Entriamo dritti, partiamo dal dato fattuale: Fabio Fazio non è stato cacciato via dalla Rai. A Fabio Fazio è scaduto il milionario contratto che lo legava lavorativamente al Servizio Pubblico. Dunque, si è guardato intorno e ha scelto, buon per lui, la migliore offerta su piazza. Migliore offerta che, a quanto pare, è arrivata dal canale Nove. Non sappiamo quanto gli abbia proposto la Rai per, eventualmente, proseguire. C'è un buco di informazione a riguardo che non dovrebbe passare così inosservato. Perché è rilevante. Saperlo equivarrebbe a poter affermare, senza ombra di dubbio, se il santo patrono, il sedicente eroe del pensiero libero che noi tutti avremmo nel cuore, sia stato esiliato per l'ascesa di un certo venticello fascistoide al potere oppure si sia più avidamente fatto due conti in tasca. Le cose cambierebbero, anzichenò. Parecchio. Nessuno ci fa caso perché abbiamo tutti gli occhi pieni di lacrime: l'ultima puntata di Che Tempo Che Fa è andata in onda ieri sera, domenica 28 maggio 2023, commuovendo pure chi ha un Gargoyle al posto del cuore. Tutti, dunque, tranne noi. Sui social c'è perfino chi recapita poesiole all'account di Fazio, costernato dalla perdita ingiusta che gli è toccato subire, da questa fucilazione senza vergogna. E senza vergogna è anche il pacioso conduttore che, con la sua solita aria da parroco di campagna, ringrazia tutti in diretta per gli anni passati insieme. E lo fa anche sui social. Con un retrogusto passivo-aggressivo da manuale. Non è quello che si dice, ma come. E c'è la possibilità che, anche in questo caso, moriremo di storytelling indotto. Pillola rossa o pillola Nove? Per scoprirlo, partiamo dal tweet fissato, hic et nunc, sul profilo di Fazio...
Nel breve ed emozional video, vediamo Fabio Fazio ringraziare bonariamente tutti. Dietro di lui, ma bene in vista, la stampa del "J'accuse...!" di Émile Zola. Ossia un celeberrimo editoriale datato 1898, una lettera al Presidente della Repubblica (fino a "Presidente" si legge anche nel reel) che l'autore francese scrisse in difesa di Alfred Dreyfus, militare condannato ingiustamente per alto tradimento. Questo "J'accuse" ha avuto una tale risonanza nei secoli da essere entrato di buon diritto anche nella nostra lingua, come locuzione che significa su per giù "denuncia pubblica". Senza entrare nel merito dell'affaire d'Oltralpe, uno dei passaggi fondamentali dello scritto di Zola si scaglia contro "i nemici della verità e della giustizia". Alla luce di tutto ciò, siamo proprio sicuri che Fazio in quel video fissato in alto sul profilo stia ringraziando serenamente per i bei tempi andati?
Fazio sta implicitamente denunciando, si sta scagliando con la sua solita attitudine da platessa moribonda contro chi vuole farci ritenere essere responsabile del suo addio "forzato". Fazio ci sta dicendo, in parole povere, d'essere un eroe. Un eroe che ha combattuto, finendo purtroppo per perdere, contro il più temibile dei mostri censori, ossia il Governo Meloni qui accusato pubblicamente di essere, fuor di metafora, "nemico della verità e della giustizia". Sarebbe divertente scoprire, un giorno o l'altro, che il conduttore abbia lasciato la Rai per mere questioni di cachet, vero? Purtroppo o per fortuna, abbiamo idea che tale informazione resterà riservatissima nei secoli dei secoli e amen. Non solo...
Posto che qualsiasi cosa riesca a infastidire Matteo Salvini sia da considerare un regalo all'umanità tutta, ha fatto molto discutere il post social del Ministro contro Fazio e Littizzeto al grido di "Belli, ciao!". Al solito, simpatico quanto una colite notturna, non sarebbe la prima volta che il vil Matteo si appropria di un "successo" non suo. Il nostro, da sempre, soffia dove tira il vento della rabbia e dell'indignazione stomachevole. Altrimenti, lo crea. Tra l'altro, ora che non è diventato Premier, come invece doveva essere nei suoi sogni più selvaggi, è alla costante ricerca di attenzioni per sentirsi sempre e comunque rilevante. E sperare nel futuro. Perché non mostrarsi in brodo di giuggiole per la fine dell'era fabiofaziana in Rai, quasi a lasciar intendere che si tratti di una sorta di vittoria personale? Come lotta, Matteone! Ma questo lo sapevamo già. Al solito, con grande imbarazzo.
Fazio, vedendo la sbottata di Salvini, ha preso la palla al balzo per ergersi davvero a vittima in un gioco al rimpallo che, alla fine, li ha resi entrambi protagonisti del dibattito social delle ultime settimane. Serve sempre un buonista (pardon, un buono) e un cattivo. Ed eccoli qua, Iron Man e Thanos nello scontro finale a suon di tweet passivo-aggressivi al termine del quale Iron Man, in quanto Fazio, si immola in nome della libertà d'espressione e Thanos, in quanto Salvini, gode per aver fatto sparire il 50 % dell'informazione nazionale dal Servizio Pubblico con uno schiocco di dita. Una storia epica, bellissima. Che porta con sé una sola domanda: da quando Fazio farebbe "informazione"?
Fabio Fazio sta al giornalismo d'inchiesta, ma anche solo alla pallida volontà di fare una domanda al prestigioso ospite di turno, tanto quanto la bandiera rainbow sfoderata da Marco Mengoni all'Eurovision alla efficace difesa di un qualunque diritto umano. Un ostentato sussurro che dice, ma anche no, se, dove e quando gli conviene. Se è vero che il conduttore è riuscito a intervistare personaggi straordinari, i contenuti della chiacchierata sono stati rilevanti solo in virtù dell'eventuale generosità dell'ospite. L'impostazione è molto chiara e l'ultima puntata non fa certo eccezione: davanti a Anthony Hopkins, Fazio domanda coraggiosamente cosa gli rispondano gli amici quando li invita a cena perché, eh eh, lui nel '91 ha vinto l'Oscar interpretando il cannibale Hannibal Lecter, popolo di Striscia! Ah no, quello è un altro tg satirico.
Agli italiani piace lo sfarfallio dei grandi nomi, lo sfarzo del prestigio. Che però deve essere sempre educato come una Signorina Buonasera, senza andare mai oltre il pur sorridente coma-vigile. Altrimenti, suona arrogante. Del resto, uno la tv la guarda facendo altro, mica ci si concentra. E allora via all'acqua di rose, all'ammaliante e inutile superfluo che, però, fa grandeur. Pur restando innocuo. Fazio è sempre stato innocuo, a prescindere da come l'attuale narrazione ce lo voglia raccontare o, niente niente, voglia imporci di percepirlo, di vederlo. Ed eccovi qua a scrivere empatiche condoglianze su Twitter per il martire che se ne va, ingiustamente esiliato. Quando l'unica a piangere davvero lacrime amare dovrebbe essere (ed è) la Rai. Non certo per la enorme fetta di libertà d'espressione persa per sempre. Piuttosto, per gli immani introiti pubblicitari che Che Tempo Che Fa riusciva a convogliarle e che, da ora in poi, rischia di non rivedere mai più. L'addio di Fazio è un'operazione commerciale finita male (per il Servizio Pubblico), non l'epica e sfortunata epopea di un eroe dei giorni nostri sacrificato sull'altare della censura fascistoide. Che se davvero Fazio viene considerato baluardo dell'informazione dura e pura nel nostro Paese, è solo perché siamo abituati ad accontentarci di poco, anzi, di pochissimo. Posate i fazzoletti, per cortesia. O vi mandiamo il Gabibbo.