L’uno-due sferrato da Selvaggia Lucarelli a Fedez e Chiara Ferragni sul caso delle campagne benefiche finalizzate a aumentare cachet e paghe degli artisti e degli influencer, con la connivenza delle aziende e l’apertura dei casi Walcor e Dolci Preziosi dopo il “pandoro-gate”, che ha colpito l’ex Blonde Salad è solo l’ultima di una lunga serie di azioni con cui la giornalista e polemista de Il Fatto Quotidiano ha alzato l’asticella nel corso del 2023. Dedicando, nell’ultimo anno, molte energie intellettuali e giornalistiche alla caccia alle presunte irregolarità di campagne benefiche dal fine solidale di cui la giornalista ha più volte denunciato l’assenza di trasparenza e opacità. Nel 2023 il feuilleton della Lucarelli è stato proprio dedicato al tema delle campagne solidali, in una lunga serie di inchieste che hanno prodotti molti risultati e alcune battute d’arresto. Non dimentichiamo che già in tempi non sospetti, un anno fa, quando era ancora al Domani, Lucarelli infilò la penna nella piaga del caso Ferragni sul caso del Pandoro di Balocco, prevedendo il caso scoppiato un anno dopo: “Chiara Ferragni ha un suo compenso da Balocco, è un progetto commerciale, poi se lei nel privato ha donato qualcosa non lo so", disse lapidaria nel dicembre 2022. Tornata alla corte di Marco Travaglio la Lucarelli non ha abbassato il tiro. La mossa, giornalisticamente impeccabile, sui Ferragnez ha una serie di precedenti. A inizio 2023 è iniziata l’attenzione di Lucarelli per la campagna di donazioni a favore di Giorgia Pagano, la ragazzina pugliese di 14 anni affetta da una gravissima patologia che ha costretto la famiglia a recarsi in America. Lucarelli ha contestato alla madre Elisa Barone assenza di chiarezza su una raccolta fondi che ha prodotto migliaia di donazioni, ivi compresa il sostegno della Regione Puglia, su cui ci sarebbe scarsa rendicontazione sulla destinazione dei fondi. “Si tenga presente che anche solo con un singolo evento erano stati raccolti 150 mila euro e che la signora ha fino a 9 mila euro al mese rimborsati dalla Asl per vitto e alloggio (più altre entrate fisse, e le spese sanitarie - parliamo di milioni di euro - completamente coperte dalla Asl di Lecce)”, ha scritto la Lucarelli sulle donazioni alla onlus Stellina di Berdon ad agosto sul quotidiano diretto da Travaglio. Barone non ha mai replicato nei fatti a Lucarelli ma notiamo come dalle inchieste della giornalista in avanti la campagna “Aiutiamo Giorgia” abbia ricevuto una graduale eclissi mediatica.
A marzo, sempre la Puglia nel mirino. Questa volta è stata indicata come potenziale autrice di una campagna promozionale poco trasparente la Cascina Savino di Foggia, il cui titolare Giuseppe Savino era apparso in lacrime denunciando la distruzione dei suoi tulipani come un danno per l’ambiente locale e, soprattutto, il suo business. Immediata la raccolta fondi a favore di Savino, che tra fine marzo e inizio aprile ha raccolto 28mila euro. Una raccolta contestata dalla Lucarelli come poco trasparente, vista l’incertezza sulla destinazione dei fondi (riparazione danni o investimenti commerciali?). Dubbi, però, smentiti da Savino stesso che il 4 aprile ha dichiarato: “Manderemo i bulbi nelle scuole italiane per creare un grande campo diffuso. - annuncia il floricoltore - Siamo convinti che l’agricoltura cura e la bellezza possa educare le nuove generazioni al rispetto della Madre Terra". Savino, da quel che dicono le cronache pugliesi, ora si è dato alla coltivazione di girasoli e lavanda. Più avanti, sotto accusa è finito lo chef aretino Mariano Scognamiglio, che ha denunciato il calo di clienti dal 2020, anno della sua partecipazione a Quattro Ristoranti, condannando la presunta avversità degli abitanti di Arezzo per il suo coming out. Scognamiglio ad aprile ha chiesto una raccolta fondi per tenere in piedi il locale oberato dai debiti. Selvaggia Lucarelli ha attaccato il Corriere della Sera che ha pubblicato la storia: “Ora, a parte tutto il racconto ridicolo, non mi è ben chiaro come risolverebbe il problema dell’omofobia degli aretini con i soldi. Se il problema è che sei gay, e non che sei andato in crisi perché hai cambiato sede e per la pandemia, non è con la raccolta fondi gli aretini cambiano idea”. Le recensioni online segnalano che “Il ristorante di Mariano”, il locale del cuoco aretino ed ex attore di “Un posto al sole” è ancora tra noi, vive e lotta. Ma della raccolta fondi non si è più saputo nulla: difficile dunque giudicare quanto abbia avuto responso l’appello a ottenere 44mila euro per ripianare i debiti.
A giugno, invece, Lucarelli ha indicato lo spostamento della causa della campagna di GoFundMe promossa dall’Istituto Italiano di Tecnologia dove lavora Chiara, la sorella di Giulia Tramontano, una delle innumerevoli vittime dei barbari casi di femminicidio nel Paese. Inizialmente promossa per sostenere l’Associazione Penelope, destinando un ricavato residuo alla famiglia di Giulia, la raccolta ha poi cambiato indirizzo destinandosi unicamente al sostegno economico della famiglia. La Lucarelli ha chiesto chiarezza e i promotori hanno accolto, come si legge sul sito della campagna, la richiesta: “Il ricavato della campagna verrà impiegato per contribuire alle spese funebri, in particolare quelle di trasporto delle salme, e legali. Il ricavato verrà anche impiegato per fare due donazioni: una all'Associazione Penelope ed una ad un ente, associazione o gruppo che opera contro la violenza sulle donne”. Aggiungendo: “Forniremo rendicontazione esatta circa l'utilizzo dei fondi ai contribuenti volontari, che riteniamo essere i soli a cui spetti conoscere i dettagli.” Ad oggi non sono segnalate denunce di violazione di quanto detto e delle promesse fatte. Last but not least, il caso Gianluca Vialli. Lucarelli ha segnalato che Alessandro Arena, presidente dell’Ente Nazionale Azzurri, avrebbe avuto poca trasparenza nel proporre donazioni favorevoli alla realizzazione di una partita in onore del campione scomparso all’Oreste Granillo di Reggio Calabria. Lucarelli ha sottolineato l’assenza di chiarezza e il mancato coinvolgimento della famiglia Vialli nel caso. Arena ha risposto querelando la giornalista per diffamazione. La partita, prevista per il 10 settembre, non si è svolta. Ma la famiglia Vialli e la Fondazione Vialli e Mauro per la Ricerca e lo Sport Onlus hanno diffidato Arena chiedendogli di non associare senza la loro volontà il nome a future iniziative. La vicenda, sul fronte Arena-Lucarelli, a quanto sappiamo resta aperta. Una delle molte legate alla crociata continua e a puntate di Lucarelli contro le raccolte fondi non fatte secondo i crismi della trasparenza e dell’ordine. Una battaglia che ormai caratterizza la giornalista. In assenza di Watergate nostrani, un raro caso di tentativo di focalizzarsi su inchieste e scoop sull’onda lunga della mediaticità di alcuni casi che caratterizza il metodo della polemista più pungente della carta e della Tv italiane.