Prima ha avuto voglia di mostrarsi, ora ha soprattutto voglia di farsi capire, dare voce alle sue ragioni. Alessandra Demichelis, avvocato di 34 anni, è finita sotto procedimento disciplinare dell'Ordine di Torino dopo aver aperto la pagina Instagram dc_legalshow, che, ad oggi, conta più di 32mila follower. Quindici mesi di sospensione per una professionista, prevedibilmente travolta dalla bufera, che di colpo si è ritrovata proiettata in un soffocante circo mediatico. Un circo che, indagando e sfruculiando, ha continuato a chiedersi: se l’è cercata, la sospensione, o siamo di fronte a un caso, molto italiano, in cui l’oltraggio della forma si è rivelato più potente della sostanza?
Partiamo dalla fine: l’Ordine degli Avvocati fa quindi il forte coi deboli e il debole coi forti, secondo lei?
Come sostiene l’avvocato Taormina ci sono colleghi che hanno condanne penali, pendenti e non – quindi anche definitive –, e l’Ordine si è limitato a sanzionarli con miseri richiami e avvertimenti. Sospensioni? Mai o quasi. Tranne a me, sebbene io – a differenza di chi è stato processato per truffa o lesioni – non abbia commesso alcun reato. Secondo me la presidente dell’Ordine, Simona Grabbi, ne ha fatto una battaglia personale.
E perché mai?
Mah, i perché posso solo supporli, ma non sono abituata a ragionare per supposizioni. Dico solo che io e la mia ex-collega Federica Cau, co-fondatrice della pagina, siamo state convocate dopo pochi giorni dalle prime foto pubblicate, che non erano affatto sconvenienti o “hot”. Erano solo foto in cui mostravo alcuni accessori o vestiti di lusso. Il primo esposto mi è stato fatto lo scorso gennaio, ma la prima foto “appecorata” – e ritenuta inadeguata, nonostante palesemente scherzosa – l’ho pubblicata a inizio marzo.
In occasione di quella prima convocazione cosa le disse la presidente?
Che se avesse avuto il potere mi avrebbe subito fatto chiudere la pagina. E sapete qual era il problema, secondo lei? Che esasperavo il lusso. Che comunicavo uno stile di vita che ledeva l’onore e il decoro della categoria (il riferimento dovrebbe essere agli articoli 2 e 9 del codice deontologico forense, ovvero quelli che riguardano i “doveri di probità, dignità, decoro e indipendenza” degli avvocati e il fatto che vanno osservati anche “nella vita privata”, ndr). Il problema, a mio avviso, era solo che avevo una quarta di seno. Se la mia foto in costume, nella sauna, l’avesse postata una donna con la prima non sarebbe accaduto nulla.
E invece l’hanno sospesa per quindici mesi.
Questo è il punto! Se fosse anche tutto vero ciò che sostiene Grabbi, una sospensione di tale entità per fatti simili non è legittima. È follia. Come sopravvivo adesso per un anno e tre mesi? Vendendomi, forse? Il fatto è che l’Ordine tremerà quando sentirà i nomi dei due avvocati, di livello non solo nazionale ma internazionale, che mi difenderanno (gratuitamente, peraltro, perché convinti dell’ingiustizia che sto patendo). L’Ordine va abolito perché si diverte a fare Dio con la vita degli iscritti che dovrebbe tutelare.
L’Ordine si è quindi mai scatenato, di recente, con tale veemenza contro altri suoi colleghi colti in fallo?
No, i miei avvocati hanno fatto ricerche in tal senso, ma non hanno trovato precedenti.
Suvvia, ma allora il rapporto fra lei e Grabbi era già compromesso prima delle foto dello scandalo, ci dica la verità.
No, affatto. Mai conosciuta, Grabbi, prima di questa faccenda. Neanche sapevo chi fosse.
In apertura citava l’avvocato Taormina. Condivide la sua idea secondo cui il vostro ambiente non è completamente pulito? Condivide la “teoria delle correnti” di Palamara?
Certo. Condivido entrambe le posizioni. La giustizia è business. Chi fa questo lavoro pensando di difendere gli innocenti, di intraprendere battaglie ideali, ha sbagliato mestiere.
Gli Ordini, solitamente, sono un po’ formali. Perché crede che certi suoi colleghi se la siano cavata con un semplice richiamo?
Questione di amicizie e conoscenze, credo. E la volontà di spegnere incendi molto pericolosi.
L’Ordine si è preso settanta giorni per il deposito delle motivazioni inerenti alla procedura a suo carico. Sa già cosa ci sarà scritto o è curiosa di leggerle?
Sono curiosa di vedere con quali parole riusciranno a motivare quindici mesi di sospensione. Ma vi rendete conto di che polverone si è alzato? Hanno fatto un casino di cui non si sono nemmeno resi conto. Con questo processo faremo la Storia, creeremo un precedente importante. Non hanno più modo, ormai, di uscire da questo pasticcio.
Se le avessero dato una sanzione meno pesante, sarebbe cambiata la vicenda?
Sì, mi sarei arrabbiata, ma tutto questo caos non sarebbe esploso. Alla fine avrebbero vinto loro e nessuno sarebbe insorto. Dandomi quindici mesi passano automaticamente dalla parte del torto. Creando indirettamente, attorno a me, una grande rete di solidarietà da parte di amici e colleghi.
Ai maligni che ritengono che lei, in futuro, lascerà il mondo legale per fare altro, cosa risponde?
Non esiste. I no che ho detto – a trasmissioni come “Verissimo”, “Pomeriggio cinque”, al “Grande fratello” – non si contano, ho solo partecipato a “Pechino Express”. È da quando sono piccola che sogno di fare l’avvocato.