“Non mi sono mai avvicinato così tanto ai vangeli sinottici come durante la stesura di questo volume”. Ce lo ha detto quasi en passant, Edoardo Rosati. Uno che però, le parole, le pesa. “Il grande libro di Satana” (sottotitolo: Dall'Antico Testamento all'arte, dal cinema alla letteratura, dal fumetto al rock, la biografia del Principe del Male) è un tomo di 527 pagine, uscito da poco per Mondadori Electa, che Rosati – penna affilata, giornalista specializzato nella comunicazione medico-scientifica, nonché autore di narrativa medical thriller sempre per Mondadori – e Danilo Arona – scrittore, ricercatore, giornalista e saggista – hanno dedicato all’Avversario per eccellenza. Un volume di impressionante ampiezza. Sempre suggestivo, passa in rassegna tutti i volti del diavolo. Si va da un Satana goliardico buono per i carri di Carnevale a un’entità decisamente più profonda, sofisticata. E perturbante. Ci sono la Bibbia, la Storia. C’è la cultura pop, da Hollywood a Dylan Dog. Satana manifesto e Satana nascosto. Satana il grossolano e Satana l’intellettuale.
Ma è una cosa così seria, Satana?
Direi di sì, anche da un punto di vista storico, antropologico, psicanalitico. Serissima, per la Chiesa. Basterebbe andarsi a leggere l’Udienza generale di Paolo VI del novembre 1972. Paolo VI definisce Satana come un “essere vivo, spirituale, pervertito e pervertitore. Una terribile realtà agli occhi della Chiesa, misteriosa e paurosa”. Per chi crede è una cosa assolutamente seria (il Vangelo ci dice che Gesù Cristo è il più grande esorcista della Storia), ma insisto… Satana è una figura transculturale, che ha contagiato quasi ogni aspetto del reale. Se ne è occupato parecchio anche Freud – Satana, per lui, è rappresentato dai “desideri cattivi”, i desideri ripudiati che derivano dalle pulsioni respinte o rimosse. Per non parlare di Dante, Goethe, montagne di letteratura. E poi Satana è sempre moderno.
In che modo?
Satana è il grande ingannatore. Nella società di oggi da cosa dobbiamo continuamente difenderci? Dalle fake news, da quantità industriali di mistificazioni e bugie.
Ti riporto una recente affermazione di Max Ribaric, autore, insieme a Davide Maspero, di “Come lupi tra le pecore. Storia e ideologia del black metal nazionalsocialista”. Ragionando sulla figura di Satana all’interno degli scenari della musica estrema, offriva uno spunto oltremodo acuto: “L’antagonismo di Satana oggi dov’è finito? Satana è stato ormai digerito e capitalizzato dalla società odierna. Hitler è rimasto l’unico tabu non capitalizzabile. Chiedi a una persona, oggi, se teme più Satana o Hitler, e probabilmente risponderà il Führer”.
È un’osservazione corretta. L’aspetto dirimente è che Hitler fa paura in quanto espressione reale e concreta, tragicamente storica, dell’animo umano e delle possibilità umane. Di contro – ecco, di nuovo, le tante forme del diavolo – Satana può anche essere il satanasso che finisce scornato di cui a volte parla la gente, quasi per scherzo. Hitler è invece un personaggio solo drammatico, che da alcuni è visto come l’incarnazione del diavolo. Satana è stato capitalizzato in quanto “personaggio mitologico”, ma tuttora, per alcuni, lavora nelle maglie del reale in modo più che mai concreto. Forse è necessario fare qualche passo indietro.
Procediamo.
“Dobbiamo tornare al significato originario delle parole. Diavolo viene dal greco, “colui che separa”. Il diavolo divide; taglia i ponti, sebbene nel folklore li costruisca anche. L’opposto del diabolico è il simbolico. Il simbolico “unisce”. Per accedere al simbolico bisogna, in qualche modo, passare attraverso il diabolico. Tutta questa separazione potremmo vederla nelle scintille tragiche di tante guerre, negli input, talvolta assolutamente imperscrutabili, che portano qualcuno a vestire i panni dell’aguzzino, del carnefice, del dittatore”.
Anton LaVey, fondatore della Chiesa di Satana, pur scettico verso ogni forma di fede, afferma che “Satana rappresenta l’esistenza vitale, in luogo dei vacui sogni spirituali”. Detta così potrebbe essere l’idea di qualsiasi ateo particolarmente convinto…
“Il sociologo statunitense Marcello Truzzi ha classificato undici tipi di satanisti. Fra questi ci sono anche i “puri”, che adorano un essere ispirato integralmente al Satana giudeo-cristiano, e i “razionalisti”, che, attraverso l’adorazione del Demonio e i riti satanici, affermano la supremazia del dio-uomo che vuole affrancarsi dalle castranti “superstizioni” cristiane. Per districarsi meglio in questa selva letteralmente oscura (nel “magazzino” del satanismo c’è dentro di tutto), suggerirei di continuare a giocare con le parole”.
Prego.
“Chiamiamo in causa Lucifero. Lucifero è “colui che porta la luce”. È un angelo caduto, che brillava di luce divina, ma a un certo punto della sua esistenza, colto da un umanissimo moto d’orgoglio, si ribellò al suo Creatore. Lucifero, personaggio prometeico, venne quindi scaraventato sulla nostra Terra. È un soggetto tragico, profondo, re del proprio mondo. Esaltato da Milton nel “Paradiso perduto”. La Chiesa di Satana esalta questo tipo di vitalità umana, questo tipo di concretezza vitale. Di più, alla fine del libro intervistiamo Quirino Principe – intellettuale finissimo che negli anni ’70 ha realizzato la traduzione storica de “Il signore degli anelli” –, che si definisce “luciferiano”. Principe descrive Lucifero come “l’immenso animale infernale”, come se Lucifero fosse veramente la vera forza propulsiva ed energetica dell’intero universo. Una definizione che si avvicina molto al concetto di “vitalità” citato da LaVey: il potere della volontà umana che è in grado di imporsi sulle cose e sconvolgere l’ordine prestabilito. Un semplice ateo non ambisce a tanto. Figure come Lucien Greaves puntano un po’ più in alto”.
Chi, scusa?
“Il co-fondatore, insieme a Malcolm Jarry, del Satanic Temple (TST). Lo cito perché la “mission” di Greaves è chiara. Per i membri di questo gruppo Satana non è il maligno, è l’eterno ribelle, il Prometeo di cui parlavo prima. Al centro c’è la sovranità individuale. “Non esiste legge, eccetto la volontà”: questo è il motto”.
Forse non si può parlare di “ordine prestabilito sovvertito”, ma di recente, dalla Gran Bretagna, è uscito un dato che può fare riflettere. Negli ultimi 11 anni i cristiani sono diminuiti di 13 punti percentuali e ora costituiscono il 46.2% della popolazione. Nel frattempo, le altre religioni non sono cresciute. Sono invece aumentati gli atei e gli agnostici, oggi al 37.2%. Il dato si fa ancora più estremo, poi, entro i perimetri londinesi: 34.7% i cristiani, 43.8% i lennoniani “no religion”. C’è lo zampino di Satana?
“Certe preoccupazioni le aveva già Paolo VI. Che percepiva “il fumo di Satana nel tempio di Dio”. Come a dire: non ci si fida più della Chiesa. Ci si fida più del primo profeta che passa – oggi potremmo dire del primo influencer che passa, dell’ennesimo spacciatore di filosofie pronto uso. Tornando alla domanda: superficialmente verrebbe da affermare di sì, ma sono gli stessi fedeli e gli stessi credenti, periodicamente, a mettere in discussione l’esistenza di Dio. Siamo inoltre certi che quando la gente mette in discussione Dio finisca poi per abbracciare Satana? Direi di no. E aggiungo: se oltre a Dio metti in discussione Satana, Satana ci gode, perché gode di questo “qualunquismo religioso”. Se lo metti in discussione, quasi non te ne curi, lo lasci libero di agire indisturbato. Era questa, in fondo, la grande sofferenza di Paolo VI: se abbandoni la Chiesa, abbandoni anche Satana, permettendo al male negletto di pascolare liberamente. Padre Cantalamessa diceva: che guaio aver dimenticato che il diavolo c'è”.
Faccio un nome molto terreno: Marco Dimitri (Bambini di Satana). Un perseguitato?
“Era un grande fan di Crowley. Una persona che ha scherzato col fuoco, circondandosi di un côté nerissimo. Gli sono cadute addosso accuse pesanti di violenze su minori, si è fatto 400 giorni di carcere per poi essere risarcito dallo Stato per “ingiusta detenzione”. Alla fine dell’inchiesta tutte le imputazioni sono cadute con formula piena. Cavalcava il “fai ciò che vuoi” caro a Crowley affermando che le cose, attorno a lui, semplicemente, accadevano. Magicamente. Diceva che le persone che gli davano fastidio, in qualche modo, prima o poi, scomparivano. Un impianto intellettuale, il suo, imbevuto di pensiero magico, che lo collocò in una posizione estremamente vulnerabile agli occhi delle autorità”.