Dopo il via libera del consiglio di amministrazione Rai al pacchetto di nomine a direzioni di testate e generi proposto dall'amministratore delegato Roberto Sergio, sorge spontanea una domanda: dov’è finita l’opposizione? In particolare quella del Movimento 5 Stelle, visto che se il consigliere Alessandro Di Majo (in quota M5s) avesse votato contro non sarebbe certo passato (creando un precedente). La legge attuale, infatti, prevede che per bocciare le nomine dei direttori nel servizio pubblico siano necessari i due terzi dei voti. Proprio quello che sarebbe accaduto se il consigliere “grillino” si fosse opposto. Ma non è successo e questo ha portato alla nomina di Gian Marco Chiocci al Tg1 e Antonio Preziosi al Tg2 - oltre a tutta un'altra serie di nomine -, passati in cda Rai con il solo voto contrario della presidente Marinella Soldi, della consigliera in quota Pd Francesca Bria e del consigliere eletto dai dipendenti Riccardo Laganà. Di Majo si è invece astenuto, garantendo i tre i voti favorevoli sufficienti al via libera: dell'Ad Roberto Sergio e dei consiglieri Simona Agnes e Igor De Biasio. Mentre se si fosse verificata la parità sul tre a tre, il voto del presidente sarebbe valso due voti. Uno scenario che ha portato, in queste ore, anche alle dimissioni di Lucia Annunziata. Così, mentre in molti guardano al centrodestra che, scegliendo i direttori, sembra avviare ancora più in profondità il controllo diretto della tv pubblica (c’è chi la chiama “egemonia culturale”), in tanti dimenticano che una parte dell’opposizione sembra essersi accordata con la maggioranza. Come mai? E c’è forse una contropartita in ballo? Lo abbiamo chiesto a Michele Anzaldi, già deputato e segretario della commissione vigilanza Rai il quale, numeri alla mano, ci ha dimostrato che c’è qualcuno che sembra aver giocato sulle nomine senza tenere conto degli equilibri democratici.
Anzaldi, no trova curioso che una parte dell’opposizione non si sia, appunto, opposta a questo pacchetto di nomine proposto in Rai dal centrodestra?
Se il M5s avesse votato contro, o non passava o passava per lo 0,6 aprendo, però a possibili ricorsi, discussioni e comunque aprendo a un precedente mai avvenuto nella storia della Rai. Ma soprattutto non ci sarebbe mai stata la maggioranza in consiglio. Quindi, nella realtà, lo avrebbero bloccato.
Quindi tutti guardano al centrodestra accusandolo di mettere le mani su tutti i posti chiave, ma c’è chi, dall’altra parte della barricata, gli ha dato una mano…
Tutti strillano contro il centrodestra perché non hanno fatto i conti. La situazione è questa, numeri alla mano. Ma bisogna ricordare che il governo guidato da Giorgia Meloni fa quello che ogni governo ha sempre fatto con la Rai, il problema è l’opposizione che non fa l’opposizione.
Lei come se lo spiega?
Questa parte dell'opposizione che oggi non ha votato è quella che ha avuto l'onore di avere la presidenza della commissione di Vigilanza con Barbara Floridia. Per questo è ancora più grave, perché l’organo di massimo controllo è diventato l’espressione di quel partito che ha trattato.
Vede in quest’ultimo voto la trattativa rivelata fra centrodestra e M5s?
Certo, l’ho anche denunciato altre volte. Perché questo tipo di atteggiamento lascia sola l’altra parte di opposizione. Per esempio il Pd ha votato no e quindi rischia, di fronte alle scelte dell’amministratore delegato, di non avere nulla. Chiaramente sarà più disponibile a concedere qualcosa a chi lo ha aiutato. Ma in questo modo viene indebolita tutta l’opposizione.
Se ci fosse stata una trattativa come lei l’ha dipinto, sarebbe ancora più strano che a portarla avanti sia stato il M5s che proprio contro questo tipo di logiche era nato e aveva avuto grande consenso popolare, non trova?
Dovevano aprire il Parlamento “come una scatoletta di tonno” e ora hanno fatto passare un pacchetto di nomine tutto legato al centrodestra, con una direzione tutta al maschile, e così sembrano aver rinnegato i loro valori. Sarebbe stato un atteggiamento grave per ogni partito, ma certo per loro che dovevano guidare la “rivoluzione”, guardiamo un po’ cos’ha sortito…Sarebbe interessante sapere cosa ne pensano Roberto Fico o Barbara Lezzi che in passato si sono battuti contro queste logiche.
Un cittadino normale, che non fa calcoli legati ai voti o non conosce certe logiche di spartizione, ora si chiede se il merito sia ormai scomparso nelle nomine in Rai.
I curriculum dei nominati sono tutti di altro profilo, su questo non ci sono dubbi. Le faccio un esempio. Il neo direttore del Tg1 viene dall’Adnkronos ed è l’agenzia che ha più di ogni altra veicolato le mie denunce, per cui ha sempre fatto il suo mestiere. Ma faccio notare un altro aspetto. E cioè che peggio di così i Tg non possono andare, visto che, come segnala l’Agcom, danno a governo e maggioranza il 71% dell’esposizione mediatica. Mi sembra possa andare solo meglio…
In questo scenario è notizia di poco fa che Lucia Annunziata ha rassegnato le proprie dimissioni dalla Rai.
Mi pare che questo aggravi una situazione, come denunciato oggi dal Sole24 Ore che riporta una analisi del centro studi Frasi, che sottolinea come l’informazione in Rai sia ormai marginale e gli ascolti si equivalgono a quelli delle tv commerciali. Solo che da una parte si paga il canone dall'altra no. Così l’uscita dell’Annunziata dalla Rai è l’ennesima perdita per il pluralismo e per l’informazione, visto che era una delle poche giornaliste non criticabili per imparzialità.