La versione di Selvaggia Lucarelli
Che cosa succede a Carlotta Vagnoli e Valeria Fonte? Dopo il racconto sui social in merito a una perquisizione, a parlare della questione è Selvaggia Lucarelli nella sua newsletter “Vale Tutto”: “Nella giornata di ieri, alle prime ore del mattino, sono state perquisite le abitazioni delle note scrittrici e attiviste della sfera femminista Carlotta Vagnoli e Valeria Fonte. A rendere pubbliche le loro perquisizioni sono state, tra ieri e oggi, Vagnoli e Fonte attraverso delle storie Instagram verdi o visibili a tutti. Stamattina Fonte ha scritto una nuova storia accusando i sei agenti di averla costretta a spogliarsi nuda e a fare squat. Afferma poi che le ragioni della perquisizione non riguardano le sue attività in strada o i suoi ultimi movimenti per scovare gli adescatori nelle finte case in affitto. Scrive anche che “pensava che questo destino capitasse ai fascisti e ai criminali di guerra o a chi finanza i genocidi. Infine, aggiunge “sarò costretta a razionare la mia attività politica”. La giornalista prosegue dicendo che “le ragioni di queste perquisizioni vengono dunque taciute, ma si allude vagamente ad un impegno politico. Fonte, caso strano, accusa gli agenti di aver esercitato un abuso di potere usando proprio le stesse parole di una delle attiviste di Extinction Rebellion che il 14 gennaio aveva accusato alcuni agenti della polizia di Brescia: ‘Ci hanno fatto togliere le mutande e fare degli squat. Io mi sono rifiutata, ma altre ragazze no. I ragazzi non hanno ricevuto questo trattamento’. Da quello che mi risulta attraverso alcune fonti però, non si tratta una perquisizione dovuta a una qualche attività politica o all’impegno sociale di Fonte e Vagnoli. L’indagine è stata avviata a seguito di due denunce diverse. Una delle due coinvolge Fonte, Vagnoli e B. S., un’altra indagata”.
La versione di Selvaggia Lucarelli
Secondo quanto riferito dalla Lucarelli sembra che la vicenda riguardi una denuncia per stalking e diffamazione aggravata presentata da un attivista (che lei chiama Samuele, nome di fantasia), contro un gruppo di femministe, tra cui Fonte e Vagnoli. Tutto inizierebbe nel dicembre 2023, quando Samuele inizia una relazione con Greta, anche lei attivista e molto legata a un gruppo di amiche femministe radicali. Quando Greta scopre che Samuele aveva avuto una breve frequentazione segreta con un’altra ragazza della chat, lo lascia. A quel punto, nella chat (sempre secondo quanto riferito da Lucarelli) sarebbe inizia una vera e propria “caccia” contro Samuele, definito manipolatore e abuser, con pressioni per fargli perdere il lavoro e diffondere accuse sempre più pesanti su di lui. Nonostante Greta stessa chieda di fermarsi, il gruppo avrebbe continuato a insistere. Le accuse si sarebbero estese, Samuele sarebbe stato escluso da eventi, colleghi e la sua reputazione distrutta. In preda allo sconforto, sarebbe arrivato a minacciare il suicidio fino ad arrivare in ospedale dopo essere stato trovato in stato confusionale vicino alla stazione Tiburtina.
Nel frattempo, Greta avrebbe perdonato Samuele e sarebbero tornani insieme, ma la persecuzione non si sarebbe fermata: “Iniziano i call out (una sorta di #metoo), pratica che Vagnoli e Fonte mettono in atto più volte nell’ultimo anno. A metà febbraio Samuele si sentiva assediato, non dormiva più, aveva paura, era angosciato. Anche Greta si sente oppressa e vessata perché secondo loro è passata dalla parte del torto. Una sera scrive a Valeria Fonte di smetterla, che vuole farla finita, lei la sera stessa pubblica un post in cui parla di giornalisti violenti inserendo una sua foto con dei lividi. Il post viene ripreso da un altro noto account. Qualcuno lo interpreta come un riferimento al fatto che Fonte sia stata picchiata da quel giornalista abuser. Da Samuele, insomma. Samuele, il giorno dopo, tenta un gesto estremo. Che viene evitato per un soffio perchè Greta, quella sera, lo chiama più volte, lui non risponde e lei preoccupata chiama la polizia. Polizia e carabinieri fanno irruzione in casa di Samuele. Lo salvano per un soffio. Samuele sporge denuncia per stalking e diffamazione aggravata. Dopo un’indagine durata mesi, ieri sono state perquisite le abitazioni di Valeria Fonte, Carlotta Vagnoli e di un altro indagato”, chiosa Lucarelli.
La risposta di Carlotta Vagnoli
A replicare tramite le sue storie Instagram è proprio Carlotta Vagnoli: “Mi fa piacere che la stampa si occupi di quisquilie che non sono neanche arrivate in tribunale. Ma mi preme sottolineare un paio di cose, visto che si parla di me in modo improprio e con molta sicumera. Ieri mattina presto è avvenuta una perquisizione da parte della polizia municipale presso il mio domicilio che ha portato al sequestro dei miei device elettronici. Sono collaborative e incredibilmente serena per più motivi. Il primo è legato alla certezza che la magistratura comprenda che le mie azioni sono sempre e ostinatamente avvenute nella più piena legalità ma soprattutto nell'interesse delle istanze per cui mi batto da sempre, ovvero la protezione delle vittime della violenza maschile contro le donne. La seconda è che sono ancora convinta che i processi non li faccia Selvaggia Lucarelli in base ad amicizie e soprattutto inimicizie. I gossip li lascerei a Fabrizio Corona. Continuo a fare esattamente quello che ho fatto negli ultimi anni del mio attivismo (senza virgolette): dare tutto il mio supporto e ascolto alle vittime di violenza maschile anche quando queste decidano di tornare con i propri abusanti. In un paese in cui neanche le più palesi vittime di violenza e stalking riescono ad accedere al 612 bis, ovvero l'articolo del codice penale che disciplina gli atti persecutori, trovo tristemente ironico che delle persone abusanti si appellino proprio a quella norma per punire chi difende gli interessi delle vittime di violenza. Rinnovo e ribadisco la mia speranza in un giornalismo non fatto da amichettismi e personalismi. Altrimenti staremmo confermando in eterno il modello “Silvio Berlusconi”. Con questo, torno ad occuparmi dei miei più importanti impegni”.
La risposta di Valeria Fonte
Ma non solo, anche Valeria Fonte ha lasciato ai social la sua versione: “Ciao persone. Ora che mi è scesa l'adrenalina riesco a respirare. Ieri, nella mattina del 28 gennaio alle 07:30 ho subito una perquisizione in casa mia da parte di sei poliziotti. Sia locale, ovvero degli ambienti, sia personale, ovvero di me medesima. Mi è stato chiesto di spogliarmi, completamente, e di fare uno squat. Sono stata controllata anche tra i capelli e dentro le orecchie. Sono stati inoltre perquisiti tutti i miei dispositivi (smartphone, computer e anche l'agenda) di conseguenza sarò costretta a razionare il Norm svolgimento della mia attività politica in attesa di ricevere indietro i miei device. Scrivo da un cellulare precario. Le ragioni di tale accadimento non riguardano in alcun modo la mia attività in strada o i miei ultimi movimenti per scovare gli adescatori nelle “finte case” in affitto. Non posso specificare altro. Però, posso dire? È interessante scoprire di essere così pericolosa da ricevere un trattamento simile. E io che pensavo che questo destino capitasse ai fascisti, ai criminali di guerra, a chi finanzia i genocidi. Vedi? Mi sbagliavo. Chiedo venia. Ero un’illusa”.