice che è colpa nostra. Mi fate più paura voi di loro. È tutto un ‘dobbiamo interrogarci, dobbiamo capire’. Eh…”
Capezzone ha poi continuato criticando la presunta difesa, mai fatta in studio in questi termini da nessuno degli interlocutori, della cultura araba: “Che cultura è quella di quaranta maschi che palpeggiano quattro donne? È colpa nostra? non gli abbiamo spiegato bene le cose? Dobbiamo processarci? In questo studio, voi interlocutrici da me adorate [riferendosi a Mirella Serri e Barra, ndr], dinanzi a casi orribili di violenze praticate da maschi nei confronti di donne, avete imbastito un processo a tutti i maschi. Adesso, davanti a quaranta signori magrebini, africani, probabilmente islamici, che palpeggiano in modo osceno quattro ragazze belghe che oggi sono state costrette a denunciare, gran silenzio. È finito il dibattito sul patriarcato, è finito il dibattito sul corpo delle donne. Come funziona? Quando il patriarcato è fatto da un uomo con un colore della pelle diverso, con una religione diversa da quella cristiana, non è patriarcato, scatta l’amnesia? Non siete credibili”. L’ultima battuta spetta però a Barra, che risponde alle accuse di Capezzone: “Condanno qualsiasi tipo di violenza, lungi da me giustificare. Ma, come quando analizziamo alcuni casi di cronaca che riguardano i nostri ragazzi italiani, dobbiamo andare all’origine del problema e trovare una soluzione. La soluzione non è farli passare tutti per dei ragazzi senza speranza da rimandare nel loro Paese, è dare voce anche agli italiani che sono bene integrati e orgogliosi di avere due culture. E questo è fondamentale, perché altrimenti non saremmo una società evoluta”.
Dopo la puntata, l’editorialista di Libero ha condiviso alcune parti del dibattito, concentrando l’attenzione però solo sui suoi interventi. A quel punto, parte del pubblico ha iniziato a commentare il dibattito e in particolare la posizione di Barra, così come assorbita dalle clip pubblicate su X, anche prendendo per buone delle generalizzazioni che Barra stessa ha invece smentito in puntata: “Francesca Barra è una miracolata, totalmente inappropriata” o “invitata solo perché raccomandata” e “Se ci fosse stata sua figlia in Duomo a Capodanno? Oppure non la manda perché lo sa e ha paura? Troppi extracomunitari? Ahhh già dimenticavo voi siete i radical chic! Già! .... la sinistra caviale .. lo fate in posti chic”. A quel punto è Barra che sceglie di intervenire sui suoi canali social: “Invito spesso Daniele Capezzone anche nel nostro programma. Sono sempre stata educatissima con lui e reputo i nostri scambi funzionali ai programmi. C’è un limite però. Mi sveglio e mi ritrovo sommersa da insulti e minacce e capisco il motivo in poco tempo. Prima mette in bocca a me e a don Claudio Burgio a Zona Bianca parole mai pronunciate, stravolgendo il senso della nostra analisi, poi pubblica su Instagram un video di un nostro breve scambio, permettendo però che augurino a me e alle mie figlie di essere stuprate senza il minimo controllo sulle offese. A tutto c’è un limite e lo vedremo in tribunale”. Solo a quel punto Daniele Capezzone scrive pubblicamente rivolgendosi alla sua fanbase e cancellando i commenti, chiedendo pubblicamente di non offendere la giornalista: “Per favore, da questa mattina su X e Instagram c’è un vivace dibattito sulla puntata di ieri di Zona Bianca. La discussione è sempre apprezzata. Ma non le offese o gli insulti verso altri: ne ho letti alcuni spiacevolissimi nei confronti di Francesca Barra. Ciascuno è responsabile di ciò che scrive: le critiche sono sempre ammesse, le offese MAI. Vi prego di essere sempre rispettosi”. Mossa apprezzata segno di “gentilezza e signorilità”, come sostenuto dai suoi lettori, o atto dovuto?