Mentre Unicredit spinge l’acceleratore sulla scalata a Commerzbank, Andrea Orcel non lascia nulla al caso. Come riporta Milano Finanza in un articolo firmato da Luca Gualtieri, poco prima di Natale l’istituto di Piazza Gae Aulenti ha “attivato un grosso pacchetto di prodotti derivati” per consolidare la partecipazione, portandola al 28%. Di questa, solo il 9,5% è in azioni, mentre il restante 18,5% è stato acquisito tramite total return swap.
Ma cosa significa in concreto? “Nei total return swap la banca si rivolge a un intermediario finanziario che è già in possesso delle azioni o che le acquista sul mercato o nelle dark pools dagli investitori istituzionali”. In pratica, Unicredit si è assicurata una fetta consistente di Commerzbank senza acquisirne direttamente il controllo azionario. E ora, per proteggersi da oscillazioni di mercato, ha coinvolto Citi per coprire parte del rischio. La banca statunitense detiene già il 5,1% dei diritti di voto dell’istituto tedesco.
“Orcel aveva già realizzato un'operazione simile con Jefferies per i derivati aperti in autunno con Barclays e Bank of America”, scrive Milano Finanza. Questa strategia, che permette di guadagnare potere senza esporsi troppo, ha messo Unicredit in una posizione di forza in vista del via libera della Bce per il 29,9%, atteso entro marzo.
L’approvazione non è una formalità. La direttiva Crd IV del 2013 impone paletti precisi: “Il consiglio di vigilanza valuta la reputazione della banca compratrice in termini di affidabilità e competenza... e monitora la solidità finanziaria dell’istituto acquirente”. Inoltre, Unicredit dovrà presentare un piano industriale dettagliato che dimostri come la scalata rafforzerà entrambe le banche senza creare tensioni o squilibri.
Nel frattempo, l’iter autorizzativo si muove in parallelo all’offerta pubblica di scambio su Banco Bpm, destinata ad approdare sul tavolo della Bce tra gennaio e febbraio. Se tutto filerà liscio, Unicredit avrà il 29,9% di Commerzbank, una soglia chiave per esercitare un “controllo di fatto”, determinare l’esito delle assemblee straordinarie e bloccare operazioni non gradite.
Con un piede fermo in territorio germanico e l’altro sull’arena domestica, Orcel sta tessendo una tela che potrebbe ridisegnare il panorama bancario europeo. Resta da vedere se la Bce darà il suo benestare, ma una cosa è certa: Unicredit non è mai stata così vicina a diventare l’ago della bilancia nei giochi di potere finanziario tra Italia e Germania.