Il settimanale statunitense Time ha dedicato un ampio approfondimento alla figura della presidente del Consiglio italiano, Giorgia Meloni, pubblicato nella giornata di ieri. Il ritratto tracciato dal magazine statunitense si sofferma sulle contraddizioni della leader di Fratelli d’Italia, la sua traiettoria politica e il ruolo che ha assunto negli equilibri geopolitici occidentali.
L'intervista, condotta a Palazzo Chigi nel tardo pomeriggio del 4 luglio, si apre con un interrogativo posto da Meloni stessa al giornalista: «C'è qualcosa del fascismo che la mia esperienza le ricorda, di quello che faccio al governo?». La domanda, apparentemente provocatoria, tocca uno dei nodi centrali dell’analisi di Time: il passato post-fascista del partito da lei guidato e l’accusa di alcuni osservatori secondo cui starebbe "normalizzando" l’estrema destra. La domanda non è solo fondamentale, è quella che secondo i giornali italiani Meloni non vuole sentirsi ripetere. E invece è lei che, a uno dei giornali più importanti del mondo, la pone. Game, set, match.
Secondo il settimanale, Meloni «ha smentito i suoi detrattori» adottando in patria «una linea più centrista» rispetto alle promesse di campagna elettorale, e mostrandosi sulla scena internazionale come «una conservatrice pragmatica». Ha sostenuto l’Ucraina, rafforzato i legami con la Nato e l’Unione Europea, e ha lavorato per «ricomporre i rapporti tesi tra America ed Europa durante l’inizio del secondo mandato del presidente Donald Trump». Questo è ciò di cui parlava, in riferimento alla possibilità di una vittoria di Marine Le Pen in Francia, il politologo Marco Tarchi sul Fatto quotidiano: l'istituzionalizzazione di una forza politica estremista è un cammino di moderazione, di rispetto per la struttura democratica del Paese.

Meloni viene descritta come una figura atipica: «Una madre nubile, alta 1,60 m, appartenente alla classe operaia e senza laurea», che ha costruito la propria carriera «sfidando le aspettative dei suoi pari». La sua biografia familiare e personale viene raccontata nei dettagli, dal difficile rapporto col padre fino all’infanzia nel quartiere popolare della Garbatella.
Il Time sottolinea che, nonostante l’evoluzione del suo profilo politico, Meloni «persegue un’agenda in linea con il gruppo globale di leader autoritari emergenti: consolidamento del potere esecutivo, repressione dei media, controllo sulla magistratura, lotta agli immigrati clandestini e limitazione di alcune forme di protesta». Sul fronte interno, viene ricordata la sua proposta di riforma della magistratura, le leggi sulla sicurezza e la linea dura contro l’immigrazione. «Con la sua retorica e le sue politiche, ha creato un ambiente ostile per migranti e rifugiati», afferma Judith Sunderland di Human Rights Watch. Viene citato anche il controverso accordo con l’Albania per la costruzione di un centro di detenzione per migranti, poi bloccato dalla giustizia. Il punto è centrale, dice molto di come si fa giornalismo all'estero. Lo fece già Politico l'anno scorso. Le critiche a Meloni sono necessaria se vuoi fare il giornalista. Ma il realismo, l'analisi del suo ruolo, sono altrettanto importanti. E il giornalista ricorda cosa voglia dire scrivere su un giornale importante. Tenere insieme tutto: quello che non va e ciò che funziona del modello Meloni.
Tuttavia, Meloni continua a ottenere riconoscimenti anche in ambito internazionale: il Time ricorda come lo scorso settembre abbia ricevuto il "Global Citizen Award" dall’Atlantic Council e sia stata presentata da Elon Musk come «autentica, onesta e sincera». La sua alleanza con la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen viene descritta come strategica per stabilizzare i rapporti tra Europa e Stati Uniti nell’era Trump.

A Washington, nell’aprile scorso, ha affrontato il confronto con Trump da pari, preparandosi meticolosamente. «Sono del Capricorno», ha dichiarato Meloni. «Diciamo che sono fissata su alcune cose». Secondo il vicepresidente americano J.D. Vance, presente all’incontro, «è straordinariamente diretta» e capace di trasmettere messaggi «senza risultare offensiva». Il settimanale nota come, a tre anni dall’inizio del mandato, Meloni sia riuscita a unificare tutte le anime della destra italiana, evitando le frammentazioni che caratterizzano altri paesi europei: «La sua maggioranza è l’unico esempio in Europa in cui tutte le diverse identità della destra siedono insieme in un governo», ha dichiarato Maurizio Molinari, ex direttore de La Repubblica.
Non mancano, però, le ombre. Secondo Time, Meloni «sta costruendo un nuovo tipo di nazionalismo: populista, nativista e filo-occidentale», ma con elementi di continuità con il passato. «Ricostruire la nostra identità, ricostruire l’orgoglio… a qualunque costo», afferma la premier. Alcuni critici sollevano preoccupazioni sul rischio di uno scivolamento verso forme di democrazia illiberale. «Se si osserva il comportamento degli altri leader autoritari, si nota un andamento graduale», avverte Nathalie Tocci, docente alla Johns Hopkins School di Bologna. Meloni, osserva Time, «ha rinnegato il fascismo e l’antisemitismo», ma molti esponenti del suo partito «nutrono ancora nostalgia del fascismo». Il settimanale ricorda che Ignazio La Russa, presidente del Senato, «un tempo teneva un busto di Mussolini nel suo appartamento».

Nel finale dell’articolo, emerge la preoccupazione per il contesto europeo: «In Germania, in Italia, in Francia, in Portogallo e in Romania, il centro tiene. Ma poi si restringe. E più ci si avvicina a quello che c’è nella povera vecchia America, dove non c’è centro», afferma Charles Kupchan del Council on Foreign Relations. La stessa Meloni, congedandosi dall’intervista, sembra avvertire il peso delle interpretazioni esterne: «È sinceramente preoccupato per qualcosa? Questa è la mia domanda».
