"Quindi non andrai a Sanremo?". Secondo quanto riportato dal Messaggero il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni avrebbe chiesto a Jannik Sinner - durante l'incontro avvenuto ieri al suo rientro in Italia - le reali intenzioni dopo l'invito di Amadeus a prendere parte al Festival di Sanremo. "No, mi devo allenare" avrebbe risposto Sinner, spiegando in poche parole il senso del suo successo e di quella normalità che tanto ha conquistato gli italiano nel corso degli ultimi mesi, esplosa questo fine settimana con la vittoria agli Australian Open.
Una felicità che, in perfetto stile italiano, ha però subito trovato spazio per le polemiche. Già, perché non ce la possiamo fare - noi italiani - a goderci un successo storico come l’incredibile vittoria di Jannik Sinner, primo tennista italiano della storia a vincere gli Australian Open nel singolare maschile. La gioia non ci basta, dobbiamo scavare a fondo, trovare gli errori in una grandezza che deve per forza nascondere qualcosa, in una mentalità molto italiana che da sempre prende il meglio del nostro sport e gli punta il dito contro, qua criticando atteggiamenti antipatici e arroganti (caso più emblematico quello di Federica Pellegrini) e là andando a scavare nel gossip (Berrettini che non vince per colpa della vita fuori dal campo, non certo per i problemi fisici e gli infortuni) o nelle scelte personali (dalle residenze all'estero ai cambi di allenatori).
Jannik Sinner a questo atteggiamento è già abituato da tempo. Nonostante la sua popolarità sia cresciuta enormemente in questi mesi infatti il tennista italiano conosce fin troppo bene i colpi della stampa che nel 2023 lo ha criticato duramente per le scelte sportive - come la mancata partecipazione alle qualificazioni di Coppa Davis - o per non aver ancora “vinto nulla di importante”, o anche per essere “poco italiano”, come se ci fosse una scala di italianità, dei precisi valori da possedere per ritenersi tale. Dopo la vittoria della Coppa Davis e del primo Slam le critiche non si sono placate ma - nonostante in molti siano saliti sul carro dei vincitori - per Jannik c'è sempre spazio per critiche al vento.
I motivi di tanto accanimento sono spesso incomprensibili, ma questa ricerca del presunto lato oscuro del campione è un qualcosa che appartiene alla cultura italiana, forse per invidia, più probabilmente per quella convinzione di essere più intelligenti e furbi degli altri, di aver visto ciò che gli altri non sono stati in grado di vedere, trovando motivi per screditarlo a tutti i costi quando il resto del Paese sorride e festeggia davanti a una gioia grande come solo quelle dello sport sanno dare.
Un'operazione - di stampa e utenti del web - che va a screditare la popolarità di un personaggio, andando a incrinare (in molti casi) anche la sicurezza dello sportivo. Per Sinner, a soli tre giorni dal grande successo, le polemiche sono su più fronti: l'aver incontrato la Premier Giorgia Meloni, accusata di essere saltata sul carro del vincitore, l'aver rifiutato l'invito di Amadeus a prendere parte al Festival di Sanremo e - ovviamente - la tanto discussa residenza di Sinner a Montecarlo, Paese in cui vive regolarmente e in cui si allena da anni in totale libertà.
La polemica più comica di tutte però, ha riguardato l’annuncio della vittoria di Sinner, e quindi i giornali, colpevoli, secondo molti utenti sui social, di aver riportato la notizia in modo non corretto, ovvero parlando di Sinner come il primo tennista italiano (senza specificare il genere) ad aver vinto uno Slam dai tempi di Panatta. Dove starebbe l'errore? Ovviamente se parliamo di tennisti in generale, nel maschile e nel femminile singolare, l'ultima vittoria di uno Slam risale al 2015 quando in una finale tutta italiana Flavia Pennetta vinse il titolo su Roberta Vinci. Ma qual è il problema? Che leggendo con attenzione i giornali - in particolare La Repubblica, quello maggiormente preso di mira da tali critiche - si può notare immediatamente come invece i successi di Schiavone e Pennetta siano messi in evidenza, e come il tema del "tennis maschile" (da qui il riferimento a Panatta) sia più volte specificato.
Ha senso quindi attaccare senza entrare nel merito, basare discussioni e sentenze su provocazioni senza radici (come "contano solo i maschi, allora?" o "non sei italiano se non paghi le tasse in Italia")? Oggi è il caso di Jannik Sinner, che con le spalle dritte di un ragazzo abituato al duro lavoro sembra non farsi toccare da inviti patinati come quello di Sanremo e critiche feroci come quelle riguardanti la sua residenza, ma domani toccherà a qualcun altro. E mentre fuori dai confini del nostro Paese gli atleti di successo vengono difesi fino alla morte, in Italia la caccia a chi fa emergere il "lato oscuro" del ragazzo più amato d'Italia è aperta. Avanti, con la prossima polemica.