Immaginate di essere nei panni di Donald Trump. Direte voi: “Che figata, è l'uomo più potente del mondo e può fare tutto quello che vuole!”. Ci hanno in effetti sempre raccontato che il presidente degli Stati Uniti ha l'ultima parola in quasi ogni questione politica, geopolitica, economica e militare che abbia una qualche rilevanza internazionale. Attenzione però: se questa mattina vi siete effettivamente svegliati nei panni di Trump sarete come minimo frustrati scoprendo che in fondo, forse, non contate un ca**o o comunque meno di quanto vi avevano garantito. Non potrebbe essere altrimenti visto che Israele ha attaccato l'Iran con un raid senza precedenti nonostante, pochi giorni fa, The Donald avesse intimato l'altolà all'amico Benjamin Netanyahu: “Siamo abbastanza vicini a un buon accordo. Non voglio che (gli israeliani ndr) attacchino perché credo che lo farebbero saltare”. Poche ore dopo il vento era già cambiato: “Un attacco di Israele all'Iran? Non imminente ma possibile. Teheran si deve impegnare di più nei negoziati”. E infine la capitolazione: “Sapevo dei raid israeliani ma gli Usa non sono coinvolti”. Ma insomma, Trump non era quello che doveva portare la pace, risolvere le guerre in una manciata d'ore, negoziare con leader, presidenti e autocrati, e rendere la Terra un posto migliore? E non era Joe Biden, il suo predecessore, la mela marcia dentro la Casa Bianca che rischiava di condurre Washington verso una clamorosa Terza Guerra Mondiale con Russia, Cina e Iran?

In sintesi: Biden e i Democratici erano accusati di essere dei pericolosi guerrafondai mentre lui, Trump, era l'uomo che avrebbe salvato il pianeta dalla catastrofe. Con l'Iran è andata male. Con Israele ancor peggio. E non solo perché Tel Aviv ha fatto il ca**o che ha voluto attaccando Teheran ma anche perché Netanyahu, al netto dei richiami più o meno ufficiosi di The Donald, non ha fermato di un millimetro l'avanzata del suo esercito nella Striscia di Gaza. Sarà allora andata meglio con la Russia? Manco per idea. In campagna elettorale Trump aveva annunciato urbi et orbi che, se fosse diventato presidente, sarebbe riuscito a fermare la guerra in Ucraina in 24 ore e che avrebbe convinto Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky a sedersi attorno un tavolo per trattare. Risultato: Putin si è quasi sentito legittimato dal suo omologo statunitense mentre Mosca e Kiev continuano a combattere. Per la cronaca, l'Ucraina ha effettuato un blitz letale nel territorio russo mentre il Cremlino ha risposto con altri raid pesantissimi. Vabbè, dai, allora Trump avrà trovato un accordo commerciale con la Cina? Lo ha scritto sui social ma la verità è che Washington e Pechino sono tornati al punto di partenza, ovvero a prima che gli Usa decretassero dazi monstre nei confronti del Dragone. Altro che intesa: la situazione resta fluida, tesa, ambigua. A peggiorare il quadro troviamo i Paesi in via di sviluppo di America Latina, Africa e Sud Est Asiatico che stanno lavorando di sponda con la Cina, l'India che non intende allinearsi alla Casa Bianca e (questa è clamorosa) l'Unione europea che risponde alle minacce dell'amministrazione Trump.

Ok, allora possiamo dire che Trump ha risolto i problemi interni degli Stati Uniti? La risposta è sempre negativa. Anzi, l'ultima stretta sull'immigrazione ha scatenato violente proteste a Los Angeles che si sono diffuse in altri grandi centri urbani del Paese. Le scene di guerriglia urbana hanno fatto il giro del web spingendo alcuni osservatori a parlare addirittura di “guerra civile americana”. Esagerato? Probabilmente sì, o forse no, a giudicare dall'estrema polarizazzione che ha ormai contagiato la politica degli Usa. Trump può consolarsi con Elon Musk? No! I due non sono più “amici”. Il patron di Tesla, irritato per una misura del presidente che avrebbe danneggiato il business delle auto elettriche - o chissà per qualche altra ragione - si è dimesso dalla carica di Doge e ha litigato con The Donald. Altro che “uomo più potente del mondo”: in questo momento Trump è come se non fosse presidente degli Stati Uniti.

