Donne giganti, stateci attenti. Sono protagoniste di due fenomeni che stanno impazzando sul web. Da un lato la “macrofilia” è il nuovo trend delle parafilie (Barbara Costa su Dagospia ha scritto ampiamente delle “gigantesse” e come sia una delle categorie più ricercate sui siti allegrotti), dall’altro una grande riscoperta sta avendo “Age of Origin”, da sette anni sugli store, oltre 50 milioni di download, i siti di recensioni di videogiochi lo incensano per avere abbandonato il vecchio modello “simcity” (dove si devono costruire noiosissimi insediamenti) facendo largo all’azione vera e propria, mitra e cannoni, e dove gigantesse iperpoppute, senza reggiseno, con canottiere che poco lasciano alla fantasie, sono a capo degli zombie (e zombie esse stesse) e bisogna prenderle a cannonate facendo loro saltare in aria braccia, gambe, minnazze, pacchio e tutto l’ambaradan. Sono due facce del “femdom”, della dominazione femminile, che nel videogioco si spinge a tal punto da manifestarsi con il cannibalismo (se è una metafora è tostissima).

Se a molti uomini (e donne, ci mancherebbe) piace portare il masochismo all’estremo, erotizzandosi nella fantasia come se fossero rapiti da una King Kong che si arrampica su un grattacielo (simbolo fallico irraggiungibile), ci sono altri uomini (e donne) che invece vedono la minaccia di queste milfone sovrappeso che a ogni passo fanno tremare il terreno. E vai di cannonate! È strano però che laddove la macrofilia viene vista di buon occhio dal femminismo nostrano (altro che body shaming, qui la Donna Peppina che impasta metri e metri di pane mentre le tettone cadenti fino alle ginocchia sballonzolano provocando terremoti), esso invece non abbia sollevato alcuna obiezione contro “Age of Origins”, dove queste Monster Ripper (la famosa Wrestler detta anche “The Queen of the Trailer Park”) vengono smembrate mentre vogliono cancellare il genere umano. Purtroppo viene il sospetto che “Age of Origins” piaccia, piaccia non solo ai nerd, piaccia non solo agli appassionati di macrofilia (così come si odia ogni oggetto del desiderio, non c’è bisogno di Michael Foucalt per spiegarlo) ma piaccia anche alle donne e ai “femministi”, ossia gli uomini che si dedicano alla “causa” femminista. So già quale sarà l’obiezione: “Ma noi non ci occupiamo di videogiochi". Attraverso Age of Origins si mostra tutta la scollatura tra gli intellettuali nostrani e il nostro Tempo.

Laddove Chiara Valerio, in un sillogismo rotto, arriva a dire che “ogni donna viva è una donna sopravvissuta a un femminicidio” (e allora ogni umano vivo è un umano sopravvissuto a un terremoto) non ci sono più invece i Guy Debord, i Marshall McLuhan, gli Umberto Eco (con il suo splendente “Il superuomo di massa”), gli Oreste Del Buono. Incartati nelle loro discussioni autoreferenziali, semplicemente, non si accorgono del mondo, pretendendo però di agire su di esso (grande Alessandro Piperno, che non so dove – trovate il video in rete – ebbe a dire, più o meno, vado a memoria – “si è perso il gusto per la letteratura in quanto tale, oggi si pensa che bisogna adornarla di un qualche impegno civile”). Insomma: sono tutti così “impegnati” che si perdono il meglio, o il peggio, senza ricordare che il pop resta mentre l’impegno no: non vi dice niente il successo di Stranger Things? Viene il sospetto che nella famigerata “torre d’avorio” non ci sia il wi-fi. Cosa potranno fare adesso che si entrerà ufficialmente nell’epoca Skynet? Lo dice James Cameron. Sapete chi è o no?
