Follower ed estimatori erano abituati a vederlo (oltre che spesso in televisione, in particolare su Rete4 e Canale5) ogni mattina della settimana (cinque giorni su sette praticamente senza eccezioni né “ferie” ormai da anni) impegnato ne “La Verità alle sette, la rassegna politicamente scorrettissima de La Verità”. Per cui c’è stato un certo sgomento quando Daniele Capezzone ha annunciato una pausa di qualche giorno: ebbene, ora è emerso che non si trattava di una semplice pausa e di un meritato riposo, ma anche e soprattutto di un cambio di “casacca” giornalistica. La nuova collocazione in termini di testata si è poi concretizzata nell'approdo alla direzione editoriale di Libero, ma già dopo che da qualche giorno non firmava più articoli sul giornale diretto da Maurizio Belpietro – Capezzone ha ricominciato a trasmettere via social la propria rassegna stampa, per ora in modalità “artigianale” e senza il “cappello” di un quotidiano. Il nome è “Occhio al caffè”, uno dei marchi di fabbrica del conduttore quando preannuncia titoli e notizie che possono rivelarsi indigeste o pericolose per gli indumenti dello spettatore-ascoltatore impegnato nella colazione.
Pur non spiegando i motivi dell’interruzione del rapporto con La Verità (di cui era uno dei volti e delle firme principali), Capezzone ha riservato parole cordiali e benauguranti nei confronti del suo ormai ex giornale e dei suoi referenti: “Si è conclusa nei giorni scorsi - ha detto in esordio di nuova rassegna - la mia collaborazione con La Verità, e quindi colgo l’occasione per ringraziare in pubblico, dopo averlo fatto in privato, il direttore Belpietro, il condirettore De Manzoni, i vicedirettori Antonelli, Amadori, Cervo, Borgonovo, tutti i colleghi della squadra cartacea e della squadra digitale. Da qualche giorno non scrivo più per quel quotidiano ma non cesso di augurare ogni fortuna, la fortuna che merita e che desidera, a Belpietro e a tutta la sua squadra. Verranno nuovi impegni professionali, non è questo il momento di parlarne, ma intanto non potevo (lo dico per sorridere) rimanere insensibile davanti al grido di dolore di chi diceva «vabbè ma comunque facciamola questa rassegna stampa». E facciamola questa rassegna stampa del mattino. La faremo per il momento senza l’egida di una testata, la faremo in forma per così dire artigianale. Come la vogliamo chiamare, la chiamiamo «Occhio al caffè»? Bene, torna «Occhio al caffè», la rassegna politicamente scorrettissima”. Non più de La Verità, ma di Libero.