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Ecco perché Jannik Sinner dovrebbe fare causa all’Italia (e noi dovremmo pagarlo)

Riccardo Canaletti

1 febbraio 2024

Jannik Sinner dovrebbe pagare le tasse in Italia? Ma se siamo noi che dovremmo pagare lui. Ecco perché dovrebbe fare causa al nostro Paese e mettersi all’asta per vendere la sua immagine

di Riccardo Canaletti Riccardo Canaletti

Sinner dovrebbe fare causa all’Italia. Chiedere quanto più possibile allo Stato italiano. Accusare di furto d’immagine il nostro Paese, chiedere un risarcimento danni. Sono giorni che si parla di quante tasse dovrebbe pagare Sinner e dove, se a Montecarlo (come dice la legge) o in Italia (come dicono i comunisti). Ma nessuno dice che è l’Italia che dovrebbe pagare le tasse a Sinner. Pagargli il servizio offerto alla Nazione, per altro in modo involontario. Il successo, gli introiti, il pubblico, l’immagine del tennis italiano nel mondo, la televisione e i giornali. Quanto fa guadagnare Sinner al sistema Italia? La sua vittoria è un vanto di Stato senza che lo Stato c’entri nulla e il suo successo si estende a tutta la Penisola, nonostante i meriti siano, al massimo, dell’Alta Pusteria e di Montecarlo. Insomma, siamo noi a dovere qualcosa a lui. In fondo l’immagine del campione è una merce come un’altra, può essere messa a frutto. Sinner dovrebbe chiamare a processo la Nazione e chiedere gli arretrati. O d’ora in poi chiedere un abbonamento mensile per essere usato come simbolo italiano. Foto con il tricolore? Costa… Foto con Mattarella? Costa… Dovrebbe mettersi all’asta, vedere fino a quanto può arrivare in base ai Paesi offerenti. L’Italia non dovrebbe avere prerogative o vie preferenziali. Poi Sinner potrà scegliere. Essere italiano per qualche milione di euro, o austriaco o arabo.

Jannik Sinner
Jannik Sinner

Siamo abituati a immaginare il contrario. Chiunque deve qualcosa e sempre dovrà qualcosa allo Stato e alla comunità. Una sorta di patto infrangibile, che non può essere estinto in nessun modo. Non esiste individuo al di sopra dello Stato, ma neanche al di sopra degli altri. Questo nonostante lui, nello sport, sia al di sopra di tutti. Peggio ancora, non esiste individuo che possa sentirsi libero. I tuoi meriti non sono tuoi, li devi a mamma Nazione e cugini contribuenti. Se vinci il primo premio distribuiscilo, se guadagni di più, restituisci, “non sei solo”. Ricorda il mantra di qualche romanzo distopico in cui, qualsiasi cosa succede, resti parte dello Stato, materiale organico che gli appartiene. Ma è il contrario. Non sei solo, cioè non esisti. Per guadagnare con Sinner non abbiamo bisogno che parli italiano (lo fa), che vada in visita dalla premier e dal presidente Mattarella (lo fa), che paghi le tasse in Italia. Per guadagnare con Sinner dovremmo pagarlo, offrire in cambio della sua figura più di altri Stati. L’unica tassa buona è la tassa volontaria, cioè nessuna. Ma i prezzi, quanto si è disposti a pagare per un bene, sono tutta un’altra storia. In televisione e sui giornali si rimballano i falsi moralisti citando sportivi virtuosi che pagano le tasse nel loro Paese (il loro Paese, magari, è la Svizzera e non un Paese con una delle pressioni fiscali più alte d’Europa) mentre di vera morale se ne fa poca e di veri principi morali non si parla più. Un principio morale? Il diritto di muoversi. L‘immigrato economico può spostarsi in Italia in cerca di maggior fortuna, perché Sinner non può fare lo stesso spostandosi in un Paese economicamente più virtuoso? Un altro principio morale? Rispettare gli scambi volontari. Al contrario, rispettare prelievi ottenuti con la minaccia (spesso del carcere) non va bene. Noi cerchiamo in ogni modo di trovare una logica in un discorso intorno alle tasse di Sinner, ma nessuno che abbia proposto una soluzione basata sullo scambio volontario: Sinner, la tua immagine la compriamo.

Jannik Sinner
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