A un mese dall’omicidio di Sharon Verzeni i carabinieri hanno arrestato Moussa Sangare, trentenne italiano di origini marocchine, che ha confessato di aver commesso il delitto: “Sono stato io a uccidere Sharon. L'ho uccisa tanto per farlo. Ho avuto un raptus improvviso. Non so spiegare perché sia successo. Volevo eliminare qualcuno”. Gli inquirenti hanno poi individuato il coltello usato come arma del delitto, seppellito vicino l’argine del fiume Adda, mentre gli indumenti che indossava al momento dell’omicidio sono stati ritrovati, dai sommozzatori, dentro un sacchetto lanciato da Sangare nel fiume. All’interno anche tre coltelli. Il giornalista e criminologo Michel Emi Maritato, è tornato a esprimersi sull’omicidio di Sharon dopo l’arresto del reo confesso: “È improbabile che un personaggio del genere possa infliggere delle coltellate, senza essere ripreso da tutte le telecamere della zona, con grande maestria, per poi essersi lasciato riprendere solo quando fugge? Nelle telecamere lo si vede scappare, ma non lo si vede arrivare in bicicletta?”.
Secondo la ricostruzione l’assassino avrebbe colpito Sharon cogliendola di sorpresa, mentre camminava con le cuffiette nelle orecchie: prima l’afferra con forza per un braccio e poi la colpisce. Quattro coltellate: una al torace e tre alla schiena. “Davvero improbabile, il killer dev’essere un professionista, un mitomane evidentemente, a mio parere è un assassino che si è rifatto al Mostro di Firenze”. La cui storia è tornata recentemente a riempire le prime pagine dei giornali, visto il nuovo Dna che potrebbe finalmente condurre al colpevole degli omicidi. “Questo killer infatti ha cominciato ad uccidere esattamente il 29 luglio 2024, data che coincide con il primo delitto di cui fu accusato il Pacciani, il giorno di Santa Marta, stesso giorno in cui è stata uccisa Sharon Verzeni. Quel giorno il Mostro di Firenze cominciò la sua linea di sangue, quindi lui, il killer di Sharon, ha probabilmente terminato la sua linea di sangue, iniziata da Yara, per cui non ci saranno più omicidi”. E conclude: “Siamo fiduciosi che la magistratura confronterà il Dna del presunto assassino del delitto Verzeni, con quello rilevato su Yara Gambirasio”. Accadrà davvero?