Il 2025 si preannuncia come l'anno decisivo per il riassetto del settore bancario italiano, con BancoBpm al centro di una complessa partita che coinvolge UniCredit, Mps, Anima e Crédit Agricole. A scriverne è Il Sole 24 Ore, delineando uno scenario da thriller finanziario in cui “entro sei mesi sarà sciolto l’intreccio che ridisegnerà gli equilibri nel credito”.
Andrea Orcel, ceo di UniCredit, ha lanciato un’Ops (Offerta pubblica di scambio) su BancoBpm, puntando a consolidare il proprio dominio. Forte di una capitalizzazione di circa 60 miliardi, UniCredit mira a fagocitare il più piccolo BancoBpm, valutato 10 miliardi pre-Opa. Ma sulla strada di Orcel c’è Giuseppe Castagna, amministratore delegato di BancoBpm, che tenta il colpo di reni con un’Opa su Anima Sgr.
L’obiettivo di Castagna? “Vendere cara la banca” o, meglio ancora, sottrarsi all’abbraccio di UniCredit accrescendo la redditività e rafforzando la posizione di BancoBpm nel risparmio gestito. Come sottolinea Il Sole 24 Ore, la posta in gioco è alta: “Sfuggire all’Ops di UniCredit è l’obiettivo massimo di Castagna”. Ma l’ultima parola spetterà agli azionisti internazionali, tra cui spicca BlackRock con circa il 50% di BancoBpm.
Non solo: Crédit Agricole, che attende il via libera della Bce per salire dal 9,9% al 19,9% del capitale BancoBpm, potrebbe essere l’ago della bilancia. Un’alleanza con Orcel potrebbe spalancare le porte alla fusione, ma “i francesi chiedono adeguate contropartite” e i negoziati sarebbero già in corso.
Il ruolo della Vigilanza Bce, guidata da Claudia Buch, sarà cruciale. La Banca centrale europea si troverà a gestire un “ingorgo di richieste”, tra cui l’autorizzazione all’Opa di BancoBpm su Anima e all’Ops di UniCredit su BancoBpm. In parallelo, l’Antitrust italiano valuterà le implicazioni sulla concorrenza, soprattutto a Verona, dove UniCredit e BancoBpm detengono quote di mercato significative.
E il governo? Il golden power è pronto, anche se l’operazione tra UniCredit e BancoBpm non dovrebbe essere bloccata. Ma attenzione: se Castagna tentasse una fusione con Mps per sfuggire a Orcel, il Mef, che detiene l’11% di Mps, entrerebbe direttamente in gioco.
Infine, gli occhi sono puntati su Francesco Caltagirone e la Delfin della famiglia Del Vecchio, azionisti chiave di Mps, Anima e BancoBpm. Come sottolinea Il Sole 24 Ore, “due grandi partite finanziarie si giocheranno in contemporanea” e potrebbero intrecciarsi più di quanto sembri.