Qualcuno dica a Francesca Albanese che usare la stessa formula magica in varie occasioni non funziona. L’attacco del 7 ottobre 2023 va condannato perché la violenza è sempre sbagliata, ma è pur sempre una reazione all’occupazione israeliana.
L’assalto politico e un po’ imbecille alla redazione de La Stampa durante il venerdì di sciopero (altro weekend lungo)? “Sono anni che dico che non bisogna commettere violenza nei confronti di nessuno. Al tempo stesso, che questo sia anche un monito alla stampa per tornare a fare il proprio lavoro cioè riportare i fatti”.
Insomma: la violenza è brutta, ma. Come “non sono razzista, ma”.
È giusto che i giornalisti non diano lezioni a Francesca Albanese su come si svolge il ruolo di Relatrice speciale. Perché Francesca Albanese si sente di poter dare lezioni di giornalismo alla stampa? Soprattutto se i giornali, evidente, non li legge. Altrimenti avrebbe scoperto da tempo che la linea de La Stampa, sì pluralista (ospitano Bernard Henri-Levy), non è esattamente piegata a Israele.
Basti ricordare le parole di Andrea Malaguti lo scorso 7 ottobre all’incontro organizzato dallo Cnel: “Pensavamo in realtà di venire a fare, come dire, un confronto disteso, ho scoperto che improvvisamente siamo sul banco degli imputati, perché nell’ultima ora all’incirca ho scoperto di essere nell’ordine un simpatizzante di Hamas, sono di essere antisemita, di essere andato con la flottiglia a Gaza e di avere dato parola sul sul mio giornale.” Quindi l’azione dimostrativa in una sede di un giornale dovrebbe essere un monito per chi?
Prima di entrare qualche manifestante minaccia i giornalisti, per esempio di Local Team, che provano a riprendere l’ingresso dei militanti nella sede del quotidiano. Atteggiamento seriale. A settembre durante l’occupazione del Pirellino a Milano ho ricevuto lo stesso trattamento.
Ora le città che avevano pensato di premiarla battono in ritirata ma da Firenze a Bologna la scelta di non darle più la cittadinanza onoraria è solo un gesto di vigliaccheria. Il problema resta lì e non è stato minimamente toccato.
La simpatia verso il giornalismo di chi crede di essere nel giusto è nota: Israele, Hamas, Urss, fascismo. La libertà di stampa non va d’accordo con chi è così convinto di avere ragione da sentirsi legittimato a compiere gesti violenti.
Chi glielo spiega questo a Francesca Albanese? Nonostante l’outfit da triennale di Antropologia e l’atteggiamento da satrapo, qualcuno l’ha piuttosto scambiata per il papa e si è convinto che la relatrice speciale goda di una peculiare virtù, quella dell’infallibilità papale.