Ma che cos’è un colpo di stato? Un’operazione che viene messa in scena improvvisamente, attraverso la quale un individuo o un gruppo si impadronisce dei poteri governativi, sostituendo i suoi rappresentanti ufficiali. Ecco cosa è accaduto sessant’anni fa, il 22 novembre 1963, nella Dealey Plaza di Dallas. Nessun pazzo isolato ha tolto la vita a John Kennedy, perché l’obiettivo reale era un altro: cambiare la linea politica presidenziale americana. C’è da dire che dopo la sua morte la coscienza nazionale statunitense è cambiata. L’innocenza è sfumata via in un drammatico susseguirsi di eventi, come la morte di Martin Luther King e di Robert Kennedy, gli orribili nove anni di guerra in Vietnam, lo scandalo del Watergate e, più recentemente, il crollo delle torri gemelle l’11 settembre 2001. Ed è partendo da questo contesto che Jim Garrison, procuratore distrettuale di New Orleans al tempo della morte di JFK e negli anni immediatamente successivi, nonché tuttora l’unico uomo che abbia mai portato in un’aula di tribunale l’assassinio del presidente Kennedy, ha tentato con ogni mezzo a sua disposizione di raggiungere la verità, e di perseguire coloro che erano coinvolti nell’omicidio, arrivando a formulare un’ipotesi ufficiosa su quanto accadde a JFK. Un colpo di stato.
Secondo gli studi di Garrison l’assassinio di Kennedy era stato organizzato e programmato con largo anticipo. Ma da chi? Da fanatici anticomunisti presenti all’interno dell’intelligence degli Stati Uniti, dal personale della CIA facente parte degli apparati delle operazioni segrete e da altri collaboratori esterni. Lo scopo? Impedire a Kennedy di portare a termine la sua politica di distensione con l’Unione Sovietica e con Cuba. Di mettere la parola fine alla Guerra Fredda. Affinché un colpo di stato riscuota successo richiede la presenza di diversi elementi: programmazione e preparazione da parte dei responsabili, successive operazione di diversione e di mascheramento, la collaborazione dei servizi segreti, la diffusione di elementi di disinformazione attraverso i media e la ratifica dell’assassinio da parte dei nuovi poteri governativi. Se l’insieme di questi elementi suona familiare è perché è esattamente quello che è accaduto quando il presidente Kennedy fu ucciso. Il ruolo dei servizi segreti in casi simili è decisivo per il successo del colpo di stato, in quanto hanno il potere di annullare al momento giusto la protezione predisposta per un leader. Infatti, all’ultimo momento, il tragitto programmato per il corteo di Kennedy, in visita nella città di Dallas, fu inspiegabilmente variato, affinché, presumibilmente, passasse nei pressi del sinistramente noto deposito dei libri. Variazione che porto il corteo a fare una stretta curva a gomito, riducendone esponenzialmente la velocità. Allo stesso tempo fu tolta la capote di sicurezza dalla limousine, mentre le finestre dei palazzi che davano sulla piazza furono lasciate aperte. Quel giorno non si sentì affatto la presenza dei servizi segreti in città.
Il corpo di Kennedy non era ancora freddo quando la successiva operazione di copertura fu messa in moto. Il trentacinquesimo presidente degli Stati Uniti D’America, John Fitzgerald Kennedy, morì sul tavolo della sala operatoria del Parkland Memorial Hospital. JFK non fu ucciso soltanto dalle pallottole, ma anche dal rigido corsetto per la schiena che indossava quel giorno. Un busto talmente massiccio che gli impedì di abbassarsi dopo il primo sparo, rimanendo così un facile bersaglio per il secondo colpo. Era talmente spesso e rigido che tagliarlo, in sala operatoria, fu difficile. Stando alla legge vigente nel Texas, il corpo di Kennedy non avrebbe dovuto lasciare lo stato fino all’esecuzione di un’autopsia civile presso l’obitorio di Dallas. Alcuni funzionari di stato, nonché lo stesso medico legale dell’ospedale, informarono di questo i servizi segreti. Tuttavia, dopo che il corpo era stato caricato sul carro funebre, invece di dirigersi verso l’obitorio, il corpo di Kennedy fu portato via in tutta fretta in direzione dell’aeroporto. Destinazione Maryland, al Bethesda Naval Hospital per l'autopsia militare. Ciò permise di evitare che un'autopsia civile potesse dimostrare la vera natura delle ferite d’arma da fuoco presenti sul corpo di JFK. Il vicepresidente Lyndon Johnson prestò prontamente giuramento per prevenire la possibilità di uno stato di emergenza per la sicurezza nazionale. Questo, ovviamente, sulla carta. Una volta decollato l’aereo presidenziale, fu annunciato ufficialmente che Kennedy era stato colpito solamente alle spalle da un pazzo solitario, un giovane marxista allo sbando, subito arrestato dalla polizia di Dallas. Il governo degli Stati Uniti era in "salvo".
Nel frattempo il lavoro di copertura procedeva. I servizi segreti fecero lavare il vestito del governatore del Texas John Connally, seduto davanti al presidente Kennedy sulla limousine presidenziale al momento degli spari, con tutti gli elementi di prova che conteneva. Non solo, si affrettò anche a fare pulire accuratamente la limousine, asportando di conseguenza tracce di sangue, frammenti di ossa e di proiettile. La ratifica dell’assassino ci fu quando il Congresso permise al nuovo presidente Lyndon Johnson di incaricare la Commissione Warren dell'indagine sulla morte di Kennedy. Il rapporto, sfruttando il prestigio e la credibilità del suo presidente Earl Warren, mise il timbro ufficiale sulla favoletta dell’assassino solitario. Non dimentichiamo l’opera di disinformazione realizzata grazie al sistema dei media. Per venticinque anni siamo stati bombardati da un’azione di propaganda che puntava il dito su tutta una serie di falsi sponsor. Primo tra tutti Lee Harvey Oswald, il capro espiatorio prescelto. Tuttavia, con il passare del tempo, fu evidente su larga scala che la teoria dell’assassino solitario cadeva a pezzi. Jim Garrison: “Tutti i falsi sponsor sono destinati a cadere per la loro inconsistenza. Quello che rimane come l’unico probabile sponsor che avesse sia un motivo, sia delle reali possibilità di assassinare il presidente è il braccio operativo segreto della CIA. Invisibile, quanto pericoloso, l’apparato delle operazioni segrete della CIA è diventato di gran lunga la componente più potente di tutta l’intelligence”. La fine inaspettata del mandato di Kennedy ha lasciato con una serie di interrogativi su "cosa sarebbe potuto accadere se", che purtroppo rimarranno eternamente insoluti. Certo è che i mille giorni della sua presidenza sono più che sufficienti per ritenere che egli possedesse le qualità e la stoffa per raggiungere risultati ancora più importanti.
Fu un uomo, un presidente, che sopravvive al mito.