Michele Santoro, parte seconda. Sì, perché dopo il successo (a suo dire) dell’evento teatrale “Pace proibita”, il settantenne ex conduttore narciso-maoista della Tv, parlando da sorta di leader politico del movimento pacifista (o magari del Movimento 5 Stelle?) non solo ha deciso di fare un’altra serata sullo stesso tema, ma ha anche accusato la Rai di non rispettare “i termini di servizio” se non manderà in onda il suo spettacolo propagandistico. Da Michele Santoro, che sostiene di aver “tolto il bavaglio alla pace”, non ci si poteva aspettare altro, quindi nessuna sorpresa: abituato com’è all’occupazione dello spazio pubblico, forse oggi sarebbe pronto a prenderselo manu militari, nello stile putiniano che ormai ci è divenuto familiare?
Confessiamo che negli ultimi tempi, con la guerra russa contro l’Ucraina che si avvicina al terzo mese, stiamo facendo vere scorpacciate di talk-show televisivi, in cui si ripetono, rimbalzano, si rimpallano le diverse posizioni in modo talmente ossessivo e prevedibile (fra putiniani, filorussi, antiamericani, antiatlantisti cospirazionisti, antiucraini perché Zelensky sta sul ca**o, ipocriti equidistanti, atlantisti convinti eccetera) da averci condotti ormai verso una crisi di rigetto. Questi talk-show vanno sempre peggiorando, e spesso commettono l’errore classico di alimentare la propaganda neoimperialista della Russia in un modo che può apparire ingenuo ma è molto interessato – per forza di cose – all’audience e all’influenza emotiva sugli spettatori. Cerchiamo quindi di enucleare i problemi degli antiatlantisti e antiamericani per “stato dell’anima”, sia quelli in stile Michele Santoro sia tutti gli altri.
Uno. Michele Santoro è indignato soprattutto per la disonestà della nostra “informazione mainstream”, perché i media offrirebbero una “narrazione a senso unico” per criminalizzare il comportamento di Vladimir Putin senza valorizzare minimamente le sue ragioni storiche, politiche, strategiche e blablabla. Una delle cose che lo fanno più incazzare, sulla quale non riesce a darsi pace è questa: quando Putin ha iniziato l’invasione, i nostri media hanno mostrato il popolo ucraino che si preparava a combattere il nemico a mani nude, fabbricando bottiglie molotov da lanciare contro i carrarmati e addestrandosi all’uso del fucile. Ma la realtà si è rivelata diversa: in realtà questi usano armi vere, quelle sofisticate fornite dall’Occidente, perfino i missili, dunque ci hanno ingannati, non hanno mantenuto la promessa, non si stanno difendendo con le pietre e i bastoni! Quindi l’Ucraina e l’Occidente sono malfidi, ci hanno raccontato balle, e perfino le accuse di nazismo non sono infondate.
Due. Regalare spazio pubblico alla propaganda russa, come stanno facendo molti talk-show, è una cosa dannosissima, per il semplice fatto che il regime di Putin usa proprio questa disinformazione come arma di guerra, e non da oggi. Ma qui da noi, se non si dà voce ai finti giornalisti e agli agitatori del Cremlino si viene accusati di censura, perche non si ascolterebbe “l’altra campana”: un pretesto sempre gradito da estremisti di destra e di sinistra per evitare di occuparsi della guerra e dei massacri di Putin, rovesciando le responsabilità su chi viene aggredito (a proposito, care femministe: vi ricorda qualcosa?).
Tre. La censura del regime putiniano è talmente feroce da rasentare l’efficacia assoluta. E la propaganda di Stato ha inculcato alla maggioranza dei cittadini russi quanto segue: la Russia ha un ruolo messianico, la storia nazionale è ammantata da un velo mitico e mistico in cui il “popolo eletto” ha la missione di allargare la propria civiltà negli spazi vitali, che sono circondati da nazioni anti-russe. Va da sé che l’Ucraina in particolare è considerata una non-nazione da riassimilare subito nello spazio ex sovietico. Da qui la nota sindrome da accerchiamento permanente e la convinzione di essere sotto una minaccia esistenziale, con la gigantesca balla dell’attacco preventivo per evitare di essere invasi dall’Ucraina sponsorizzata dalla Nato.
Quattro. La propaganda russa di Stato ha prodotto in questo modo una sorta di realtà alternativa – come quella dei libri fantasy – in cui finiscono per vivere tutti, regime compreso. Così, il delirio di onnipotenza porta a sopravvalutare la propria potenza militare e a sottovalutare quella altrui, senza nemmeno tener conto delle profonde motivazioni di un popolo aggredito. Di conseguenza: i soldati russi vengono mostrati mentre “liberano” dal “governo nazista” di Kiev e distribuiscono generi di conforto; l’esercito ucraino ha sterminato la popolazione del Donbass in un progetto genocida che vuole negare l’identità russa; le città distrutte dai bombardamenti sono opera degli ucraini stessi, al fine principale di screditare e criminalizzare il liberatore russo; allo stesso modo, i cadaveri dei civili per le strade non sono che messe in scena orchestrate dal presidente Zelensky che è un attore; l’avanzata delle truppe russe procede secondo i piani, in quanto la direzione delle operazioni è priva di errori o cedimenti; quando i battaglioni vengono respinti sono sempre ritirate volontarie; l’incrociatore Moskva è affondato da solo, per carità, mica penserete che sia stata l’abilità degli ucraini nell’usare le armi; il famoso teatro di Mariupol è stato bombardato dal battaglione Azov, mentre nel famoso ospedale pediatrico c’erano pazienti usati come scudi umani per mascherare un laboratorio biologico militare. Naturalmente, i sotterranei dell’acciaieria Azovstal vanno disinfestati dai nazisti di Azov e dai fiancheggiatori Nato, nonché dai chimici che là sotto lavorano per produrre armi di distruzione di massa.
Qui ci fermiamo e concludiamo. Caro Michele Santoro, innanzitutto vogliamo rassicurarti: il famigerato battaglione Azov, che odi al punto da perdere il sonno, probabilmente verrà eliminato. I russi stanno per prenderselo come insieme di prigionieri da poter scambiare, ma (visto che della parola russa non ci si può fidare mai) la Duma intende approvare subito una specie di decreto che li considererà criminali di guerra da giustiziare senza indugio. Quindi, almeno per questo, puoi metterti tranquillo. Ma ricorda: per quanto possa essere eccitante vedere un pubblico che corre in teatro a vederti, resta l’assurdità di doverti pagare per ottenere una propaganda di stampo putiniano, come quella che ci viene rovesciata addosso quasi ogni giorno e che nel nostro Paese è infiltrata già da anni.