Non riesco minimamente a capire la polemica che si è creata attorno al caso di Lorenzo Carbone, l'uomo che ha ucciso la madre 80enne, e che ha confessato l'omicidio davanti alle telecamere di Pomeriggio Cinque nella puntata di lunedì 23 settembre. Un giornalista si trova su un luogo in cui è venuto un fatto di cronaca gravissimo, vede la notizia, riesce a fare un’intervista istantanea alla persona che gli si pone di fronte e questo confessa di essere l’assassino. Perché tutti parlano di pornografia dell’informazione o di televisione del dolore? Addirittura, qualcuno ha pensato e ha detto che ci potesse essere un intralcio alle indagini, mentre quello che mi sento di dire io è che Fabio Giuffrida, il giornalista, ha fatto un ottimo lavoro ed è stato anche bravo a non farsi prendere dall’emozione, perché è giovane, si vede ed era facile andare in bomba. Ma questo non gli è successo e Canale 5 ha deciso di trasmettere il servizio che, da come viene raccontato, non era in diretta bensì registrato. Non capisco la polemica e nemmeno su che cosa si regge questa stessa polemica.
Che cosa doveva fare? Fare l’intervista e non pubblicarla? Doveva essere censore per il loro pubblico in nome di che cosa poi? Il lavoro del giornalista è quello di prendere notizie e portarle, fare servizi e presentarli, scrivere e registrare interviste per poi fornirle al loro pubblico, ai loro lettori e teleascoltatori. Per cui faccio i complimenti a Giuffrida, che è stato bravo e ha avuto sicuramente molta molta fortuna. Si è trovato nel posto giusto al momento giusto. Ma c’è anche un’altra osservazione da fare: alla fine il matricida ha fatto a tutti noi una certa pena e spero che questo sentimento non sia mal riposto, ma non si tratta di televisione dell’orrore in questo caso sia ben chiaro.