Poteva andare peggio per l’Italia del calcio. O, forse, meglio. Difficile leggere una partita pazza come quella pareggiata in Germania per la Nations League. Siamo eliminati ok, ma chi se ne frega di questa competizione inutile, che esiste solo per far aggiornare il numero dei gol segnati nelle partite ufficiali da Cristiano Ronaldo.

Una cosa è certa: ora il centravanti, agognato per stagioni intere, ce l’abbiamo: si chiama Moise Kean da Vercelli ed è anche molto forte. Devastante. Haaland può iniziare a tremare: il nostro bomber è più forte di lui. Sa fare tutto, combatte su ogni pallone, gioca alla grande sulle imbucate in profondità, sa stare spalle alla porta e quando la vede la distrugge. È potente, tecnico e anche veloce. Difficile trovare meglio in giro.
Anche i numeri quest’anno sono dalla sua parte: 20 gol in 33 partite con la maglia della Fiorentina, colori e città, che lo hanno fatto sentire a casa fin dal giorno zero. Svolta della sua carriera, per molti inaspettata, che si è confermata con la nazionale.
Palle da vendere e palloni, quando sul 3-0 ha deciso che la partita non poteva finire così e ha preso a bordate il portiere dei tedeschi fino a farci sperare in un miracoloso ribaltone che avrebbe rievocato addirittura la leggendaria Italia - Germania 4-3 del 1970.
Tutt’altra storia, è vero. Solo mettere a confronto quelle nazionali con le attuali, dovrebbe essere sufficiente per farci bannare dall’ordine dei giornalisti. Viviamo nella mediocrità da minimo due lustri con il mezzo il miracolo degli Europei 2021, quando i ragazzi con il Mancio, la sera dopo le partite, cantavano “Ma quale dieta” di Luca il Sole di Notte.
Conservatori e un po’ vecchi, così siamo rimasti. Incastrati nella poca capacità di osare e guardare i modelli più freschi che propone l’Europa del pallone. Raccontiamo il calcio come il 2006, con una telecronaca stile completo gessato rispolverato per il matrimonio del compagno di scuola e, mentre siamo qui a domandarci se Allegri era meglio di Thiago Motta, la Germania ci insegna che si può affidare la nazionale a un ragazzo di 37 anni, Julian Nagelsmann che i suoi ragazzi li fa giocare bene.
Noi siamo un misto non ben definito, una via di mezzo tra il tiki taka della Spagna 2010 e l’antico contropiede alla Lippi. Ci aspettavamo di più da Spallettone che, con la divisa azzurra della Nazione ancora non ci ha convinto. Se qualcuno sperava di rivedere il Napoli bello e travolgente del terzo campionato è bene spiegargli che noi Kvaratskhelia non ce l’abbiamo in Italia.
Però non è tutto da buttare. Una luce, in fondo al tunnel, ora si vede. I giocatori forti ci sono: Kean, Tonali, Barella, Bastoni, sono l’ossatura di una squadra che potrebbe avere un grande futuro.
