“The show must go on è un mantra del nostro mondo ma è anche una promessa”. Myrta Merlino salutava così i telespettatori de L’aria che tira su La7. Un addio durato dodici anni. La sobrietà dei programmi su La7, la sua voce calma e i suoi modi gentili durante le interviste. Un modello per un nuovo Pomeriggio 5? È la scommessa di Pier Silvio Berlusconi che ha scelto di sostituire Barbara D’Urso con una donna associata a temi più pesanti e a talk show con un taglio meno circense. Nonostante lo spot di Canale 5 mostrata una Merlino tanto cangiante quanto chi l’ha preceduta in quello studio, per giudicare abbiamo dovuto aspettare la fine dell’estate e l’inizio della nuova stagione. Bene, quel momento è arrivato. Myrta Merlino salpa lunedì 4 settembre su Canale 5 a bordo di una nave che ha imbarcato acqua e alcuni personaggi “eccentrici” nel corso di questi anni ma che promette una virata decisa e radicale a favore di altri lidi. Myrta ce l’ha fatta?
Un minuto netto per mostrare le immagini di mamma orsa Amarena e i cuccioli che si arrampicano. Si anticipa: più tardi ci ricollegheremo. Poi subito si cambia. Lo stupro di Palermo è il primo vero tema. Gli ospiti sono Rita Dalla Chiesa e Maria Corbi de La Stampa. Trenta secondi, saluti due applausi, grazie e arrivederci. Si passa a Giulia Tramontano. Lui avvelenava lei per avvelenare il figlio in grembo. Merlino dice perché sperava di fuggire dalla paternità. Parte il servizio su Alessandro Impagnatiello e la ricostruzione dei fatti. Ed è subito Tg. Stesso ritmo, con qualche intarsio del vecchio Pomeriggio 5 (per esempio l’animazione di chat WhatsApp) e la solita colonna sonora da Quart Grado. La foto dell’abbraccio tra Giulia e l’altra donna di Impagnatiello è segno di solidarietà, riconoscono tutti, ma non si riesce ad andare oltre. Poi Myrta dà la parola all’inviata a Senago per la versione del capitano dei Carabinieri. Due battute di Rita Dalla Chiesa con la verve di un orso che si risveglia dal letargo. Myrta Merlino è Barbara D’Urso. Nihil sub sole novi, se prima ci aveva abituato a un giornalismo in terza persona, che partiva dalla cronaca in modo neutrale per discutere con gli ospiti, ora le cose le sai lei, in esclusiva. Si torna così allo stupro di Palermo con l’audio che la vittima, Francesca, ha mandato a Myrta. Un commento telegrafico di Corbi (la malattia femminile di voler tutelare gli amici nonostante quanto accaduto; in riferimento alla volontà iniziale di Francesca di non denunciare per non mettere in difficoltà l’amico che l’ha attirata nella trappola). Poi un’altra diretta, stavolta da Palermo. Sono le 17:23, se vi gira la testa è normale. Tre temi messi sul banco in meno di mezz’ora in modo casuale, prima l’orso, poi Francesca, poi Giulia Tramontano, poi ancora Francesca. Come se non bastasse le domande sono abolite. È un commento continuo in cui si alternano le voci ma non le opinioni. A giro parlano la conduttrice e gli invitati, interrompendosi a vicenda. Le piche fuori nella panchina d’estate. Myrta ricorda un aneddoto di Nando Dalla Chiesa, il fratello dell’ospite in studio. Perché sono amici, si conoscono tutti, è un gioco di ritorni, un pourparler all’ora della merenda. Un salottino. La costruzione narrativa è la solita. Mandano un servizio sulle chat dei ragazzi (sì, un altro) e poi si torna in studio con un primo piano su Claudio Amendola tra il pubblico. Lui, invitato da padre di due ragazze e un ragazzo, dice di aver risposto alla “chiamata di Myrta” per portare la voce degli uomini virtuosi. Discorso strappa applausi, lui commosso, lei pure. Myrta lo va a prendere per braccio e lo porta al centro dello studio. Sono le 17:34, ora gli attori in scena sono due. Nella lavatrice degli argomenti arriva anche il caso di Caivano, delle due bambine di 10 e 12 anni violentate da un branco. E via con il servizio. Musica da finale di Temptation Island, voci contraffatte a Le Iene, riprese superflue, telecronaca che nulla aggiunge. Perché oltre allo spettacolino in sala è necessario arrivare alle 18:45 in qualche modo. Quello che manca è l’informazione. È avanspettacolo. È la fiera dell’optional, replicata fino a rimbambire lo spettatore per via della sequenza meccanica della scaletta: lancio di Myrta, servizio registrato, diretta sul posto. Barbara D’Urso, pardon, Myrta Merlino si cala così tanto nella parte che nessuno riesce a parlare per più di sei secondi di fila ché lei interviene, blocca, fa perdere il filo. Ferma tutti, ora tocca all’amico Amendola che si impegna in una lezione di antropologia: il branco si muove in gruppo, da soli son deboli. E grazie al c… Poi nuovo scoop. La mamma di una delle due vittime di Caivano decide di parlare, ovviamente solo a Pomeriggio 5. Persona semplice, Myrta ci tiene a ripeterlo, il paternalismo è fondamentale. Non sia mai che si evitassero premesse per lasciare spazio alla pura cronaca, alla pura intervista. No, Myrta imbocca gli ascoltatori sillaba, sillaba. E poco prima della pubblicità lancia il prossimo intervento: la mamma di Chicca, un’altra vittima di un altro caso drammatico. Pausa.
Sembra uno di quei lunghi capodanni in una palestra scolastica in quei film low budget americani, però senza audio e senza colori e senza coppie che limonano e senza protagonisti e senza storia. Uno scorrere di immagini anonime tenute insieme dalla voce dolorante di Myrta Merlino. È il Pomeriggio 5 di sempre ma più triste. Tutto è un grande corredo buono mostrato agli spettatori, porcellane nuove e pubblico telecomandato, azzurro collutorio per non stancare gli occhi. Violenza di genere, mani di Myrta congiunte. E infine canzone dedicate alle donne. C’è tempo di Ivano Fossati. Un tempo per tutto, come dice il Qoelet. Eppure sembra non esserci stato il tempo per un programma più serio, meno frettoloso, nonostante un’estate intera, nonostante l’obiettivo fosse proprio quello di evitare il solito centrino del pieno pomeriggio, pura bigiotteria e chiacchiericcio per abbellire un palinsesto che prova a rinnovarsi (lo vedremo anche con il Grande Fratello l’11 settembre) e che invece continua a invecchiare malissimo, non come il vino, non come le galline. Ma come il clima.