Sono trascorsi quarantuno anni dalla scomparsa di Emanuela Orlandi, e suo fratello Pietro non si arrende. Arriverà a scoprire cosa è accaduto quel 22 giugno del 1983. Una telefonata a casa per raccontare della proposta di un lavoro, poi più nulla. Poi mai più. Insieme a Pietro Orlandi abbiamo partecipato a un incontro in Campidoglio, in cui ha attraversato questi quarant’anni fatti, purtroppo, di continui depistaggi. La pista di Londra continua a prendere sostanza, con particolari di non poco conto che continuano ad aggiungersi a una tesi che non appare più così improbabile: “In Commissione, in un incontro riservato ho parlato di questo fatto. Questa persona che mi ha riportato il tutto potrebbe parlarne pubblicamente. Il nome non posso farlo, perché deve essere ascoltato in Commissione. Non è un anonimo, è una persona che faceva parte delle istituzioni, stava nella segreteria particolare del Ministero della Difesa italiano. Nell’agosto del 1983 c’è stata una richiesta da parte del Vaticano al Ministero della Difesa di un volo Roma-Londra riservato con le linee Cai, usate dai servizi”.
Se non connessa ad Emanuela, l’eventualità che possa essere accaduto davvero, èuna storia che merita comunque di essere approfondita: “È possibile che sia una coincidenza totale, ma anche se non riguarda Emanuela è una cosa gravissima che uno stato estero chieda al Ministero della Difesa di un altro stato un volo riservato per quattro persone (oltre al pilota e al copilota) due uomini e due donne, da Roma a Londra, e che quel volo partisse da Ciampino di notte. Sono contento che questo fatto abbia destato attenzione presso la Procura e presso la Commissione. Se accertato che non si tratta di Emanuela potrebbero escludersi tante altre piste…”.