Io, al contrario vostro, darò sempre la parola a chi viene ghettizzato. Sarei disposto a fare la stessa cosa anche con te se un giorno venissi ghettizzato. Con chiunque. E il consenso e il giudizio lo lascio a voi. Io sono oltre. Il consenso appartiene ai politici o agli insicuri. Il giudizio o a Dio o alla propria coscienza personale. Ancora prima e ancora dopo che alla legge e al tribunale dei social assediato dai piccolo borghesi, mediocri, bigotti, stupidi umani. Ho studiato i grandi filosofi, ho questo brutto vizio. E invito chiunque al confronto sempre, sempre, sempre, con chi la pensa diversamente. Solo che in pochi lo sostengono. Perché aprirsi al confronto presuppone un'apertura, appunto. Mentre molti preferiscono stare chiusi nella propria comfort zone. Soprattutto chi dice che non bisogna aver paura del diverso e poi, quando trova un diverso disposto a confrontarsi, va in crisi. La paura del diverso che fa il giro.

Ho deciso di dare la conduzione di un podcast a Leonardo Caffo per questo motivo. Leonardo non lo conosco bene, non è un mio amico, l'amichettismo mi fa schifo, ma io sono di scuola montanelliana (oddio, il pedofilo!) o fallaciana (oddio, la razzista!) o terzaniana (che diffondeva pace; su di lui non avete niente da dire è?) o gandhiana (che insegna a perdonare e concedere a tutti una seconda possibilità) e quindi vado oltre le regole e penso che la sua vicenda giudiziaria nulla c'entri con il suo diritto alla libertà di parola. Altrimenti, cosa dovremmo fare, rendere i carcerati e i condannati a pena definitiva delle persone senza più diritti? Invece, ed è giusto, in Italia ci sono condannati in via definitiva per reati gravi che scrivono sui quotidiani più prestigiosi. Caffo è condannato in primo grado per maltrattamenti in famiglia a 4 anni. Non l'ho interrogato, non gli chiesto garanzie. So che io in fatto di rispetto delle donne e dei figli non devo prendere lezioni da nessuno. Alle donne e ai figli che fanno parte della mia vita do tutto l'amore di cui sono capace. Facendo errori, come tutti. Ma ci metto tutto me stesso.

Io critico. Critico molto. Atteggiamenti, qualsiasi cosa. Il diritto di critica è un altro diritto fondamentale. Ma non escludo, non emargino. Mai. E mi ricordo che sì, mi si escludeva perché sono stato il terrone che saliva su al Nord con la famiglia pugliese, quando i terroni erano gli albanesi prima degli albanesi e gli immigrati africani prima degli immigrati africani. E mi ricordo che sì, mi si escludeva e mi si esclude spesso anche oggi quando rivendico la mia volontà di dire ciò che penso senza pensare alle convenienze. E gli sguardi di chi esclude me li sento addosso ancora oggi ogni volta che esco con mia figlia disabile. Come li supero? Con l'amore, la felicità, l'accettazione, la consapevolezza, la libertà. E quindi io non ghettizzo e mai ghettizzerò nessuno. E nemmeno censuro. Io penso a dare, non a togliere. Caffo l'ho conosciuto. Ho letto ciò che scrive. Mi ha proposto un podcast e ho accettato. Nella mia totale libertà. Così come ognuno è libero di ascoltarlo oppure no. Poi se verrà condannato in via definitiva ne pagherà le conseguenze. Ma tra queste non contemplo il togliergli la parola. Togliere la parola è roba da fascisti. E io, ai tempi dei fascisti, avrei avuto vita breve. Che poi mi fa ridere che a volerlo zittire sono quelli che si reputano contro il pensiero unico. Si vede che sono contro il pensiero unico. Sì, ma solo quello degli altri. Ecco perché non ho tolto il diritto di parola a Leonardo Caffo.
