Il via libera del consiglio di amministrazione Rai al pacchetto di nomine a direzioni di testate e generi proposto dall'amministratore delegato Roberto Sergio continua a far discutere e in particolare, come abbiamo anticipato in questi giorni, per il voto che ha portato al cambio di direttori con l’ingresso, tra gli altri, di Gian Marco Chiocci al Tg1 e Antonio Preziosi al Tg2. Sono infatti passate in cda con il voto contrario della presidente Marinella Soldi, della consigliera in quota Pd Francesca Bria e del consigliere eletto dai dipendenti Riccardo Laganà, mentre si è astenuto Alessandro Di Majo, in quota M5S. Secondo Michele Anzaldi, già deputato e segretario della Commissione vigilanza Rai, proprio l’astensione del consigliere “grillino” ha spianato la strada ai nomi proposti dal centrodestra, mettendo nell’angolo una parte dell’opposizione il Pd). Ma a stretto giro è arrivata la replica dell'esponente Cinque stelle in Commissione di vigilanza Rai, Dolores Bevilacqua, che ha parlato di fake news. "Nella ridda di dichiarazioni apparse sulla Rai, c'è stata anche quella dell'ormai ex parlamentare di Italia Viva Anzaldi. Secondo il renziano non eletto in Parlamento, se il consigliere Di Majo avesse espresso voto negativo in cda oggi le nomine non sarebbero passate. Nulla di più falso. Anzaldi dovrebbe sapere – ha sottolineato Bevilacqua - che l'astensione equivale a voto contrario. Per non fare passare le nomine occorrevano 5 voti contrari e solo nella eventualità di una parità prevale il voto della Presidente, che in quel caso vale doppio. Ma erano presenti tutti e 7 i consiglieri e per non fare passare le nomine occorrevano 5 voti contrari, cioè i 2/3. I voti non favorevoli sono stati 4 tra cui l'astensione di Di Majo. La presidente Soldi peraltro ha votato contro per le testate e a favore per i Generi. In sintesi: quella del fu parlamentare Anzaldi è in tutto e per tutto una fake news". Ma la questione non sembra conclusa con un semplice calcolo matematico, come ci ha spiegato Anzaldi: “Se il consigliere del M5s avesse votato no, ora tutti giornali scriverebbero che i direttori sono stati eletti solo con lo 0,4% e senza la maggioranza in Consiglio”.
Anzaldi, come ha preso la replica della sennatrice Bevilacqua?
Trovo che andrebbe chiarita meglio la questione nell’interesse del M5s, che ha una sua storia, e dell’informazione e del rispetto dei parlamentari che degli ex parlamentati.
Bevilacqua l’ha definita “secondo il renziano non eletto in Parlamento”.
Io non sono stato “trombato”, come vorrebbero far passare, ho scelto di non ricandidarmi. Avevo deciso per passione di passare in un altro partito che non è decollato nei sondaggi, in più era in corso il taglio dei parlamentari, inoltre il partito aveva deciso di fare “beneficenza” a Carlo Calenda che non aveva raccolto le firme dopo aver rotto con il Pd, quindi, conoscendo la matematica, ho constatato che era impossibile essere eletto. Ma anche se mi fossi candidato e non fossi stato eletto, non ci troverei niente di male. Proprio nel M5s ci sono persone che hanno lavorato bene e non sono state rielette.
Per esempio?
Come Roberto Fico, già presidente della Commissione di Vigilanza Rai e presidente della Camera, lui all’opposizione e io in maggioranza, siamo comunque riusciti a far approvare grandi provvedimenti all’unanimità. Diverse cose che sono rimaste purtroppo nel cassetto e sarebbero vitali per il bene della Rai. O Luigi Di Maio che è stato ministro e a detta dei parlamentari europei ha lavorato bene e avuto un nuovo incarico importante. O ex ministri con grande visibilità come Bonafede alla Giustizia. Se non sei più eletto in parlamento perdi il diritto di parola? Ricordo alla collega un detto siciliano: “Accussi voli Diu , tu manci e ia taliu” ("Così vuole Dio, Tu mangi e io guardo"). È una ruota che gira.
Tornando all’astensione del consigliere del M5s, cosa non le torna?
Tutto torna a livello matematico, ma Bevilacqua fa confusione, spero in buonafede, assimilando l’astensione al voto contrario. Questo vale al Senato e non all’interno di un Cda di azienda. Poi si può dibattere e ce ne sono diversi in corso sul tema, fatto sta che avrebbero influenzato l’esito se il consigliere del M5s avesse votato no perché ora, tutti i giornali, scriverebbero che i direttori sono stati eletti con solo lo 0,4% e in generale non avrebbero la maggioranza in Consiglio. Il M5s si può nascondere dietro a qualsiasi tatticismo, ma grazie alla loro astensione tutto è filato liscio. Ma è strano anche che a rispondere sia stata la senatrice Bevilacqua...
Come mai?
Basta vedere quanti comunicati ha fatto nel tempo sul tema la senatrice Bevilacqua per capire che non è una che segue assiduamente le questioni della Rai. In un momento travagliato, con il 71% delo spazio dei Tg dedicato alla maggioranza e l'uscita di Fazio e Annunziata. E le argomentazioni che ha avanzato mortificano il M5s, come quando dice che l’astensione equivale al no.
L’opposizione è indebolita dopo questo passaggio?
In teoria sulla Rai è avvantaggiata perché il M5s esprime il presidente della Commissione di Vigilanza che però, per ora, è non pervenuto. Cosa ne pensa Barbara Floridia? Si è dimessa Lucia Annunziata e non ha battuto ciglio. Ancora non è uscito un comunicato a titolo personale o una convocazione dell’ufficio di presidenza sui vertici per capire cosa sta succedendo. Ma non è strano anche che a rispondere non sia neppure il diretto interessato, il consigliere Di Majo, che si è astenuto? Oltre all'interno cda che è non pervenuto...
Se fosse stato Anzaldi il presidente della Commissione di Vigilanza, come avrebbe fatto?
Avrei subito chiesto di convocare una audizione, anche in forma remota, dei direttori di rete e della Annunziata. È il minimo. Stiamo parlando di una signora giornalista che dopo molti anni se ne va in quel modo e rappresenta anche un danno erariale per la Rai. In tutto questo l’opposizione che guida la Vigilanza non chiede un chiarimento o una semplice informazione? Il problema, continuo a dire, è dell’opposizione e non della maggioranza.