Due anni senza Giulia Tramontano. La 29enne incinta di sette mesi era stata uccisa dal suo compagno, Alessandro Impagnatiello, il 27 maggio del 2023. Il 25 novembre 2024 l’ex di Giulia è stato condannato all’ergastolo per omicidio volontario pluriaggravato. Per l’ex barman adesso al via il processo d’appello il 25 giugno. Il delitto di Giulia avviene a Senago, nel Milanese. È la notte tra il 25 e il 26 maggio quando il compagno, Alessandro Impagnatiello, 30 anni, comincia a fare delle ricerche su Google: è l’1.56 della notte, a meno due giorni dall’omicidio di Giulia. Alessandro inizia a cercare sul browser del cellulare: "whatsapp web come uscire". E poi: "disconnettere dispositivi whatsapp web". La ricerca continua e cambia obiettivo, sono le 12.46: "alberto stasi bollate", ovvero il 39enne che viene condannato per l’omicidio della fidanzata Chiara Poggi, a Garlasco. Siamo a sabato, tutto precipita nel pomeriggio quando Giulia riceve la telefonata dell’altra ragazza, la fidanzata “parallela” del barman e compagno di Giulia. Lei, una 23enne italo-inglese e collega di Alessandro era ignara della convivenza ufficiale. Le due decidono di incontrarsi, Alessandro non si presenta all’appuntamento chiarificatore che avviene nel locale dove lui lavora. Ma le due ragazze si incontrano, si confidano l’una con l’altra. Sono le 18.26 quando Giulia sta per rientrare verso Senago da Milano e invia una serie di messaggi al compagno. È furiosa, i messaggi si susseguono: "Sono curiosa di sapere cosa ti inventerai ora". E poi, l’ultimo alle 18.30: "Sto tornando a casa. Fatti trovare". La 29enne durante la strada del ritorno riceve anche il messaggio su whatsapp dell’altra, la fidanzata “parallela”, che la invita a tenerla aggiornata. Di nuovo, alle 19, Alessandro riprende le ricerche col cellulare: "ceramica bruciata vasca da bagno". Nel frattempo Giulia arriva in via Novella, passa sotto la telecamera collocata davanti al box del condominio, dove i due convivono. Sono le 19.05. Da lì non uscirà più viva. Impagnatiello la uccide con 37 coltellate in salotto.

È lui, domenica 28 maggio 2023, a presentarsi in caserma per denunciare la scomparsa della compagna. Alessandro dice ai carabinieri che Giulia era uscita a comprare le sigarette e poi non è più tornata. Ma da subito gli inquirenti notano una serie di incongruenze. "C'è stato un tentativo di sviamento quando l'indagato manda messaggi all'amica della compagna dal telefono quando la vittima era già certamente morta", ha chiarito la pm Alessia Menegazzo. "L'analisi delle ricerche in rete ci ha consentito di comprendere le modalità con le quali l'indagato ha deciso di uccidere la compagna e di come di disfarsi del cadavere. Le modalità erano state pensate, studiate e organizzate. Per questo è stata contestata la premeditazione". Lo ha dichiarato in conferenza stampa la pm Alessia Menegazzo, titolare delle indagini dei carabinieri sull'omicidio di Giulia Tramontato. Il barman crolla nella notte tra mercoledì e giovedì del 30 e del 31 maggio 2023 a distanza di 72 ore dall’omicidio. A tradirlo il ritrovamento nella sua auto di alcune tracce biologiche, verosimilmente sangue, che hanno portato gli inquirenti a decidere di indagare il 30enne per omicidio volontario aggravato, occultamento di cadavere e procurato aborto. Il femminicidio è avvenuto tra le 19.05 e le 20 di sabato 27 maggio 2023. Agli inquirenti per il fermo del barman serviva solo di ritrovare il corpo di Giulia. Corpo che è stato ritrovato e che riportava anche segni di bruciature, è stato proprio l’uomo ad indicare il luogo del ritrovamento del cadavere. Il ritrovamento a mezzo chilometro dall’abitazione dove vivevano Giulia ed Alessandro, in via Monte Rosa. L’uomo ha confessato tutto, senza versare una lacrima. Ha provato a disfarsi del suo corpo bruciandolo due volte. La prima volta nella vasca da bagno di casa usando dell'alcol etilico, la seconda fuori dall'appartamento con la benzina. Dopo aver ucciso la compagna, si era recato dall’altra, prima tempestandola di messaggi e chiamate. Anche lei, collega di lavoro, che frequentava il barman da un anno, era rimasta incinta ma aveva interrotto la gravidanza. Giulia invece voleva quel bimbo che portava in grembo. Lei era nata a Sant’Antimo, nel Napoletano. Era impiegata in un’agenzia immobiliare a Milano e nel dicembre del 2022 aveva scoperto di essere incinta del barman, aspettava un maschietto che avrebbe voluto chiamare Thiago. Dopo alcuni ripensamenti da parte di Impagnatiello, già padre da una relazione precedente, e il dubbio se interrompere o meno la gravidanza, la coppia decise di tenere il bambino. “Lei lo avrebbe assolutamente tenuto. Però la vedevo piangere, non aveva appoggio dal suo compagno, si sentiva abbandonata”, ha raccontato una delle sue migliori amiche in aula. Eppure Impagnatiello iniziò ad avvelenare la sua compagna Giulia con veleno per topi, cloroformio e già mesi prima del femminicidio, così come hanno ricostruito le indagini del Nucleo investigativo dei carabinieri di Milano, coordinati dalla pm Alessia Menegazzo e dalla procuratrice aggiunta Letizia Mannella. E poi l’aggressione immediata del 27 maggio 2023 che non le diede scampo, uccisa da 37 coltellate. E del perché ha ucciso Giulia una risposta vaga ai giudici: "È una domanda che mi sono fatto miliardi di volte ma che non avrà mai risposta. Non c’è e non ci sarà mai un motivo per tutta questa violenza", ha detto Impagnatiello in aula, aggiungendo: "Rimasi impalato dietro di lei. Si voltò qualche secondo, la colpii al collo e cadde a terra... Non ha avuto modo di difendersi". Così ha dichiarato in aula durante il processo il 27 maggio 2024. Ha tentato anche di bruciare il corpo, lo ha nascosto, ma prima "andai a pranzo da mia mamma, avevo il corpo in macchina". E mentre Giulia era ancora in vita e dormiva cercò anche di avvelenarla: "Un chicco di topicida mentre dormiva. Non per farle del male, volevo provocare un aborto". E poi la condanna all’ergastolo che è arrivata il 25 novembre ma che non rappresenta una vittoria, così come ha spiegato la sorella di Giulia, Chiara, dopo la sentenza di condanna: "Nessuna donna ha vinto oggi. Lo posso dire con certezza. Vinceremo solo quando potremo camminare libere per le strade di questo Paese e ci sentiremo sicure e ci sentiremo soddisfatte della nostra vita e di quello che possiamo raggiungere". Ora la difesa di Impagnatiello chiede che vengano meno le aggravanti della premeditazione e della crudeltà e che all'imputato siano riconosciute le attenuanti generiche perché "non crudele, voleva uccidere solo feto". Staremo a vedere cosa verrà stabilito in appello mercoledì 25 giugno al tribunale di Milano.
