denunciato per stalking, ma non era stato ritenuto pericoloso al punto da applicare una misura cautelare. Abbiamo fatto rumore, siamo scesi in piazza e facciamo conferenze stampa. Giulia Cecchettin doveva essere l’ultima. Doveva, perché così non è
«Sono fatto così, ti do subito cuore, trasparenza e sincerità ma non pensare di fottermi perché se mi cadi dal cuore non ci risali più». Questo il pensiero affidato a TikTok da Bujar Fandaj, il 41enne che nella giornata di ieri ha ucciso Vanessa Ballan, 26 anni anni e incinta del secondo figlio. La giovane di Riese Pio X (Treviso) è stata trovata morta in casa con diverse ferite all’addome. Bujar Fandaj si è palesato a casa di Vanessa con la bicicletta e non con la sua auto, probabilmente per non farsi riconoscere. Aveva portato un borsone dove aveva un martello, due coltelli, e altri attrezzi da scasso. L’ha uccisa con un coltello da cucina quando lei gli ha aperto la porta. Vanessa ha provato a difendersi come testimoniano le ferite sulle sue mani. Ma non c’è stato nulla da fare. L’uomo con origini kosovare è titolare di un’impresa di pittura e aveva conosciuto la giovane al supermercato Eurospin dove lavorava come addetta al reparto. I due avevano avuto una breve relazione. Bujar Fandaj continuava però a perseguitarla dopo che lei aveva deciso di lasciarlo per tornare dal marito con cui aveva già un bambino di quattro anni. La giovane aveva denunciato il suo assassino per atti persecutori, ma quella denuncia non è servita a salvarle la vita. È il solito identico copione ed ha a che fare con l’esercizio di potere. L’asseddio. Il ragionamento è sempre lo stesso. Non vuoi più essere mia? Allora decido che devi essere stalkerizzata. Umiliata. Disintegrata psicologicamente. Così, poi, nel momento in cui la mia rabbia esplode insieme alla frustrazione sono autorizzato a cancellarti. Per sempre. Il movente. Anche quello sempre il medesimo.
L’impossibilità del maschio di tollerare la decisione della donna. Un maschio incapace di riconoscere al sesso femminile la facoltà di interrompere la relazione. Quel che però il sistema ancora continua a non capire è che non si diventa feroci assassini dalla sera alla mattina, neppure quando lo storico clinico accerti l'esistenza di un qualche disturbo psichiatrico. La cronaca ce l’ha confermato anche con Vanessa Ballan: chi compie questo tipo di delitti si è già reso responsabile di episodi di violenza e brutalità in danno della partner o ex partner che sia. Sono uomini che hanno alle spalle storie di violenza ed abusi. Maschi che hanno assunto confidenza con il linguaggio dell'offesa e l'uso delle armi. Un linguaggio evidentemente non sufficiente per la Procura. Non sufficiente, ma capace di uccidere una giovane mamma come Vanessa Ballan. Da Giulia Tramontano a Giulia Cecchettin, che in comune certo non hanno solamente il nome di battesimo. Abbiamo fatto rumore, sfilato per le città, facciamo conferenze stampa. Abbiamo detto che Giulia Cecchettin doveva essere l’ultima. E poi accade di nuovo. Vanessa aveva denunciato lo scorso 25 ottobre per stalking colui che l’ha massacrata a colpi di coltello. Così, qualche settimana fa, la sua casa era stata perquisita ed i carabinieri avevano sequestrato i suoi tre telefoni. Di conseguenza, la Procura aveva disposto l’acquisizione dei tabulati telefonici. Gli atti persecutori dovevano essere dimostrati. Ma la sua denuncia è rimasta in un cassetto. Solamente perché, secondo quanto è emerso dalla conferenza stampa di questa mattina, il suo assassino “si era calmato”.
“C'erano elementi forse per un pericolo di attività persecutoria e molesta, ma non per un divieto di avvicinamento”. E ancora. “Dopo una perquisizione eseguita nella sua abitazione dopo la querela, da parte di Fandaj non c'erano più stati episodi di molestie, di avvicinamenti o minacce”. “La valutazione fatta era di non urgenza, cosa purtroppo che si è rivelata infondata”. Queste le parole del procuratore capo di Treviso Marco Martani. Quando prenderemo sul serio le denunce delle donne e finiremo ogni volta di riempirci solamente la bocca di belle parole? Le scarpette rosse e le panchine non servono a niente. Se non a propagandare un cambiamento che, se continuiamo così, non ci sarà. Bujar Fandaj si è lavato la mani nel lavandino del bagno di Vanessa prima di uscire e tentare la fuga a bordo di un furgoncino. Se n’è lavato la mani come chi doveva tutelare Vanessa. E non l’ha fatto. Poco più di un mese. Il prima e il dopo del femminicidio di Giulia Cecchetin.