L’autopsia giudiziaria, comunemente semplicemente autopsia, è una procedura di indagine medico legale, che viene ordinata dal Pubblico Ministero, quando c’è il sospetto che la morte della persona sia conseguenza di un atto illecito. Può essere richiesta dai parenti e finanche dal medico di famiglia della vittima, ma, in caso di possibile reato, può essere realizzata solo se concessa ed autorizzata dall’Autorità Giudiziaria. Questo perché il defunto è tutelato dalla legge italiana in base all’importanza che mantiene, anche da morto, per i vivi quale destinatario di sentimenti di compassione; i diritti come soggetto giuridico, invece, terminano con la fine della vita. Il cadavere, dopo le opportune rilevazioni sul posto, viene prelevato dal luogo del presunto illecito, viene trasferito presso la struttura deputata alla conservazione, inserito, passate le ventiquattro ore canoniche, nella cella frigorifera per evitarne la decomposizione, in attesa di essere nuovamente cacciato qualche ora prima dell’effettuazione dell’autopsia. Le sale autoptiche, sono quindi i luoghi dove si svolgono i prelievi, le analisi, le indagini e le sezioni sui cadaveri protagonisti di casi meritevoli di approfondimenti, secondo la Procura. Spesso queste sale coincidono, per motivi di spazio, con le camere mortuarie ospedaliere, dove si accumulano i cadaveri in attesa di essere consegnati alle famiglie di appartenenza. Essendo posti dove si effettuano esami delicati e che determineranno le decisioni del giudice, nell’idea comune, sono luoghi asettici dove regna l’ordine, la disciplina e la precisione. Niente di più falso. Nella realtà i cadaveri vengono aperti ed indagati in posti ai limiti della decenza; fanno rara eccezione, le sale di grandi istituzioni e strutture sanitarie nazionali, unici posti dove si ritrova la tecnologia e la strumentazione che sarebbero però necessarie in tutti i posti dove si compie una indagine autoptica. Le sale settorie non sono per niente sterili e non fa eccezione neanche la strumentazione che si utilizza direttamente sul corpo per apertura ed asportazione degli organi. In molti casi, si rivelano dei veri e propri magazzini. Che si tratti di ospedali o strutture universitarie, le camere sono posizionate in piani interrati, in locali privi di intonaco e mattonelle, raramente sottoposti anche alla pulizia ordinaria. Questi locali a volte vengono utilizzati pure da deposito degli effetti personali, non ritirati, quali scarpe, vestiti e bagagli se il deceduto era al momento della morte ricoverato nella struttura dove avviene l’autopsia.

Anche la strumentazione che si ritrova in queste strutture è molto lontana dall’immaginario comune: per la pulizia dei tavoli di autopsia ed anche della salma, sono usate le classiche spugnette gialle e verdi utilizzate per lavare i piatti; dove si rende necessaria una azione più ostica, viene utilizzata la tradizionale spugna retina in acciaio; come guanti, i tipici guanti in lattice/silicone a gomito per la pulizia della casa anche questi molto presenti nelle case italiane. La meraviglia e l’indignazione suscitate nell’opinione pubblica, dalle foto della sala settoria in cui si è effettuata l’autopsia di Chiara Poggi, che mostrano disordine e scarsa attenzione alle possibili contaminazioni, non ha per nulla sorpreso gli addetti ai lavori abituati anzi a lavorare in situazioni ben peggiori. È perfettamente nell’ordine delle cose quindi che si sia ritrovato sulla garza utilizzata per l’effettuazione del tampone orale al cadavere di Chiara Poggi, il DNA dell’infermiere che aiutò il medico legale nell’autopsia, cosi come è possibile che si ritrovi, come si ipotizza, sulle stesse garze il materiale genetico di chi fece le foto in sala autoptica o di altri assistenti entrati in sala anche solo per pochi minuti. La realizzazione dell’autopsia non è infatti un sistema chiuso, quindi durante la realizzazione, possono liberamente entrare svariati sanitari e parasanitari anche solo per comunicare qualcosa o salutare i colleghi che stanno operando la sezione. Nonostante la prevenzione delle contaminazioni sia fondamentale per garantire l'integrità e l'affidabilità dei risultati di un'autopsia, tale attività è praticamente lasciata alla sola buona volontà e capacità dei medici che effettuano l’esame in condizioni frequentemente ai limiti della praticabilità. Ma le gravi conseguenze quali anche le condanne di innocenti per diagnosi errate, risultati forensi non affidabili ed errori nelle cause della morte, nonostante l’impegno, i soli sanitari spesso non riescono a fare si che non avvengano. I troppi errori ed la troppa influenza riconosciuta a dati poco chiari e dubbi, dimostrano che chi giudica, decidendo il destino delle persone e delle loro famiglie, non è consapevole di questa situazione.
