Niente più biscotti. Zero zuccheri, senza Coca Cola. Mancano anche gli occhiali (speriamo non da vista). Aboliti anche i peluche per Leone e Vittoria. Chiara Ferragni ha provato a recuperare con gli Hotel: ha postato, infatti, alcune foto e stories mentre era in vacanza all’albergo diffuso Hotellerie De Mascognaz di Champoluc in Valle D’Aosta, ma la struttura pare non aver ripreso nessun contenuto sui suoi social. La stessa Ferragni, ha specificato sul suo profilo che non si trattava di una collaborazione a fini commerciali e, per questo, ha aggiunto l’hashtag #noadv. Come sottolinea il presidente di Consumatori.it, Massimiliano Dona, questo potrebbe non essere sufficiente: “Non manca un hashtag nel post di Chiara Ferragni?”. Prosegue Dona: “Va aggiunto anche un hashtag se la celebrity è ospitata gratuitamente in quella determinata struttura. In questo caso l’hashtag della trasparenza è #suppliedby”. Eppure, questa seconda indicazione è assente. Ma è l’ennesimo scivolone o dietro c’è dell’altro? E, soprattutto, perché Chiara ha deciso di non farsi pagare? “È molto probabile che si tratti di un esperimento”, spiega Dona, “voleva verificare che effetto fanno i suoi post”. L’esperimento in questione, però, non è andato nel verso giusto. Infatti, in un’intervista per Gambero Rosso, una manager dell’albergo ha dichiarato che, dopo aver ottenuto il via libera da Chiara per pubblicare una sua foto, i commenti offensivi erano diventati troppi: “Nella notte è successo il pandemonio, ci sono arrivati centinaia di insulti, e abbiamo dovuto rimuovere il post”. Ovviamente, ci tiene a sottolinearlo la dipendente dell’hotel, non si è trattato di un’operazione commerciale: “Assolutamente nessuno sponsor! La signora ha pagato e abbiamo la relativa fattura”. A ogni modo, l’Hotellerie De Mascognaz ha preferito non rischiare ed evitare la pubblicazione di altri contenuti. Ma questo è solo l’ultimo della lista (che, probabilmente, è destinata ad allungarsi) di brand e società che hanno preferito creare il vuoto tra loro stessi e Ferragni. Tra questi, dicevamo in apertura, c’è anche Oreo. Pochi giorni fa, la società che detiene il marchio ha dichiarato che “l’accordo di collaborazione tra Oreo e Chiara Ferragni comportava che la Sig.ra Chiara Ferragni disegnasse un packaging in limited edition di Oreo Double, in vendita da Marzo 2020 per un breve periodo e da noi venduto alla grande distribuzione allo stesso prezzo di cessione del prodotto standard”. Di cenni sulla beneficenza, dicono, nessuna traccia: “La Sig.ra Chiara Ferragni ha deciso autonomamente, al di fuori dell'accordo commerciale in essere, di donare in beneficenza l'ammontare derivante dai proventi della vendita della parte della capsule collection nella sua disponibilità”. La polpetta avvelenata, quindi, è rimasta nel piatto dell’influencer.
Sulla stessa frequenza è sintonizzata anche Trudi, la società produttrice di giocattoli per bambini che aveva creato la “bambola Ferragni”: l’azienda si è detta “estranea a qualsiasi attività di beneficenza o altra iniziativa sviluppata autonomamente da Tbs Crew – Chiara Ferragni", e che il "packaging e la bambola stessa non hanno mai riportato alcuna comunicazione riferente ad azioni di beneficenza o altro”. Stessa solfa: noi non c’entriamo niente. L’associazione che, a detta di Tbs Crew, avrebbe ricevuto la donazione è Stomp Out Bullying. La presidente di quest’ultima, Ross Ellis, non ha perso tempo e a Zona Bianca ha chiarito: “Non so chi sia questa donna. Non abbiamo mai ricevuto una donazione”. E la Coca Cola? Da gennaio sarebbe dovuto andare in onda uno spot con protagonista proprio Chiara Ferragni. Il materiale girato nel 2023, però, non faceva più parte dei piani dell’azienda: “Al momento non prevediamo di usare questi contenuti”. Ma c’è stata anche la marca di occhiali Safilo a scaricare The Blonde Salad. “Safilo Gruop annuncia l’interruzione dell’accordo di licenza per il design, la produzione e la distribuzione delle collezioni eyewear a marchio Chiara Ferragni, a seguito di violazione di impegni contrattuali assunti dalla titolare del marchio”. “Impegni contrattuali” non meglio definiti che, come riporta IlSole24Ore, sarebbero riconducibili “alle clausole di ‘buona condotta’ invocate dopo la decisione dell’Antitrust di colpire Ferragni con una multa di 1,075 milioni di euro”. Coca Cola, Oreo, Safilo e Trudi: il tutto cominciò con un pandoro rosa ed è finito (per ora) con centinaia di insulti sulla pagina Instagram di un hotel. Chiara Ferragni sta così così, e pure suo marito accusa colpi in continuazione: prima la gaffe sull’hater spammato in diretta a Muschio Selvaggio, poi il Codacons che ha vinto in tribunale proprio contro il rapper. “Pubblicità occulta” e frasi omofobe: sono queste le questioni chiamate in causa dall’associazione. Si ricorderà, la disputa risale al Concertone del Primo Maggio 2021, dove Fedez sfoggiò un cappellino Nike e diede battaglia alla Lega sul ddl Zan. Un duro inverno, quello dei Ferragnez. Un gelo che entra nelle ossa (e nel conto) e che non accenna a finire.