Messico, Kenya, Sudafrica, Civita di Bagnoregio. Queste, in rigoroso e sciagurato ordine cronologico, le location delle prime tre edizioni de La Talpa e dell’ultima, in onda su Canale 5 dopo 16 anni di stop, con una catastrofica prima puntata trasmessa ieri sera, martedì 5 novembre 2024. Ma non siamo qui a rimpiangere i fasti del passato, sarebbe stupido. Il passato è, appunto, passato, non esiste più. E poi troviamo fondamentale sottolineare quanto questo aspirante succedaneo de La Talpa non sia orrendo in maniera relativa, comparativamente a ciò che fu. Ma quanto sia orrendo in maniera assoluta, come programma a sé stante, senza bisogno di paragoni. L’impressione, e abbiamo scrutato l’abisso per intero fino a che l’abisso ha scrutato dentro di noi, è di trovarsi di fronte a una qualsiasi tappa di Pechino Express. Però senza budget, nell’esotica cornice della provincia di Viterbo e con Diletta Leotta al posto di Costantino della Gherardesca. E pensare che Mediaset pareva pure crederci con quei promo sparati ogni minuto durante gli slot pubblicitari, la frizzante ospitata della donna a cui “la bellezza è capitata” da Signorini al Grande Fratello la sera prima della sua partenza. Ma forse è proprio così: Mediaset ci credeva e ci crede davvero. Crede davvero nella morte dei reality, intendiamo. Perché Pier Silvio Berlusconi vuole ucciderli. Tutti (tranne quelli della De Filippi. Ma solo perché non può). Prepariamoci a un futuro nemmeno troppo lontano di amici di Maria e soap turche. Con i talk politici come unica oasi in cui la gente possa liberamente urlassi in faccia, conduttori compresi. È questa la tv che vogliamo?
Si è discusso molto della “linea editoriale contro trash ed eccessi” che sarebbe stata imposta da Pier Silvio Berlusconi a reality e talent. Lui ha smentito con fermezza tale rumor. E ha smentito con fermezza tale rumor in occasione della finale dell’ultima Isola dei Famosi, edizione vista giusto dai parenti stretti della conduttrice Vladimir Luxuria perché quelli dei naufraghi si dividevano tra lo studio della trasmissione e l’Honduras nel disperato tentativo di commuoversi ogni cinque minuti netti. Verrebbe da domandarsi chi se non Berlusconi Jr, però, abbia preso la ferale decisione di piazzare, per esempio, Cesara Buonamici come opinionista al Grande Fratello e per quale motivo, visto che nemmeno alla storica mezzobusto del Tg5 interessa alcunché delle beghe di quei buzzurri reclusi. Da due edizioni sta lì a scaldar la sedia controvoglia, pensando alle tovaglie di Fiandra, agli aggiornamenti Ansa che si sta perdendo, alla spesa per il giorno dopo. Mentre Alfonso Signorini si erge a faro morale della nazione perché è fondamentale, pare, che da quel reality escano sempre e solo “bei messaggi” di pace, amore e inclusione. Insomma, per come la vede Mediaset, i morti di fama del GF dovrebbero insegnarci a campare. Come no? Cotanta svolta predicante ha - incredibilmente - portato a percentuali Auditel sempre più risibili, con la scorsa edizione tenuta in piedi per un pelo dalla cornuta partenopea Perla Vatiero di Temptation Island impegolata nel suo infinito triangolo ottuso con l’ex fidanzato Mirko e la tentatrice Greta, sempre di Temptation Island. E così col trionfo finale della concorrente, Maria De Filippi ha vinto il Grande Fratello, chissà che prima o poi non possa venirle in mente di prendere in mano casting e programma per intero, già che c’è e che, tanto per cambiare, le riesce così bene. Intanto, l’Isola dei Famosi è morta, il GF non si sente troppo bene (ultima puntata al 17 % di share, 2 milioni di crani, minimo sindacale), La Pupa e il Secchione è andata in onda su Italia 1 solo per prendere per il culo Enrico Papi ed epurarlo dai palinsesti senza che potesse avere il barbaro coraggio di lamentarsene pubblicamente domandando come mai, ma chi saranno per fare questo a me (che ho raggiunto a stento l’1 % di share). In cotanta moria generale, c’era chi, tra i telespettatori, sperava davvero che La Talpa potesse risultare una boccata d’ossigeno. Invece, almeno la puntata d’esordio s’è rivelata camera a gas. Perfettamente in linea, va detto, col piano lucido che stiamo supponendo esistere nella mente di Pier Silvio. Cosa non ha funzionato nella funzionato nella prima puntata? Tutto.
Partiamo da una premessa importante, fondamentale: sappiamo che in Italia “non funziona così” - e lo sappiamo sulla nostra pelle, purtroppo - ma almeno in tv bisognerebbe rispettare una semplice, basilare regola aurea: se il budget non c’è, il programma non si fa. Punto e fine. Altrimenti ci si ritrova di fronte e undici concorrenti seduti in cerchio, fermissimi, che nella prima mezz’ora commentano il video della prova girata giorni prima sul sagrato di una chiesa a Civita di Bagnoregio, appunto. Con Diletta Leotta che si aggira tra loro fluttuando nell’oscurità come uno spirito dell’Ade mentre si produce nell’ammorbante telecronaca di ogni respiro di chi sarebbe in gioco e vorremo, magari, vedere in azione. Ma no, dicci di più Diletta, figurati se siamo qui per vedere qualcuno che si rotola nel fango, non sia mai, anche perché forse perfino il fango è fuori budget. E, di nuovo, se il budget non c’è, il programma non si fa. Punto e fine. Peccato perché il cast non sarebbe nemmeno malaccio: Marina La Rosa, la mitologica gattamorta del primo Grande Fratello graffia ancora ed è perfettamente in grado di far capicollare i nervi di chiunque le capiti a tiro. Gilles Rocca è un manzo permalosone rapito da se stesso e che soltanto del proprio ombelico parla, guai a distrarsi perché lui non è egoriferito, no no, è solo che si trova così interessante. Ottimo innesto pure Alessandro Egger, già visto a Pechino Express e Ballando con le Stelle. L’ex bimbo Kinder oggi sostiene di parlare coi fantasmi e soppesa “ragnatele energetiche”, in filo diretto col Paradiso. A un certo punto, sceglie volontariamente di farsi dare fuoco. Ma sopravvive. Lucilla Agosti non si tiene un cecio in bocca, Andreas Müller e Veronica Peparini s’amano, la modellona bionda non spiccica una parola d’italiano ma manda in ebollizione gli ormoni di tutti. Di carne a fuoco ce n’è, peccato per il fuoco. La presenza di un cast così forte e centrato, intanto, reso inoffensivo dal contesto, collabora alla demolizione del reality in sé: non sono i nomi, i personaggi o le personalità dei singoli a contare, a maggior ragione viene da pensare che sia proprio il pubblico a non volere più i reality. E concordiamo: la gente non vuole più i reality fatti male, accrocchiati a colpi di cazzuola e sputi. Nemmeno un paio di opinionisti a far caciare, ma pure soltanto un poco di ritmo, niente. Deve essere una messa, una eterna veglia pasquale officiata da Diletta Leotta.
Dopo una prima puntata di questo livello e deluso l’effetto sorpresa tipico dell’esordio, sarà ben difficile che in molti decideranno d’ammucchiarsi su Canala 5, martedì prossimo. A meno che nel nostro bel Paese ci sia più gente in battaglia con l’insonnia di quanta immaginiamo. Il secondo appuntamento, infatti, potrà pure essere da riesumazione del Telegatto - e dando un occhio ai promo non sembra malaccio, anzi - ma oramai siamo stati traditi, difficile tornare dove non ci si è trovati bene. E Pier Silvio, oramai lo abbiamo eletto villain di questa ipotetica guerra intestina e sotterranea contro i reality, gongola. Li sta portando a o inevitabile chiusura tutti agendo col favore delle tenebre fini a che un giorno, numeri alla mano, si troverà “costretto” a prendere determinate, spiacevoli decisioni in un futuro nemmeno poi così lontano. Tanto, ci sono le soap turche che costano tre croccantini possi e fanno impennare l’Auditel che manco Sanremo durante la settimana santa, a momenti. Se, anno del Signore 2024, ancora non sappiamo chi abbia ucciso l’uomo ragno, di certo possiamo sospettare colui che si sta muovendo, non a caso oramai da un paio di stagioni, per trasformare Mediaset in un monastero di informazione e “divertimento” da oratorio estivo, ossia poco e sempre imbarazzante. Nessuno, prima della messa in onda, può aver guardato quella prima puntata de La Talpa che, tanto per cominciare, inizia con mezz’ora di gente seduta al buio in un giardino disperso nella provincia di Viterbo e aver pensato fosse cosa buona. Buona abbastanza da piazzarla in prime time sul serio, con lancio promo tutto fanfare e schiamazzi ogni minuto nella settimana della vigilia. Nessuno lo avrebbe pensato, figuriamoci fatto per davvero. A meno che non avesse altri piani. Chiaro, no? Pier Silvio non voleva solo rovinare i reality, voleva avere il potere di vederli fallire. Ed eccoci qua, al capolinea.