ìIl contesto è quello della lettera annuale agli azionisti di Exor, la holding finanziaria che rappresenta la cassaforte della famiglia Agnelli. Un vero e proprio tesoro dal valore complessivo di 42 miliardi di euro nel quale rientrano Stellantis, Philips, Cnh, Clarivate e il “gioielli di famiglia” che furono dell’Avvocato, Ferrari e Juventus. Nomi che per gli Agnelli rappresentano molto più di asset finanziari. Eppure, se per Ferrari sono state riservate parole d’elogio nel messaggio rivolto agli investitori, non si può certo dire lo stesso per la Juventus, reduce da un cambio di allenatore che rischia di pesare non poco sulle casse del club.

A livello sportivo, Ferrari è reduce da una settimana che, alla vigilia del gran premio di Shanghai, era difficile da immaginare. Gli entusiasmi della vigilia e la fiducia che traspariva sia da Charles Leclerc che da Lewis Hamilton si sono infatti scontrati con una doppia squalifica che è stata interpretata da molti come frutto di leggerezze, tanto da mettere in discussione tutto il team Ferrari a partire dal Principal Frédéric Vasseur. A livello finanziario le cose vanno nel segno opposto, come ricordato proprio dal Elkann: “Tutti gli obiettivi del 2024 sono stati superati, e il 2025 si preannuncia altrettanto entusiasmante con l’arrivo di Lewis Hamilton e il lancio della prima Ferrari completamente elettrica”. In merito alla vendita di una parte delle azioni di Ferrari per un valore complessivo di 3 miliardi, l’amministratore delegato di Exor ha parlato della “necessità di mantenere un bilanciamento” tra la concentrazione del proprio portafoglio di investimenti e le operazioni di vendita finalizzate ad aprire nuove strade: “Questa operazione riduce la concentrazione del nostro portafoglio e al contempo fornisce le risorse per una nuova significativa acquisizione – quale, ancora non si sa. Il nostro sostegno a Ferrari e la nostra fiducia nel potenziale della Società rimangono invariati”.

Ma è sul silenzio, totale, che riguarda il capitolo Juventus, che si è addensata qualche nebbia all’indomani dell’invio della lettera. Specie considerando la centralità che di cui club caro a Giovanni Agnelli aveva goduto nella lettera di un anno fa, come ricorda Marco Iaria sulla Gazzetta dello Sport. Allora si era parlato di “anno zero” per la Juventus, della necessità di una rifondazione affidata alla qualità del direttore sportivo Cristiano Giuntoli e alle speranze della Next Gen, che avrebbero permesso alla società di “costruire una struttura di costi sostenibile, in linea con le nuove normative Uefa”. Solo un anno più tardi tutto sembra venire messo in discussione: le prestazioni deludenti di molti pezzi pregiati del mercato bianconero – da Teun Koopmeiners a Douglas Luiz, a cui si aggiunge il deprezzamento di 15 milioni stimato sul cartellino di Dušan Vlahović – rischiano di mettere in discussione l’operato di Giuntoli, mentre Thiago Motta ha già salutato causando al club un costo ulteriore di 15-17 milioni sul bilancio di fine anno – tanto vale il pagamento della restante parte di contratto a lui e al suo staff, più il milione accordato al suo sostituto Igor Tudor. Sebbene i conti del club siano migliorati dopo i quasi 200 milioni persi tra il 2023 e il 2024, ora la Juve dovrà fare il possibile per contenere le perdite entro i 32 milioni se vuole evitare un’altra ricapitalizzazione – sarebbe la quarta in pochi anni. Sulla mancata inclusione del capitolo Juventus nella lettera agli azionisti è stata attribuita da Exor alla necessità di alternare di anno in anno il focus sulle controllate menzionate nel documento recapitato agli investitori, dal momento che la holding convergono ben 18 società. In effetti, in passato era già successo, ma al netto della situazione sportiva e finanziaria della Vecchia Signora la scelta non è di certo passata inosservata.

