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Gli ayatollah woke contro il podcast di Leonardo Caffo su MOW: Carlotta Vagnoli lancia la fatwa social e i lover diventano hater. Ma anche lei, denunciata per stalking, non dovrebbe lavorare?

  • di Ottavio Cappellani Ottavio Cappellani

25 febbraio 2025

Gli ayatollah woke contro il podcast di Leonardo Caffo su MOW: Carlotta Vagnoli lancia la fatwa social e i lover diventano hater. Ma anche lei, denunciata per stalking, non dovrebbe lavorare?
MOW lancia il podcast di Leonardo Caffo, filosofo e condannato a 4 anni in primo grado (non in via definitiva) per maltrattamenti all'ex compagna, e si scatena il pandemonio sui social. A lanciare la fatwa è la scrittrice e influencer Carlotta Vagnoli e la seguono migliaia di utenti arrivando anche a rappresentare Caffo a testa in giù (lo vogliono addirittura impiccare?). Peccato che la stessa Vagnoli, recentemente, sia stata denunciata per stalking e diffamazione. Quindi neanche lei dovrebbe continuare a scrivere, intervenire pubblicamente e quindi lavorare?

di Ottavio Cappellani Ottavio Cappellani

MOW produce e annuncia una rassegna stampa politicamente scorretta, Controcaffo, un podcast condotto da Leonardo Caffo, e i woke nostrani, come prevedibile e come previsto, anziché riflettere – attività costituente del lavoro intellettuale – vengono colti da riflesso pavloviano e come se avessero preso una martellata sul ginocchio, iniziano a scalciare contro MOW che a Caffo ha dato (o ridato) la parola. Dare la parola. Togliere la parola e dare la parola. Riassumiamo brevemente la vicenda di Leonardo Caffo. Filososo amico di Michela Murgia, viene invitato alla fiera Più Libri più Liberi per presentare il suo libro sull’anarchia insieme a Chiara Valerio, direttrice della fiera stessa. MOW, che non fa sconti a nessuno, solleva il problema dando notizia del processo in cui Caffo è imputato per maltrattamenti nei confronti della sua ex compagna, madre di suo figlio. Avete letto bene. Il Caso Caffo lo ha sollevato proprio MOW. Era, all’epoca, assai interessante vedere cosa sarebbe successo nella comunità vedova della buonanima della Murgia, nella comunità del “ti credo sorella”, nella comunità del “ogni donna viva è una donna scampata a un femminicidio”, allorché fosse venuto alla luce che un componente del loro circolino, non veniva “silenziato”, “cancellato”, aborrito, rinnegato e sputato (metaforicamente, ma solo per lo “sputato”) solo perché “amico di”. E difatti successe il finimondo.

Carlotta Vagnoli contro il podcast di Leonardo Caffo su MOW
Carlotta Vagnoli contro il podcast di Leonardo Caffo su MOW

La “base” di Chiara Valerio, si rivoltò contro l’erede in pectore della Murgia. Forse anche perché, lo diciamo maliziosamente, molte volevano quel ruolo di sacerdotessa morale, custode del bene e del male, con il potere di dare e togliere la parola. Dare e togliere la parola. E si sa che gli idolatri, vorrebbero essere idolatrati a loro volta. Ma la differenza tra idolatrare e latrare è minima, e difatti Pavlov condusse i suoi esperimenti con i cani (molti del circolino woke sono obiettivamente dei cani a scrivere). Dopo qualche giorno, Leonardo Caffo fu condannato a quattro anni, in primo grado, per i reati dei quali era sotto processo. Ispirato vagamente dal cortocircuito del circolino editoriale, come si sa, ho scritto una “novellette” satirica, Indagine su un filoso al di sopra di ogni sospetto, libriccino grazie al quale ho ricevuto telefonate sottovoce in cui, dopo avere attivato tutti i disturbatori frequenziali per difendersi dalle intercettazioni della potentissima Chiara Valerio, mi si facevano i complimenti, ma “no, non potrei mai proporre una cosa del genere in redazione”. Parliamo di una trasmissione radiofonica, probabilmente. “Non posso dare neanche la notizia dell’esistenza di questo tuo libriccino”. Allo stesso modo, all’annuncio di MOW del podcast di Leonardo Caffo (a noi interessa mandare in cortocircuito un sistema, non censurare) il circolino editoriale ha iniziato a latrare. In primis Carlotta Vagnoli, su Instagram, che ripostando MOW scrive, molto indignata, assai indignata, uh come è indignata la Vagnoli: “Ecco cosa succede a difendere gli abuser”. A MOW, che è il magazine che ha fatto scoppiare il caso Caffo. E aggiunge: “Detto ciò, queste community vivono e sopravvivono di clickbait e ragebait. Useranno foto generate con l’IA volutamente mostrificanti; riporteranno notizie non veritiere; faranno leva su sessismo, razzismo, abilismo e omofobia; useranno artifici retorici; dichiareranno il falso; useranno escamotage tipo quello del dare voce al filosofo che mena le donne per fare die click su quel podcast e sulla loro pagina. Il traffico è lo scopo di ognuna di queste (tante, troppe) comunità digitali. Boicottate. Siamo in grado di farlo con Israele figuriamoci con i prodotti edgy di gente in crisi di mezza età”. Bene. Da dove cominciamo? Innanzitutto, per pietà umana nei confronti della Vagnoli, sorvoleremo qui sull’accusa di “abilismo”, diciamo solo che potrebbe vergognarsi di una affermazione del genere e forse sarebbe meglio prima informarsi. Per il resto credo abbia inventato un nuovo modo di fare “attivismo”, l’attivismo astrologico “vedo, prevedo, stravedo”. Certo, nella furia oroscopante, prevede anche che “useranno escamotage tipo quello del dare voce al filosofo che mena le donne per fare die click su quel podcast e sulla loro pagina”. Ma se il conduttore è proprio Leonardo Caffo e il post che cita è proprio l’annuncio di Controcaffo. Ma che previsione è? Potremmo avere il quadro astrale personalizzato? In ogni caso, adesso che abbiamo saputo che la “community” della Vagnoli è in grado di boicottare Israele siamo tutti un po’ spaventati. Però: ma la Vagnoli non scriveva per La Repubblica dove scriveva Adriano Sofri condannato definitivamente a venti anni che mandava i suoi articoli dal carcere?

Leonardo Caffo "impiccato" dagli ayatollah del woke
Leonardo Caffo "impiccato" dagli ayatollah del woke

Noi di MOW, ovviamente, siamo d’accordo con La Repubblica. Viviamo in uno Stato di Diritto. Il carcere dovrebbe (sì, dovrebbe, ci crediamo ancora) avere funzione riabilitativa e né la religione cattolica, né lo Stato Laico di Diritto hanno mai neanche lontanamente pensato di togliere la parola a qualcuno. Quello lo faceva il regime fascista e lo fanno tutt’ora alcuni estremisti musulmani e qualche dittatore o aspirante tale. A MOW pensiamo ancora di vivere in uno Stato di Diritto. Voi credete alle sorelle (questa cosa che le donne non mentono, nessuna, è tutta da dimostrare, ma ne siete davvero certi?), no crediamo nella presunzione di innocenza fino al terzo grado di giudizio. Con tutto il rispetto e la vicinanza che manifestiamo nei confronti della ex compagna di Caffo, nonché madre di suo figlio. E anche qualora Leonardo Caffo fosse condannato in via definitiva, non saremo certo noi di MOW a togliere la parola a qualcuno. La parola non si toglie neanche a chi è privato della libertà fisica. Oppure ditelo: voi siete per la pena di morte a processo in corso (il processo è fatto di tre gradi di giudizio). Dato che la Vagnoli ci accusa anche di “ragebait”, sappia che qualcuno, un po’ infervorato dalle sue parole, ha postato la foto di Leonardo Caffo al contrario con la scritta “visto così questo post è migliore”. Vagnoli, lo condanniamo questo post? O siete per la pena di morte tramite linciaggio contro chi parla senza la vostra approvazione? Vorrei capire a che punto di squadrismo siamo: se solo verbale o se ci volete anche prendere a borsettate. Certo, non vogliamo fare paragoni inopportuni, che non piacerebbero neanche a Caffo. Ma Pier Paolo Pasolini fu condannato in primo grado (poi assolto) per corruzione di minori e atti osceni in luogo pubblico; Carmelo Bene fu denunciato per avere spinto giù dalle scale la moglie incinta (e lui querelò e controquerelò tutti) e qui mi fermo. Ah, sì, c’è anche Carlotta Vagnoli, denunciata per stalking. Che mi sembra parli ancora. Come è giusto che sia. O è giusto solo per lei?

Altre proteste per il podcast di Leonardo Caffo su MOW
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