Alessandra Demichelis, sì, l’avvocata di Pechino Express. Quella che dopo aver visto la Porsche dell’amico graffiata ha detto: “I poveri devono bruciare all’inferno”. Lei, che è finita nel mirino dell’Ordine degli avvocati per la sua pagina Instagram, DcLegal Show. D’altronde ha 34 anni, è laureata, è bella. Di tanto in tanto posta delle foto sexy, si mostra, si piace, piace a molti. Non troppo, almeno in via ufficiale, all’Ordine che l’avrebbe sospesa per 15 mesi. L’avvocato (non gradisce la desinenza femminile) farà ricorso in Cassazione, perché crede assurdo un procedimento disciplinare per delle foto: “Vogliono togliere il lavoro per un anno e tre mesi a una ragazza di 34 anni solo per delle foto su Instagram, nel 2023, mi sembra assurdo”. Ha anche aggiunto: “Se fossi stata brutta, grassa, con la cellulite, non sarebbe successo tutto questo caos. Niente”. Nella sua ultima intervista al Corriere ha anche aggiunto che inizierà una battaglia per l’abolizione dell’ordine dei professionisti. Ora prendetevi un attimo, fate un bel respiro. Vi spieghiamo perché ha ragione su tutta la linea.
Motivo numero uno. I padri di famiglia scandalizzati (in pubblico) dalle foto dell’avvocato sexy dovrebbero fermarsi a riflettere su quale sia la differenza tra le foto di questa donna adulta e consapevole e le foto delle loro figlie di 15, 16, 20 anni con i culi a favore di telecamera. Suggerimento: l’età. Volete bloccare l’avvocata? Bloccate le vostre figlie. Anzi, bloccate solo loro. Vostra moglie, la vostra ragazza, l’incontro di una sera, in fondo, lo vorreste vedere così, come la Demichelis. Inutile girarci intorno, sembra quasi che lo scandalo sia non poterci arrivare. Sì, perché l’atteggiamento persecutorio nei confronti dell’avvocata è l’altra faccia dello spirito predatorio dell’uomo alpha che proibisce ciò che non può avere. La volpe che non arriva all’uva dice che l’uva è troppo volgare per far parte dell’Ordine.
Motivo numero due. Che problema ha l’Ordine con la bellezza altrui? L’austera gilda dovrebbe occuparsi di meriti e deontologia, non ti mutande e reggiseni. Non è previsto, infatti, che la comitiva dei colleghi fattasi giudice possa dire nulla sulla vita privata degli iscritti. In fondo, questi ultimi non hanno mica preso i voti. Se cade il principio laicissimo che garantisce ai professionisti di restare autonomi almeno nel privato, soprattutto se quanto fanno nel privato non si riversa in sede lavorativa (non credo che la Demichelis corrompa i giudici mostrandosi in autoreggenti), cosa impedirà a quattro moralisti in giacca e cravatta di dettar legge su qualunque altro aspetto della tua vita (non mostrare dove vai in vacanza o fallo coperta dal telo mare, che altrimenti non sta bene).
Motivo numero tre. La battaglia per abolire l’ordine è non solo sacrosanta, ma necessaria. L’ordine dei professionisti altro non è che un retaggio medievale a lavoro per preservare privilegi e costruire un sistema chiuso fatto anche di “prelievi” forzati dalle tasche degli iscritti, che sarebbe meglio chiamare coscritti. Medici, non solo avvocati, e molti altri. Un sistema utile a inquinare il mercato, che vorrebbe dare il patentino senza spiegare perché proprio loro siano “la motorizzazione”. Parliamo di un establishment al riparo dalle dinamiche competitive. Questo, siamo abituati a credere, dovrebbe essere una garanzia della neutralità dell’organo, anzi, della sua santità. Invece è proprio il contrario. A differenza dell’arbitro dentro al campo, o del santo tra le genti, l’Ordine è come una terza squadra che si permette di giudicarne altre due. Il caso Demichelis non fa che confermare la natura politica dell’Ordine, legata a morali occhialute e bronci per cose che esulano dal lavoro. Se il capo di un’azienda licenziasse una persona per le sue foto su Instagram fuori dal contesto lavorativo, la gente insorgerebbe (e gli avvocati farebbero probabilmente a gara per difendere il caso al centro della “notizia della giornata”). Perché dovrebbe essere legittimo se a farlo è un ordine di professionisti nei confronti di una persona autonoma che sa scindere la propria professione dalla propria vita privata?