Immaginate di essere colpiti da calci, pugni, schiaffi, bicchieri lanciati e persino il joystick di qualche console. Immaginate poi di avere lividi visibili sul labbro, sul collo e su altre parti del corpo. Ora immaginate di esservi sentiti dire “Voglio sapere con chi esci” e “Massimo un’ora e poi a casa”. Infine immaginate di essere voi agli arresti domiciliari, anziché la persona che ha commesso tutta questa serie di violenze. Non proprio una bella situazione da immaginare, vero? Eppure si tratta di una storia vera, raccontata nel servizio di Veronica Ruggeri a Le Iene, noto programma televisivo. L’inchiesta racconta la storia di un ragazzo vittima di violenza da parte della fidanzata e mette in luce una realtà troppo spesso ignorata: anche gli uomini possono essere vittime di abusi. Sempre più studi sulle dinamiche disfunzionali all’interno delle coppie rivelano che la violenza tra partner sembrerebbe un fenomeno bidirezionale, nozione che mal si sposa con la visione “pop” della violenza domestica, ovvero una visione eteronormativa e unidirezionale. Andrebbero fatte delle precisazioni qui: è vero che le donne sono maggiormente a rischio, ma non per una questione di frequenza della violenza, bensì per un potenziale maggior danno riportato a seguito di una violenza. L’evidente differenza fisica media tra uomini e donne rende le donne soggetti più vulnerabili e rende necessaria quindi l’adozione di misure più rigide e immediate che possano contrastare la violenza nei confronti di vittime femminili. Fatta questa doverosa parentesi, che riteniamo fondamentale, possiamo tornare al punto centrale di questo articolo: ciò che ha vissuto questo ragazzo è una rara eccezione? La risposta è no. Senza andare troppo a ritroso nel passato, poche settimane fa ai microfoni di Belve, condotto da Francesca Fagnani, abbiamo assistito a una vera e propria confessione di violenza fatta da Elisabetta Canalis tra le risate del pubblico e lo stupore divertito della conduttrice: “Sì, ho tirato una testata in faccia al mio ex [risate, ndr]”. Forse gli uomini non si sentono in pericolo di vita quando subiscono violenza, per questo loro stessi non percepiscono questi atti con la stessa gravità che percepisce una donna. Eppure accadono.
L’episodio raccontato nel servizio de Le Iene porta a riflettere su quanto sia urgente che la società prenda coscienza del fatto che la violenza può colpire chiunque, indipendentemente dal sesso. Siamo troppo abituati a vedere gli uomini come aggressori e le donne come vittime, ma le dinamiche della violenza domestica sono più complesse e variegate. Il caso del ragazzo protagonista del video dimostra come, in alcuni contesti, un uomo possa subire abuso fisico e psicologico, ma rimanere invisibile agli occhi della società. O peggio ancora, essere visto persino con sospetto nonostante la violenza subita, perché in fondo, dai, è troppo strano che una donna possa essere la carnefice, vero? Forse questo è l’aspetto che fa più male a chi si trova in situazioni di questo tipo. Ma emerge positivamente, però, il cambiamento nella reazione del pubblico, soprattutto maschile. I commenti sotto il video sono in gran parte di uomini che esprimono indignazione per l’ingiustizia subita dal ragazzo. Uomini che riconoscono la violenza e la vogliono contrastare. Questa reazione è più importante di quello che sembra: anni fa, i commenti avrebbero probabilmente deriso il giovane, accusandolo di non essere abbastanza “virile” o di essersi fatto picchiare da una donna. Oggi, invece, c'è maggiore empatia e comprensione verso la sua situazione, il che dimostra un’evoluzione culturale in corso. Questo cambiamento segna un passo avanti verso una maggiore sensibilità e attenzione verso le vittime di violenza. E credetemi, non è scontato né banale come sembra. Concluderei poi dicendo che in un'epoca in cui la parità e il rispetto devono essere valori condivisi, è fondamentale che la società non solo riconosca la violenza come un problema universale (con tutte le sfumature e le differenze da caso a caso, chiaramente) ma che le risposte istituzionali e sociali siano adeguate a supportare tutte le vittime, uomini e donne, che vivono situazioni di abuso. Nel caso di questo ragazzo il processo è ancora in corso, e come dice Veronica Ruggeri alla fine del servizio, qualunque sia la verità, speriamo che venga a galla.