Emmanuel Macron due settimane fa ha detto che “l’Ue potrebbe morire, siamo in un momento molto importante”. Diciamoci la verità: l'Europa non è pronta al futuro. Non è pronta se vincerà Donald Trump e le toglierà dalle braccia molte stampelle, non è pronta se vincerà Kamala Harris e continuerà a inondare l'Occidente del capitalismo senz'anima, ma pieno di guerre, nascosto dietro all'ideologia woke. Non è pronta a nuovi equilibri, ma non è pronta neanche a lasciare gli equilibri così come sono. L'Europa così com'è essenzialmente non è pronta neppure a se stessa. Aveva davvero ragione Macron, e siamo già oltre l'emergenza. In Italia se ne parla pochissimo, non c'è l'abitudine a sentirsi parte del sistema europeo. Al massimo si usano slogan come “vogliamo più Europa!”, ma pochissimi si spingono a cercare di definire anche “quale Europa” si debba costruire, cercando di capire prima cosa abbiamo sbagliato e come siamo finiti in questo costante declino del peso politico, di sicurezza, economico, sociale, culturale e demografico.
Un modo per invertire la rotta del futuro è cambiare strada, trovare nuovi sapori che possano dare un gusto diverso alla zuppa europea. Ecco allora una “ricetta” - imperfetta, apolitica, più sognata che pensata, scritta da un poeta che di politica non capisce nulla – per trovare questo gusto diverso.
Ingredienti:
1) Indipendenza. Il primo e fondamentale ingrediente è che l’Unione Europea esista come insieme di volontà e istanze dei paesi che la compongono e non come ufficio estero di altre superpotenze. L'Europa deve pretendere di non fare interessi americani, russi o cinesi, ma di essere essa stessa una superpotenza indipendente, capace di difendersi e di far sentire la propria voce nello scenario internazionale. Il primo passo per intraprendere questo cammino è liberarsi dalle fumose ideologie che il vento spinge da Oltreoceano, ritrovare le proprie identità e la propria consapevolezza.
2) Gli Stati membri hanno tutti la stessa dignità. Non si può sperare di avere un colosso solido se è instabile sin dalle fondamenta. Nessuno può essere orgoglioso di appartenere a una istituzione in cui comandano essenzialmente Francia e Germania e chi si accoda al loro carattere e alla loro estetica. Per fare l'Europa bisogna che ci sia spazio per tutti i caratteri e tutte le estetiche, in modo paritario. Serve la capacità di costruire una cooperazione che rispetti le differenze, le peculiarità e le anime di ciascuno Stato membro. Altrimenti l'Unione Europea rimarrà sempre e solo il mastodonte burocratico che cerca di imporre delle uguaglianze giacobin-socialiste. E questo può piacere solo ai giacobini e ai socialisti.
3) Gli euroburocrati devono scendere dall'Olimpo. Non è possibile che l'Unione che mette insieme le più importanti democrazie del mondo sia stata data in mano a burocrati privi di legittimità democratica che prendono le decisioni che contano al posto dei leader nazionali democraticamente eletti. Serve condivisione, condivisione profonda delle decisioni, soprattutto in campo economico e nella politica estera. Perché questo accada è necessario anche che il Parlamento europeo trovi la propria ricetta per riflettere realmente i risultati elettorali, recentemente abbiamo scoperto non essere esattamente così: agitando i soliti spettri, intere famiglie politiche oggi vengono escluse dal processo decisionale, ignorando la volontà di decine di milioni di elettori.
4) Le frontiere dell'Europa non sono solo frontiere dei singoli paesi, sono frontiere comuni, perché da ogni paese chi entra può andare ovunque. E quindi l'Europa deve dotarsi di un esercito europeo forte che possa garantire robusti controlli alle frontiere per difendere la propria pace e sicurezza in un ordine mondiale in cambiamento. La fallimentare e folle politica migratoria, attuata in nome di una inclusione che poi non c'è, sta distruggendo alla base il patto fra cittadini e istituzioni.
5) Un occhio alle nuove energie. Investendo nelle regioni in via di sviluppo e proseguendo con l'allargamento l'Unione Europea può trovare quelle energie che nel continente sembrano essere state congelate. Occorre definire uno scenario di adesione realistico per i paesi dei Balcani occidentali e dell'Europa orientale che desiderano aderire alla Comunità.
Forse una ricetta troppo saporita, forse non gradita a molti. Ma questo è il sogno di un poeta che non sa nulla di politica.