Jacopo Coghe, portavoce dell’associazione Pro Vita & Famiglia, ci dice la sua sul tema dell’aborto, proprio ora che negli Usa è stata data la libertà a ciascuno Stato americano di scegliere come regolamentare il diritto all’interruzione di gravidanza.
Jacopo, mi pare di capire che per te e l’associazione di cui sei portavoce l’aborto sia una pratica terribile e quindi in linea con quegli Stati che, negli Usa, negheranno questo diritto.
La Corte Suprema degli Stati Uniti si è pronunciata sulla costituzionalità di una sentenza del 1973. È stata stralciata questa sentenza, quindi viene rimessa agli Stati la scelta se rendere l’aborto un diritto oppure no. Come? Restringendo, allargando le maglie o negare completamente. Su questo tema ora i singoli governatori decideranno. Questo vuol dire che c’è una parte della popolazione molto consistente che crede in questi valori. Il processo è stato totalmente democratico quindi chi dice che in America sia vietato abortire dice una cosa non vera.
La problematica riguarda il fatto che la maggior parte di questi stati vieterà gli aborti, quindi sorgono anche problematiche come per esempio il turismo abortivo. Molte persone non possono permettersi di andare altrove per abortire.
La regolamentazione serve proprio per andare nel senso di annullare totalmente gli aborti. Io vado ancora oltre, bisogna arrivare a rendere impensabile l’aborto. Significa uccidere una vita umana, questo non è accettabile.
Questo non significa privare della libertà una donna di scegliere cosa fare con il proprio corpo? Pensiamo ai casi in cui i bambini possono nascere con gravi disabilità o gravi condizioni mediche.
Le donne non sono informate su quelle che sono le sindromi post aborto da complicanze sessuali a psicologici, una donna che abortisce non ricorderò mai con gioia quel giorno, al contrario di una donna che partorisce, ricorderà quel giorno con felicità. Poi perché nessuno parla della scelta del bambino? Quell’esserino non lo facciamo scegliere?
Ma quell’esserino di cui tu parli, a quello stadio, non ha capacità di scelta, non è consapevole, non ha coscienza.
Ma chi lo dice? Gli studi dicono che i bambini fin dal concepimento provano emozioni, dolore. Il bambino sente, prova gioia e sofferenza. Dove è il diritto del bambino a nascere e vedere la luce. Quando diventa un essere umano a tutti gli effetti? Chi lo dice?
La legge stabilisce secondo dei criteri però quando si può abortire e perché.
Si la legge dice questo ma non se quello è un essere umano o no. Quindi diventa bambino alla dodicesima settimana e prima no?
E una donna, caso limite, che viene stuprata che scopre di essere incinta? Anche qui non può scegliere?
Sono casi limite, poi cosa facciamo, aggiungiamo una sofferenza a un'altra sofferenza? Chi dà la possibilità di scegliere al bambino? Allora anche un bambino a due mesi di vita non ha capacità di scelta e di ragionare. Fino a cinque o sei anni non sono capaci di fare scelte razionali. Non possono votare, non possono guidare e altre cose. In alcuni Stati si sta tentando di legiferare per ottenere anche l’aborto post nascita. Questo sarà il passo successivo perché è li che si vuole arrivare inevitabilmente.
Ma cosa c’entra, sono due cose totalmente diverse il diritto di voto e quello di guidare con il diritto di un feto al suo stadio iniziale della gravidanza che è solo cellule senza raziocinio. Poi quello di cui parli tu, (aborto post nascita) attualmente, si chiama figlicidio e la legge già disciplina queste casistiche inserendole nel novero dei reati penali.
È una questione di essere umano, non di coscienza o non coscienza. Facciamoci una domanda, perché un medico ginecologo che studia per sei anni per far nascere bambini fa l’obiettore di coscienza? L’aborto della donna riguarda anche un altro essere umano indipendente, con un suo codice genetico a parte.
Quindi una famiglia che vive in condizioni economico-sociali degradanti che fa? Partorisce, momento che tu prima hai definito il più bello della vita di una donna, e poi se lo fanno portare via dai servizi sociali perché non possono mantenerlo?
Dove è lo Stato? Questa è la domanda, dove è lo Stato che aiuta queste persone?
Allora perché non poni la stessa domanda nei riguardi di quelle persone come Fabio Ridolfi che è stato oltre 20 anni tetraplegico e immobile ed è stato lascito morire di fame? Dov'era lo Stato per alleviare quel dolore e lasciarlo libero di morire?
Lo Stato ha il dovere di somministrate le cure e non la morte. Quando lo Stato decide che un cittadino può essere ucciso allora è il fallimento dello Stato, perché non è in grado di dare risposte concrete alle persone malate.
E invece per quanto riguarda il numero verde con scritto “numero verde anti gender” sul vostro sito? Che cosa è? Vi chiamano e andate a manganellare i pro-gender in stile notte dei lunghi coltelli?
No (ride, ndr), molto semplicemente raccogliamo le segnalazioni da parte di quelle famiglie che nelle scuole dove mandano i propri figli si trova materiale o corsi che spiegano e invitano i ragazzi alla fluidità di genere. Noi a quel punto diamo tutte le informazioni ai genitori su quali sono i loro diritti e se non state rispettate tutte le regolamentazioni del caso.
Io sono sincero la trovo in parte una follia. Sicuramente c’è bisogno di una figura che sia specializzata e sappia parlare ai bambini.
I genitori non tanto, molti ci chiamano perché non vogliono che venga fatto il lavaggio del cervello ai propri figli quindi non mi pare una cosa folle. Ci scrivono perché magari viene spiegato a scuola cos’è la masturbazione o il rapporto anale a bambini di dieci anni.
Ma non mi pare che la masturbazione sia una cosa così grave, un tabù, oggi già a sette-otto anni sanno già molte cose attraverso Internet, forse l’educazione sessuale è importante per prevenire tante cose e insegnare loro, ad esempio, a difendersi dalle malattie sessualmente trasmissibili. Ti segnalo che la gran parte delle malattie legate al sesso oggi derivano da generazioni che il sesso lo hanno conosciuto nel modo sbagliato proprio perché nessuno gliene ha parlato.
Non è dovere della scuola, lo facciano i genitori. A scuola questa cosa non va insegnata, non bisogna fare il lavaggio del cervello. A partire dalle elementari fino al liceo. I genitori sono i primi a dover insegnare l’affettività e la sessualità ai propri figli.
Nell’associazione di cui sei portavoce le famiglie insegano il sesso ai loro figli?
Non sono problemi dell’associazione, non faccio un test alle famiglie chiedendo cosa insegnano ai propri figli. Quando saranno maggiorenni decideranno loro cosa fare. Ci manca solo l’educazione sessuale ai nostri figli. Chissà dove andremo a finire.
Di seguito la puntata di BlackList x MOW con anche l'intervista al presidente dei Navigator Matteo Diomedi.