L’avvocato Massimo Lovati, difensore di Andrea Sempio nel caso del delitto di Garlasco, è stato intervistato da Gianluigi Nuzzi durante l’ultima puntata di Quarto Grado. Un confronto, quello tra Lovati e Nuzzi, che ha toccato tutti i punti più controversi riguardanti l’omicidio di Chiara Poggi. “I reperti biologici costituiti da margini ungueali e subungueali di Chiara Poggi non esistono più. Sono stati esaminati in una perizia della Corte d'Assise d’Appello, dopo essere stati dilavati, e il dottor Di Stefano, nominato perito, ha concluso che quei il risultato di quei reperti non poteva essere attribuito né al Dna né a quello di chiunque altro” ha spiegato Lovati. L’avvocato, durante l’intervista, ha riconfermato di avere la percezione che Sempio, attualmente indagato per concorso in omicidio, sia “un po’ alternativo, non conforme ai partiti politici”. Ma ha anche aggiunto che potrebbe sbagliarsi.

L’avvocato, su domanda di Nuzzi, è tornato a parlare del sogno, piuttosto discusso, riguardante la “pista del Santuario”. Lovati ha spiegato: “Questo sogno non l’ho fatto nel 2017, ma nel 2007, quando ancora non ero avvocato di Sempio, quando come ogni addetto ai lavori vicino alle questioni di giustizia si pensa, si ragiona e si traggono delle conclusioni che non ho mai modificato. Per me Stasi è sempre stato innocente”. E ha continuato, spiegando che le bugie di Alberto Stasi sarebbero “evidenti a chiunque” e che andava verificato, ai tempi, che fossero “di una pedina minacciata da altri”. L’avvocato Lovati è così tornato a parlare anche di chi potesse esserci dietro Alberto Stasi, trovatosi in un qualcosa di più grande di lui: “Un’organizzazione criminale internazionale” che sarebbe stata dedita a “pedofilia e traffico di minori”. Ma c’è un possibile danno alla memoria della vittima? L’avvocato Lovati non sembrerebbe avere dubbi: “Penso che Chiara, che non può più difendersi, vada difesa. Io la difendo con la ricerca della verità, non come si sta facendo attualmente creando un’altra suggestione che possa sostituire quella originaria, cercando di trovare un altro colpevole, al posto di Alberto che non c’entra”.
