Ci sono casi di cronaca che non scompaiono mai del tutto dall’immaginario collettivo. Vuoi per la brutalità del crimine commesso, per l’incertezza su chi sia realmente il colpevole, o per quel film o quella serie che ha reso l’omicidio, o gli omicidi, una storia per sempre impressa su pellicola, da guardare a ripetizione. O, più banalmente, perché in Italia c’è un affezione crescente e provata nei confronti della nera. Gli omicidi affascinano. È questo il caso del Mostro di Firenze, il killer delle coppiette che negli anni 60, 70 e 80 ha letteralmente seminato il panico. Un caso di cronaca in cui l’interrogativo se l’assassino sia realmente Pacciani non è mai svanito del tutto. Un mistero mai risolto che è stato affrontato anche durante Pulp Podcast, condotto da Fedez insieme a Mr. Marra su Youtube, in cui è stato letto un documento che fino a questo momento non era mai stato reso noto. Un documento che Annamaria Mazzari, che fino al 2004 era nota come Suor Elisabetta, nonché assistente spirituale di Pietro Pacciani in carcere durante il periodo processuale, ha consegnato direttamente alla redazione del podcast. Un documento che contiene una lista di nomi, o meglio, come ha raccontato lei stessa “una squadra della morte, che comprende sette profili con un unico obiettivo". Secondo l’ex suora, che sostiene l’innocenza di Pacciani da sempre, l’uomo non avrebbe fatto parte di questa squadra dell’orrore, pur avendone conosciuto i membri. "Questi sono i nomi: Rodolfo Fiesoli, Luigi Goffredi, Rolf Reinecke, "Duca", Joe Bevilacqua, Francesco Calamandrei, Francesco Narducci, Giulio Cesare Zucconi". Un documento da interpretare in cui, accanto ad ogni nome, appaiono sigle e cifre (L5, LO, L7). Si tratta di importi in lire, la valuta vigente in Italia prima dell’ingresso dell’euro. Ma un particolare salta subito all’occhio. Un nome, quello del "Duca", appare barrato e senza nessun appunto vicino. Perché? Un documento che, il rapper ha subito sottolineato che "non si tratta di una prova di colpevolezza, ma rappresenta un reperto che pone legittime domande investigative".
E ancora: “Nessun nome è casuale. Ciò che rende il foglio di straordinaria rilevanza è un fatto oggettivo e senza precedenti nella storia delle indagini sul Mostro di Firenze: tutti i soggetti elencati sono stati, negli anni, direttamente o indirettamente coinvolti nell'orbita delle indagini o dei processi relativi al Mostro di Firenze". Quindi, durante la puntata di Pulp Podcast, si è ipotizzato che possa esserci un qualche legame tra i vari nomi, un qualcosa che magari a prima vista non appare come evidente, ma che potrebbe aprire a nuovi scenari mai davvero considerati. Non tutti i nomi però non dicono niente, come quelli di Francesco Narducci e Francesco Calamandrei. Narducci, medico morto in circostanze misteriose, entrò nell'inchiesta bis sul Mostro, ma non è mai stato stabilito un suo diretto coinvolgimento con i crimini. Calamandrei, invece, è stato processato, poi assolto, con l’accusa di essere uno dei mandanti del killer. Il Mostro di Firenze si è macchiato negli anni di ben otto duplici omicidi. I suoi bersagli? Le coppie di fidanzati appartate in auto. Tra i vari possibili presunti assassini presi in considerazione spicca il contadino Pietro Pacciani, è lui quello che tutti ricordano, insieme ai suoi "compagni di merende" Mario Vanni e Gianni Lotti, accusati per quattro degli omicidi del Mostro di Firenze. Pacciani non ha visto la fine del processo, perché morì prima del secondo appello. Eppure, a distanza di tanto tempo, che sia realmente lui il killer delle coppiette rimane un mistero. Troppi dubbi e troppe poche prove, di quelle schiaccianti che ti inchiodano. Alla fine della puntata è stato letto l'esito della perizia condotta dal professor Giovanni Bottiroli, dirigente del Cnr: "Non vi sono segni che smentiscano la datazione del documento almeno agli anni '80 e l'effetto di "doppia battitura" presente sul foglio potrebbe derivare dall'uso della carta carbone, tecnica comune all'epoca per produrre copie multiple dello stesso documento. Si è potuto accertare che non sono riscontrabili elementi relativi alla natura materiale del documento che possano contrastare con la collocazione in tempi assolutamente non recenti. Il supporto cartaceo, per caratteristiche composizionali oltre per motivi storici, è da collocare in un periodo attorno agli anni che precedono la metà degli anni '70: l'applicazione della stampa offset alla carta, utilizzata per le diciture Ige, risale all'inizio del secolo scorso; la stessa carta, per composizione, è del tutto compatibile con il periodo in cui si colloca in virtù dell'uso fatto. La compilazione del documento nel suo complesso è stata realizzata mediante ricorso a macchina per scrivere (Olivetti Lettera 32) in uso a partire dal 1963. Lo stesso aspetto del tratto dattiloscritto induce a non ritenere possibile una sua collocazione temporale in tempi recenti, dell'ordine della decina di anni". Cosa nasconde davvero questo documento? E se fosse la strada per arrivare al Mostro?