“Bonus limone” ’sta minchia. È così che ha risposto Chiara Ferragni dopo il bacio tra suo marito – ripetiamo, suo marito – e Rosa Chemical, al commento di Fiorello (che sa nascondere dietro la leggiadria bombe atomiche: “Ma che te ridi, s’è vista la lingua”). Sì, dopo il bacio Chiara è salita sul palco, neanche così furiosa, ha allargato le braccia, e i due se ne sono andati nel retropalco, dal quale non è volato neanche una padella, neanche un materasso, neanche un vaso cinese: mi sembra un po’ poco per parlare di scenata, perché se è vero che le scenate, buona creanza vorrebbe, non si fanno in pubblico è anche vero che le corna, Fedez, a sua moglie, nonché madre dei suoi figli, gliele ha stampate in diretta televisiva e non una diretta qualsiasi: la diretta di Sanremo. E in questo caso la Ferragni sarebbe dovuta salire sul palco, infilare a pedate l’anal-plug così caro a Rosa lì dove va posto abitualmente (gli piace, non è violenza) poi prendere per un orecchio Fedez (non è violenza, da dove lo vuoi prendere Fedez?) portarlo a casa e come minimo rompere tutti i piatti di design.
Ora, adesso è vero che Fedez ha fatto tanto (a parole, certo) per la causa dell’identità di genere, per il ddl Zan e tutto quello che volete, ma il bacio con Rosa Chemical e l’alzata di spalle di Chiara Ferragni portano indietro di anni queste battaglie. Come se l’omosessualità, come si diceva una volta, fosse nient’altro che un “vizietto” (vederlo, a proposito, “Il vizietto”, con Ugo Tognazzi e Michel Serault, titolo originale “Le cauge of follex”, tradotto appunto ne “Il vizietto”, perché era così che all’epoca si chiamava l’omosessualità). Un’alzata di spalle, “sono senza parole” (con un sorriso), “bonus limone” sono reazioni che si manifestano, appunto, di fronte a un “vizietto”, tipo “vabbè stava mbriaco” oppure “e gnente s’era fatto un pippotto, non lo fa quasi mai”.
Perché di temi da sollevare a partire dal gesto (sia chiaro, parliamo del gesto, della sessualità di Fedez non me ne può fregare di meno, come della sessualità di nessuno, se non per difenderla ove fosse sotto attacco) ce ne sono parecchi: essere sposati con un gay o essere sposati con un bisessuale, che rappresentano problemi (e a volte tragedie) reali, il poliamore, la “coppia aperta” e via discorrendo.
Dice: non sono problemi da Sanremo. Bé, se a Rosa Chemical gli scatta la “botta d’amore” e si limona tuo marito, che ci sta, in diretta Sanremo, direi che sì, sono problemi da Sanremo. Liquidare il tutto come una “monelleria” mi sembra grave. A meno che non si voglia tornare all’epoca de “Il vizietto” che sì, era un film divertente e delicato, ma il 1978 non era proprio un’epoca che brillava per la libertà dell’identità sessuale.