Il parco della Cervelletta, nella periferia di Roma, continua a regalare serate di cinema gratuito sotto un suggestivo cielo stellato. Dopo la riqualifica, da parte dei ragazzi del Cinema America, la città si è finalmente vista restituire un’area bellissima che per anni è stata invasa dal degrado. Le notti estive romane sono tornate a fare da sfondo a proiezioni, dibattiti con attori e registi, retrospettive, film anche per i più piccoli e molto altro ancora. Protagonista assoluto di uno di questi appuntamenti l’indimenticabile Fabrizio de André, il cui ricordo è stato portato in scena attraverso la visione del film che racconta la sua vita: “Fabrizio De André-Principe libero”. Luca Marinelli, che interpreta Faber nella pellicola, era presente al parco per discutere del progetto che l’ha visto coinvolto in prima persona. Insieme a lui Dori Ghezzi, moglie di De André, l’attrice Valentina Bellè e gli sceneggiatori. La risposta da parte del pubblico è stata decisamente positiva, con una grande affluenza degna di nota, e con applausi sentiti verso un artista che anche dopo la sua morte continua a far raccogliere tante persone. Dopo la proiezione integrale del film, più di 3 ore di pura condivisione, a notte inoltrata si è dato il via al dibattito. Luca Marinelli ha parlato di cosa gli sia rimasto dell’interpretazione di De André, e della sua profonda ammirazione nei confronti di un artista a cui ancora non riesce a dare del tu: “Un’esperienza pazzesca, come entrare in un altro universo. Di solito si crea un personaggio, in questo caso invece si è trattato di avvicinarsi a questo essere umano. L’ho avvertita come e più di una responsabilità. A volte non sapevo su cosa soffermarmi, mi sentivo di non raggiungere mai abbastanza. Rifarei questo film altre 10 volte, per andare sempre più avanti e in profondità. De André è De André. Oltretutto non sono mai riuscito a chiamarlo per nome”. Ha proseguito il suo racconto soffermandosi sul periodo delle riprese nella Genova di Faber, regalando ai presenti anche un aneddoto divertente: “Siamo rimasti a Genova per 17 giorni, ho in mente un periodo pieno di letteratura, musica e politica. Ricordo che nel bagno di un ristorante mi si affiancò un ragazzo che mi disse: ‘Sarai tu a interpretare De André vero? Occhio!”. Al termine del dibattito abbiamo intervistato Dori Ghezzi, che con una grande commozione nello sguardo, ci ha parlato non solo del Fabrizio cantautore, ma anche dell’uomo che si celava dietro l’immagine del grande artista che è stato.
Dori, Fabrizio De André è più vivo che mai, ma c’è qualcosa ancora che vorrebbe realizzare per ricordarlo al meglio?
No, come non ho mai fatto niente per cercare di ricordarlo. Fabrizio ci ha pensato da solo a farsi ricordare. La fondazione è nata perché da sola non volevo prendermi determinate responsabilità, questo è vero, ma a volte serve più a frenare delle esagerazioni che a promuovere.
Cosa le è piaciuto di più di questa pellicola?
Di questa pellicola ho amato la responsabilità da parte di tutti gli attori, soprattutto di Luca Marinelli per il ruolo che ha ricoperto, e per aver dimostrato di saper restituire un Fabrizio autentico. Ricordo che quando gli venne proposto di interpretare la parte, rispose di non considerarsi all’altezza. Ma anche di Valentina Bellè, che in qualche modo si è potuta sentire intimidita da me, visto che c’ero io a supervisionare le riprese. Anche se poi l’ho tranquillizzata, le ho detto “sei l’unica che io non posso giudicare, perché non mi vedo e non so come mi comporto”. A differenza sua Luca non ha vissuto l’esperienza di potersi sentire giudicato dal diretto interessato. Poi la grande bravura di Ennio Fantastichini, che ha interpretato il papà di Fabrizio. Mi ha commosso la disponibilità e l’amore di ognuno. Siamo diventati una famiglia, non tutti sono presenti qui perché sarebbe stato impossibile.
Come mai inizialmente Fabrizio De André era restio a esibirsi dal vivo?
Fabrizio ha sempre pensato che fosse più giusto arrivare al pubblico soltanto attraverso la sua musica e le sue parole. Non voleva neanche apparire sulle copertine dei dischi, perché diceva che in qualche modo l’aspetto fisico avrebbe potuto disturbare. Invece poi ha capito quanto fosse importante conoscere il suo pubblico personalmente. Incontrava chiunque volesse conoscerlo. Ascoltava tutti.
Ci dica la verità, se potesse rivedere per un minuto Fabrizio che cosa gli direbbe?
Un minuto non potrebbe mai bastare. Ci saremmo guardati negli occhi, come abbiamo sempre fatto, e avremmo detto tantissime cose senza pronunciare nemmeno una parola.
Cosa direbbe Fabrizio De André della situazione in Ucraina?
Fabrizio penserebbe che purtroppo quello che lui ha detto e raccontato è stato un mezzo fallimento. Tutti d’accordo con le sue parole, e poi non si rendono conto di agire esattamente nel modo contrario rispetto a quello che lui desidererebbe.