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Damascelli totale a MOW: “La Juventus? Un locale fatiscente senza dirigenza. Thiago Motta era un dipendente”. Poi attacca la telecronaca Rai e su Spalletti, la Nazionale e l’Atalanta di Gasperini…

  • di Giulia Sorrentino Giulia Sorrentino

25 marzo 2025

Damascelli totale a MOW: “La Juventus? Un locale fatiscente senza dirigenza. Thiago Motta era un dipendente”. Poi attacca la telecronaca Rai e su Spalletti, la Nazionale e l’Atalanta di Gasperini…
Signori, Tony Damascelli non ha dubbie intervistato da MOW è netto: “La Juventus è come un vecchio albergo con l’insegna fuori, ma dentro è fatiscente. Non è più un grande hotel”. No, non è calciomercato, ma sembra di esserci dentro. La Nazionale eliminata dalla Nations League dalla Germania, i bianconeri nel caos dopo l’arrivo di Igor Tudor al posto di Thiago Motta, e i tifosi sempre più in rivolta contro un club che non riconoscono più. Il giornalista Rai affronta il declino del calcio italiano, le responsabilità dei dirigenti e il futuro incerto della Serie A

di Giulia Sorrentino Giulia Sorrentino

No, non c'è il calciomercato (notoriamente il momento più hot dell'anno per questo sport), ma l'aria di maretta è la stessa. Le polemiche non si placano e non riguardano solo la Nazionale azzurra capitanata da Luciano Spalletti che è stata buttata fuori dalla Nations League per mano della Germania. Ma anche la Serie A, e in particolar modo la Juventus. Esonerato Thiago Motta è arrivato in fretta e furia Igor Tudor, ex difensore bianconero ed ex allenatore di Udinese e Lazio. Ma la protesta dei tifosi non si placa, perché non riconoscono più lo stile e il Dna della Vecchia Signora. E no, tutto ciò non piace nemmeno agli addetti ai lavori: noi ne abbiamo parlato con il volto Rai Tony Damascelli, storico giornalista sportivo che ha definito il club della Continassa come “un vecchio albergo, con un’insegna all'esterno, ma dentro è un locale fatiscente con vecchi camerieri, con tutta l'argenteria da lucidare. Non è più un grande hotel di una volta”. Ecco l'intervista totale sulle diatribe del calcio di oggi.

https://mowmag.com/?nl=1

Abbiamo visto un'Italia a due velocità contro la Germania, divisa tra grandi talenti e giocatori che però forse non ce la faranno mai davvero. Lei che idea si è fatto?

Il calcio è questo. Per chi non lo conosce, il calcio è soltanto quello della televisione, proposto da Sky, Dazn o Rai. La storia del calcio prevede partite bizzarre con prestazioni a volte che portano alla depressione e altre volte, nella stessa partita, invece all'esaltazione. È chiaro che passare dal 3-0 al 3-3 ha eccitato tutti, ma ricordatevi una finale di Coppa dei Campioni tra il Milan e il Liverpool. Il calcio, per fortuna, a differenza di altre discipline, si presta a questa imprevedibilità.

Come giudica le scelte che fatte da Spalletti?

La scelta secondo me senza logica, è quella di togliere Kane nei minuti finali, dato che avevamo ancora una speranza di poter tornare a Messico 70 con il 4-3 leggendario. Invece lui ha tolto l'uomo più in forma, ma avrebbe potuto togliere un altro centrocampista perché ormai la partita era segnata. Sotto quel punto di vista, togliere Kane è stato un segnale sbagliato. Per quanto riguarda le altre scelte, il primo tempo dei tre centrocampisti è stato disastroso e la colpa delle deficienze della fase difensiva è da addebitare a loro. Perché nessuno dei tre, Barella, Ricci e Tonali, ha offerto quel tipo di prestazione di concentrazione necessaria anche per ripararsi nella zona difensiva.

E cosa rispondere a chi vuole già la testa di Spalletti?

La testa di Spalletti poi bisognerebbe sostituirla con un'altra. Alla fine del primo tempo molti dicevano che sembrava Luciano Motta o Thiago Spalletti. Ognuno poi gioca con quello che ci dà la cronaca. Ritengo che Spalletti stia facendo il suo. L'importante è che non si avviti in parole e pensieri tipici del suo repertorio. Anche a fine partita l'ho sentito un po' tronfio e sempre in polemica con la stampa. Senza capire che la stampa ha una funzione critica. Se qualcuno, ma non è solo lui, pensa di avere dei fiancheggiatori o dei cortigiani, faccia pure.

Sulla stampa hanno criticato duramente anche la telecronaca di Rai.

Le telecronache di oggi sono figlie di un momento di comunicazione generale che parte dai social, attraverso le radio e arriva in televisione, fatto di molta enfasi e di rara competenza. Ma la competenza non significa spiegare la tattica come accade con alcuni opinionisti. Le seconde voci delle emittenti radiofoniche e televisive sono ex calciatori, che spesso e volentieri non sono ugualmente severi, critici e rigorosi nei confronti di alcuni loro sodali compagni. Ma ritengo che i giornalisti debbano occupare quel ruolo perché hanno una capacità critica, oltre che una frequentazione della lingua.

Thiago Motta sostituito da Tudor. Tempismo discutibile e un allenatore che sembra non aver mai inciso.

Thiago Motta non è mai stato l'allenatore della Juventus.

In che senso?

È stato solo uno che hanno assunto dalla Juventus per guidare la squadra. Non ha lasciato nessuna traccia, è un uomo che per sua scelta caratteriale non ha coinvolto la folla dei tifosi. Molto esigente e molto strano il popolo dei tifosi juventini. Adesso la squadra è in mano a Tudor e la cosa più sguaiata è vedere, leggere che ci sia già un casting per il dopo Tudor.

Tudor, nuovo allenatore della Juventus
Tudor, nuovo allenatore della Juventus

Che cosa è successo alla dirigenza juventina? Non sembra più la vecchia signora che sapeva gestire perfettamente qualunque caso di crisi.

Sulla vecchia possiamo essere d'accordo, la signora non so dove sia. Per quanto riguarda la dirigenza, è un sostantivo che non ha poi corpo, non esiste. La dimostrazione è il fatto che l'allenatore è stato esonerato con una telefonata in Portogallo con la famiglia. Non verrà presentato il nuovo allenatore oggi, almeno così mi dicono, a conferma di una situazione ridicola. Verrà forse presentato venerdì in occasione della vigilia della partita con il Genoa; quindi, della partita che poteva segnare la fine di Tiago Motta. Segna l'inizio di Tudor, ma un inizio precario e tutta una situazione che conferma quello che io sostengo da due anni: una Juventus che è rimasta come un vecchio albergo, con un’insegna all'esterno, ma dentro è un locale fatiscente con vecchi camerieri, con tutta l'argenteria da lucidare. Non è più un grande hotel di una volta.

La società non è all’altezza?

Era come un grand hotel frequentato da buona gente, con un proprietario definito, importante, che si assumeva le responsabilità. Da questi anni il proprietario non si assume tutte le responsabilità, delega, ha delegato a suo cugino prima, ad altri personaggi dopo, ma che non hanno nulla a che fare con la storia della Juventus questi ultimi. Quindi deve cambiare il proprietario, deve cambiare la proprietà. La Juventus deve essere venduta come sono state vendute tutti gli altri grandi club europei.

E a livello societario qual è una squadra che lei oggi stima?

In Italia nessuna.

Nemmeno l'Atalanta?

No. Ma l'Atalanta di chi è? È di un gruppo americano che fa capo a Pagliuca, non l'ex portiere, che ha dato gestione a uomini di calcio come Antonio Percassi, però la proprietà è americana, sta altrove.

Però Percassi ha comunque una quota di minoranza.

Di minoranza, ma la proprietà in senso etimologico è altrove. Percassi è rimasto per la gestione, ma la proprietà ribadisco è americana e ha disegni e strategie totalmente diverse. Vuole un'esibizione, un'esposizione del club superiore per un professionista in panchina diverso da questo che ha fatto benissimo in questi anni, ma che ha già annunciato di avere concluso la sua esperienza a Bergamo. Quindi non prendo a modello nessuna società.

Quale sarà l'altro lido dove approderà Gasperini?

Qualsiasi piazza è buona per lui che è un professionista importante. Può essere Roma, Torino, Napoli. È un professionista con un carattere spigoloso come la maggior parte degli allenatori. Non è che gli altri siano tutti dei Don Bosco.

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