Davvero la pirateria dello streaming influisce in maniera decisiva, in Italia, in quello che sembra essere un crollo degli abbonamenti a Sky e Dazn (anche per questo Diletta Leotta andrà a La Talpa?) È solo una questione di costi oppure c’è di mezzo la “cultura” (tipicamente italiana, direbbero alcuni) che porta gli spettatori a cercare strade alternative e illegali? Per Paolo Ziliani queste sono domande che non colgono il punto. O che quantomeno non sono in grado di esaurire un discorso sulla crisi del calcio italiano, evidenziata dalla disfatta all’Europeo. Il vero nemico da combattere, per Ziliani, non sono dunque i pirati televisivi (quelli del “pezzotto”), “che due recenti studi – uno italiano e uno Ue - hanno dimostrato essere un'autentica bufala (l'Italia è il secondo Paese europeo più virtuoso dopo la Germania: e chi ricorre alla visione illegale lo fa per assistere a serie televisive e film, e molto meno per vedere le partite)”. Le “eminenze grige” del nostro calcio dovrebbero invece prendersela con gli agenti di mercato, “quelli che due volte l'anno, durante il mercato estivo e invernale, partono coltello tra i denti all'assalto della bagnarola della Serie A depredandola a più non posso e ritirandosi con bottini ogni anno sempre più ricchi”. Ziliani cita un dato: “Nel 2023 i club italiani hanno stabilito il nuovo record in fatto di commissioni pagate agli agenti con 220,2 milioni”, quasi 15 in più di quelli spesi nel 2022, che ammontavano a 215,7. Una spesa che è dunque in crescita e che sta danneggiando in maniera grave il nostro campionato. Anche per questo, nell’articolo uscito sul Fatto Quotidiano, Ziliani definisce “ridicoli e cialtroni” i dirigenti e gli addetti ai lavori italiani.
“Abbiamo le pezze al cu*o eppure siamo quelli che più di tutti in Europa scialacquano risorse (leggi: soldi) che escono dal circuito per non farvi più ritorno”, prosegue l’ex difensore. Le commissioni degli agenti, negli ultimi otto anni, hanno pesato per il 7,16% (1,51 miliardi di euro) sull’intero fatturato dei club di serie A (21,1 miliardi). E il confronto con il calcio inglese, il più ricco e il più seguito? “Se le ‘stecche’ fossero disciplina olimpica saremmo medaglia d’oro in barba ai fortissimi e favoritissimi inglesi che pur fatturando 45,8 miliardi hanno lasciato agli agenti una percentuale di due punti inferiore: il 5,45% che corrisponde per loro a una spesa di 2,5 miliardi”, così recita il report che anche Gabriele Gravina deve aver firmato. Alla “dabbenaggine non c’è mai fine”, insiste Ziliani, che sottolinea come i tre club messi peggio in questa classifica siano anche quelli con i bilanci più in rosso: la Juventus, che “da sola vale il 20% dell’intero monte commissioni”, ha speso 293,4 milioni in otto anni; l’Inter è in seconda posizione con il 12,62% di peso complessivo e 190,8 milioni; la Roma si ferma al terzo posto con 165,5 milioni (10,94% sul totale del monte commissioni). Insomma, cifre che avrebbero permesso, se risparmiate, di essere più competitivi sul mercato, considerato i prezzi di stelle come Jude Bellingham, Lamine Yamal o Nico Williams, per citare i tre ricordati da Ziliani. La guerra, però, è contro quelli del pezzotto: “L’importante è far sapere in giro che la pirateria uccide il calcio. Le ‘stecche’ (magari ridistribuite) invece lo rinvigoriscono