Dal virus alle bombe, dagli ospedali alle città, con la costante della morte, che diventa però violenta e ben visibile. In questo periodo la guerra ha sostituito la pandemia anche nella narrazione e nella programmazione televisiva. Abbiamo interpellato il massmediologo Klaus Davi per capire come si stiano comportando a parer suo i vari protagonisti del piccolo schermo.
Klaus, che ne pensi del caso Giletti, criticato per la sua conduzione dall’Ucraina?
Io ritengo che il fatto che i giornalisti vadano sui posti sia positivo e che conferisca credibilità. Poi c’è un calo di share generalizzato sulla guerra, questo già da due settimane: però è una guerra talmente epocale e talmente biblica da non poter essere ignorata dai giornalisti, considerando che tra l’altro non è esclusa l’opzione nucleare. Adesso i tg sono occupati per due terzi dalla guerra, poi c’è un po’ di pandemia e poi via, quindi il conflitto rimane comunque centrale, perché non sappiamo dove ci porterà e tra l’altro ce l’abbiamo in casa, quindi posso capire l’entità della copertura.
Mentana? È tutti i giorni in tv ormai da quasi un mese e mezzo…
Mentana è il re della televisione. Ha inventato un genere, ci mette la faccia. Lui c’è tutti i giorni ma ha anche i suoi inviati, la Mannocchi e gli altri. Mentana ha fatto una scelta per cui ha cambiato il registro della sua maratona. Anche questa scelta io la capisco, perché può capitare qualcosa in qualsiasi momento, purtroppo, in questa guerra. Quindi in questa presenza costante non vedo negatività, anzi. Vedo che il tema è talmente importante che il direttore ci mette la faccia.
Sempre in televisione con Mentana c’è anche l’esperto di geopolitica Dario Fabbri, volto nuovo per il grande pubblico. Funziona?
Assolutamente sì, mi piace tantissimo. A volte è un filino macho, “machista”, con pochi dubbi, uomo che non deve chiedere mai… Però ha una padronanza della materia ammirevole e anche una bellissima espressività. Sorride poco, però c’è poco da ridere. Si combina bene con la Mannocchi che è più introspettiva e più analitica. Nel complesso l’accoppiata è molto calzante.
Sul discorso Orsini? Che idea ti sei fatto?
Che secondo me bisogna dare spazio a tutti ed è stato scorretto non pagarlo per andare in Rai. È un professore universitario e per lui andare in televisione è un lavoro: perché non bisogna pagarlo, che discorsi sono? Va in tv a dare un know how, perché non lo devono pagare? La smettiamo col cattocomunismo? Io non la penso come Orsini, anzi, all’opposto, ma qual è il problema? Ci mette in crisi il professor Orsini? Deve avere il diritto di parlare e di essere pagato e in questo senso difendo Bianca Berlinguer. La gente va pagata per queste ospitate. Lui è un professore della Luiss, ma come tanti altri: i generali, gli strateghi militari.
E i virologi?
I virologi è un po’ diverso perché sono medici, però un virologo che fa tutti i giorni a fare il consulente in tv pure lui deve essere pagato. Tutti devono essere pagati. Se poi uno non vuole essere pagato lo rispetto, ma queste sono scelte, non obblighi. Ma che uno debba andare per sei o dodici puntate da Bianca Berlinguer senza essere pagato è una follia.
Santoro? Da Formigli ha dato battaglia…
Santoro manca. Comunque la si pensi, Santoro manca. Santoro drammatizzava il racconto e si sa che ha il suo stile, che ha una tesi e porta avanti la sua tesi, però alla televisione manca e se veramente La7 riesce a fare qualcosa con lui ne guadagnerà. Poi su quello che ha detto non concordo assolutamente, però Santoro ci vorrebbe.
Secondo te perché Santoro da tempo non ha un programma o comunque delle ospitate regolari?
Perché Santoro faceva e farebbe una televisione giudicata troppo fuori dagli schemi rispetto al registro narrativo del governo Draghi e comunque di un governo tecnico. Si pensa che Santoro stonerebbe con questa narrazione, invece secondo me una voce in più arricchisce il dibattito. E da quello che so La7 con lui è a buon punto, quindi ben venga. D’altra parte a Piazzapulita ha fatto il 7% di share. Non è che abbia fatto bruscolini.
Come valuti la copertura televisiva della guerra? Chi sta facendo meglio, chi peggio?
A me piace molto la programmazione Sky, che con il direttore Giuseppe De Bellis è sempre molto ben fatta e molto posata… Il contrario di Santoro sotto quest’ultimo aspetto, ma non per questo meno efficace. Nel dibattito molto spazio a conduttrici donne, molto brave. Giuseppe Brindisi su Rete 4 sta facendo bene con Zona Bianca, nonostante abbia contro un osso duro come Giletti e il suo Non è l’arena. Tutta Rete 4 con la guerra ha capitalizzato un lavoro fatto negli ultimi anni sull’informazione. A me piace anche che Monica Maggioni sulla Rai abbia personalizzato il Tg1, perché Monica Maggioni è la narrazione e il racconto della guerra. Lei viene da là, e quindi l’ho trovato positivo. Nel complesso come utente mi dichiaro soddisfatto dall’offerta informativa. Poi ci sono sbavature, ci sono errori, ma chi non fa errori.
E che dire del proliferare di scontri in studio o in collegamento tra ucraine e russe più o meno competenti o loro omologhi maschili?
È fisiologico per i programmi che vivono di contrapposizioni. Molto radicali, a volte molto guelfi e ghibellini, però non mi sento di criminalizzare i programmi. C’è una guerra e devono tradurla plasticamente.