Ci siamo giocati anche il Dalai Lama? È viralissimo il video, risalente al 28 febbraio e a piede libero solo ora, in cui il leader spirituale tibetano chiede a un bambino di “succhiargli la lingua” nel mezzo di un evento (pubblico) a scopo benefico in India. Tra il prevedibile corteo di condanne, e Stefania Andreoli in primis, che taccia il filmato come pedofiliaco, il monaco (non nuovo a uscite discutibili) è costretto a scuse sentite. “È uno scherzo da prete”, memano i twitteroli, ma c'è dell'altro che sfugge ai benpensanti critici, e riconducibile a questioni geopolitiche irrisolte, e risalenti all'ultimo smacco del capo buddista alla Cina. Come spiega Federico Giuliani, giornalista esperto di vicende asiatiche, che riapre alla questione tibetana. La notizia che dovrebbe far drizzare le antenne a tutti è il bambino mongolo-statunitense di otto anni riconosciuto dal Dalai Lama come reincarnazione divina (e suo successore)...
Il video - caso del Dalai Lama è del 28 febbraio, perché virale ora?
“Non sappiamo chi l’ha immortalato e perché questa persona ha scelto di diffonderlo adesso. Se volontariamente o vendendo il filmato a terzi che aspettavano il momento propizio”.
C'entrano le manovre militari cinesi intorno all'isola di Taiwan?
“Non lo collegherei alle esercitazioni taiwanesi, anche perché la tensione su Taiwan è perenne, ma a un altro filone, risalente a fine marzo e tralasciato dai più. Per la precisione, in data 29 marzo il Dalai Lama ha riconosciuto un bambino statunitense di otto anni reincarnazione del Rinpoche, (venerabile maestro), terza autorità del buddismo e guida spirituale in Mongolia. Tra le altre uno dei gemelli della famiglia Altannar (una delle principali dinastie politiche e commerciali della Mongolia), quindi altro intreccio geopolitico, con Stati Uniti, Mongolia, Cina, e episodio che ricollega la questione tibetana al centro del dibattito pubblico”.
Dunque lecito il dubbio sul video.
“Scivolare su un fatto simile in un contesto pubblico fa pensare. Al contrario, perché farsi riprendere, sapendo di danneggiare la propria immagine e alimentare la propaganda opposta? Indipendentemente dalle ipotesi, sembra un frame a uso geopolitico”.
Chi vuole danneggiare la sua immagine, la Cina?
“Ci sono le premesse, ha solo da guadagnarci. D’altronde se il personaggio fa battute infelici e si presta a situazioni ai limiti dell'ignobiltà (come l'ultima) regala assist ai player politici. Il Tibet è affare cinese, il Dalai Lama è un impostore e questo è il fulcro. Intuibile che è ancora la spina nel fianco di Pechino, che rivendica il diritto di nominare direttamente il leader del buddismo tibetano. Non a caso il Dalai Lama è in esilio per questa contrapposizione. Eppure, se diamo un'occhiata a media e social cinesi, non c’è traccia di questa storia. È strano, perché la Cina non ne ha approfittato per sparare a zero? Come se il Dalai Lama, e di conseguenza la questione tibetana, non esistessero...”