“La Juve agli Juventini”. È da qui che sembra vogliano ripartire tutti, in primis i tifosi bianconeri, stanchi di osservare la nave che affonda, una simil zattera senza più remi e capitani. Giuntoli e Motta il nuovo che è già appiccicaticcio come carta da parati consumata e sfregiata da critiche, polemiche e sconfitte imbarazzanti.

Si guarda avanti. Ma in che modo? Le notizie si rincorrono e i nomi si staccano come petali da una margherita. Roberto Mancini sembra il predestinato, sì il Mancio da Jesi fresco di esonero dalla panchina della nazionale dell’Arabia Saudita, con la quale ha fallito quasi tutto dal suo arrivo nell’agosto 2023, poche settimane dopo aver presentato le dimissioni via Pec alla Figc dal suo ruolo di Commissario Tecnico degli Azzurri di calcio.
Anche in quel caso i malumori non erano stati pochi, nonostante il Campionato Europeo vinto nel 2021, ultimo sussulto del calcio italiano, effetto Viagra per un movimento che non riesce a uscire dalla mediocrità. Mancini con l’Italia aveva poi fallito clamorosamente e per la seconda volta l’accesso ai Mondiali e aveva abbandonato la nave, a detta della Federazione, scappando. Con poche righe e zero motivazioni, alla luce della sua fresca nomina a supervisore delle nazionali giovanili Under 20 e 21. Che poi le motivazioni si potrebbero trovare nel contratto da 25 milioni annui, però è acqua passata.Come si è arrivati a Mancini negli uffici della Continassa? La situazione è tragica. Motta è out, non c’è via di scampo. I risultati sono disastrosi, l’ambiente non lo vuole più, i tifosi protestano. E si parla anche di un pessimo rapporto con lo spogliatoio. Serve cambiare in casa bianconera e alla svelta, perché la stagione è entrata nell’ultimo miglio ma non è ancora compromessa. Si deve solo aspettare il 31 marzo (quindi dopo la partita contro il Genoa) per risparmiare un po’ di milioni di una clausola contrattuale.

C’è da salvare il quarto posto in classifica in campionato, significherebbe Champions League, e da giocare il Mondiale per Club che vuole dire soldi. Le possibilità presentate sulla scrivania di un arrabbiatissimo Elkann (così si dice) sono l’amico di casa Tudor traghettatore, l’ex allenatore della nazionale Belga Domenico Tedesco, anche lui con un accordo fino a fine stagione oppure appunto il Mancio, figura, a detta dei vertici alti della società, con maggiore esperienza per risollevare una squadra allo sbando. Ma non sarebbe fino a fine stagione, perché l’ex Commissario Tecnico chiederebbe anche un’ opzione per restare al timone anche il prossimo campionato al raggiungimento di obiettivi condivisi. Infine c’è il sogno Zidane che solletica in particolare i nuovi investitori, nello specifico quel Paolo Ardonio ceo di Tehter, la criptovaluta che ha generato utili di 20 miliardi solo nell’ultimo anno, ma sarebbe fattibile solo per il nuovo campionato.
Mancini vince. E lui, per telefono, avrebbe detto di sì alla Vecchia Signora che pare abbia dichiarato sia stato il suo primo amore calcistico da bambino, nonostante un percorso professionale lontano dai colori bianconeri. Un po’ come quando Gwyneth Paltrow nel meraviglioso I Tenembaum di Wes Anderson dice: “Penso che dovremmo amarci segretamente e lasciare le cose come stanno”.
I tifosi però non ci credono. Mancini d’altronde è l’uomo dello scudetto di cartone del 2006. E di quell’intervista che molti reputano imperdonabile, rilasciata alle tv nazionali quando vestiva gli abiti dell’odiata Inter, in piena bufera Calciopoli: “Ci sono vittorie non pulite? A meno che non si sia stati in una caverna in questi ultimi giorni, credo che i campionat…insomma… La cosa più fastidiosa? Sapere che sono stati giocati dei campionati, non si sa quanti, tutti aggiustati”.
Apriti cielo. Se questa è la Juve degli Juventini, meglio una martellata nei piedi. O da un’altra parte.
