Cito Jacques Derrida. In un suo meraviglioso libro, Confessare l’impossibile. Ritorni, pentimento, riconciliazione (Cronopio, Napoli 2018), scrive così: “Esiste un legalismo che prende il posto del politicismo, una riduzione della giustizia a diritto, un’appropriazione surrettizia dei poteri giuridici universali [...] una logica dell’alibi o del capro espiatorio nella determinazione dei soggetti accusati, una deviazione del diritto internazionale dalla parte di forze e campi, di [...] Stati nazionali che sottometterebbero questo esercizio del diritto”. Continua poi, poco più avanti, così: “Il ricorso alla sovranità dello Stato nazione dovrebbe restare un luogo di resistenza irriducibile tanto più che questo nuovo legalismo sostenuto da risorse tecniche di investigazione, di comunicazione, di ubiquità e di velocità senza precedenti rischia di ricostruire, sotto il pretesto della trasparenza, una nuova ossessione inquisitoriale che trasforma chiunque in un soggetto accusato”.
Ora, la filosofia è certo una cosa difficile e viviamo in un’epoca in cui tutto va tradotto più semplice (amen, anche se è la ragione del degrado intellettuale in cui viviamo). Cosa ci sta dicendo Derrida? Di stare attenti, molto, a ridurre la complessità della vita a questioni legali e a evitare ogni stupida logica del capro espiatorio soprattutto nella comunicazione contemporanea perché chiunque, la vita è una ruota, prima o poi sarà travolto dalla forza di inquisizione della trasparenza. Ha fatto discutere, non voglio fare i nomi non per garanzia ma perché non mi interessano i casi singoli e rispetto le vite di tutti, come alcune attiviste femministe siano state denunciate, perquisite, e ora immagino sotto indagine penale per stalking e diffamazione aggravata. Sono reati gravi, di cui si deve discutere solo nelle sedi competenti, e per cui giustamente queste attiviste ora in parte sotto shitstorm chiedono rispetto e privacy. Ha fatto sorridere ad alcuni, soprattutto a Selvaggia Lucarelli che dimostra come sempre una intelligenza fuori dal comune su queste faccende, come queste stesse attiviste solitamente producano shitstorm, attacchi a chi viene denunciato e condannato in gradi transitori e non definitivi, e che normalmente non risparmino alcuna accusa spesso non verificata pur di dare a mangiare alla loro fan-base. Non credo abbiano letto Derrida, ma forse loro malgrado ora lo capiscono sul capo (se non vai dalla filosofia, la filosofia spesso viene da te); e forse capiscono anche, chi lo sa, cosa hanno fatto a persone come me o a chi le ha denunciate abusando della loro posizione e generando traffico di gente violenta sui loro profili, sbattendo i loro volti e nomi in prima pagina, non attendendo nessuna risposta definitiva dei corpi intermedi dello Stato da cui ora loro non si sentono totalmente rispettate.
Scrivo questo breve articolo non per vendetta, o generare insulti (che al massimo, come sempre, mi prenderò io che comunque me ne fotto), ma per esprimere la mia solidarietà sincera nei loro confronti: so quanto sia brutto essere accusati sentendosi innocenti, so cosa significhi l’ingerenza della burocrazia nelle proprie vite, so quanto sia costoso e faticoso, e so che tutti hanno diritto a dirsi innocenti fino al terzo grado della giustizia (perché questo significa rispettare la magistratura e lo Stato di diritto, compreso chiunque vi abbia accusati). Poi so anche un’altra cosa: le persone non coincidono con le loro colpe, ed è questo che prova anche a spiegare Jacques Derrida. Alle accusate auguro di continuare a fare il loro lavoro, di non avere shitstorm ulteriori, di potersi difendere in pace, di pagare se hanno sbagliato senza che questo generi loro danni ulteriori, e di non confondere i piani dicendo che loro pagano per il loro coraggio o idee perché lo stalking è un reato orribile quale che sia la ragione per cui sia avvenuto (se è avvenuto, e non lo deciderà nessuno di noi commentatori della domenica né si deve mai credere alla persona offesa per principio). La mia solidarietà alla persona offesa, se pensa di esserlo davvero, e a chi è stata denunciata, se pensa di essere innocente. Questo è lo Stato di diritto che pensate di dover colmare con la violenza dei vostri account social, lasciatelo lavorare e continuerete a lavorare anche voi.