La vicenda di Vanessa Ballan, barbaramente uccisa a 26 anni a Spineda (Treviso) il 19 dicembre scorso, ricorda in qualche modo quella del supposto profilo X del padre di Giulia, Gino Cecchettin, di cui ci siamo già occupati. Ricordiamo che da quel profilo partirono parecchi post sessisti assai volgari che provocarono un grande scandalo in rete. Poi Gino Cecchettin, proprio qualche giorno dopo la “scoperta”, andò in tv da Fabio Fazio, che fece di tutto per non fargli la domanda se il profilo fosse suo oppure no. Similmente sta accadendo con la vicenda del feto di circa dodici settimane che Vanessa portava in grembo. L’ex amante kossovaro, Bujar Fandaj, pittore edile di quarantuno anni, è stato accusato di omicidio volontario pluriaggravato, dopo una relazione di circa un anno. La Procura di Treviso aveva fatto richiesta per determinare la paternità del feto ma incredibilmente dal 22 dicembre non si è saputo più nulla. Ricordiamo che la Ballan, cassiera in un supermercato, aveva denunciato l’ex amante, parlandone anche con il marito Nicola Scapinello, di professione piastrellista, che l’aveva perdonata, scegliendo anche di accompagnarla in commissariato. Così come siamo al limite della possibilità di abortire, e possiamo chiederci se non si debba configurare l'accusa per un secondo omicidio, allo stesso modo l'età del feto ci porta a trattare il piccolo ucciso come un bambino e a chiederci: di chi era figlio?
Eppure non si è saputo più nulla. Non si sa neanche se il test di paternità sia stato eseguito oppure no e tantomeno l’esito. Su questi temi sembra che la libertà di stampa sia come sospesa; non se ne può parlare e basta, guai a chi viola questa sorta di imperativo etico. Ma tutto ciò ricorda molto da vicino un clima di censura che non fa bene alla democrazia, comunque la si pensi. La gente ha il diritto di sapere e i giornalisti il dovere di informare, con tutte le guarentigie del caso, ma non è possibile che nessuno possa sapere più nulla. Non accadeva neppure ai tempi del Minculpop di fascista memoria. A questo punto dobbiamo rivolgere la stessa domanda pubblica che abbiamo fatto a Gino Cecchettin (e a cui non ha risposto) chiedendo in questo caso: è stato fatto il test del dna sul feto? E se sì chi è il padre? Anche questa volta basterà un semplice “sì” oppure un semplice “no”, non indugiando in ulteriori commenti e dissertazioni. Solo la verità, solo la nuda verità per tutelare la libera informazione. È troppo chiederlo?